
Palestina e Valsusa lontane, ma vicine per fili spinati, muri e mafie

Grazie al coordinamento dello SCI, una delegazione del movimento No Tav ha visitato nei giorni scorsi la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Elena Nina Garberi, Guido Fissore, Ausilia Cinato, Daniele Brait e Virginia Santilli, hanno così conosciuto in profondità la realtà dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, incontrando movimenti e gruppi della lotta popolare contro il Muro e la confisca delle terre. «Il movimento No Tav da tempo ha contatti, anche se non organici, con altri movimenti che si battono per la difesa dei territori, soprattutto in Europa», spiega Guido Fissore, scelto come portavoce della delegazione. «Ora – aggiunge – abbiamo avuto l’importante opportunità di dialogare con i palestinesi. La nostra non è stata una delegazione ufficiale giunta in Palestina per allacciare rapporti internazionali. In ogni caso ha avviato un collegamento in modo da verificare le similitudini e le sintonie tra le due situazioni». Abbiamo incontrato la delegazione No Tav a Bilin, in Cisgiordania.
 Quali sono le similitudini che avete registrato tra la vostra lotta e quella palestinese? 
 Non voglio mettere le due situazioni sullo stesso piano. In Palestina  la repressione è molto più forte (rispetto a ciò che avviene in Italia,  ndr). Tuttavia anche qui c’è una analoga voglia di difendere la propria  terra e un movimento non violento come il nostro che sta crescendo. Per  non violento noi intendiamo il non colpire in alcun modo le persone e  non se c’è da buttare giù una rete o un muro. 
Cosa vi ha colpito e interessato di più? 
 Sicuramente la sproporzione di forze, risorse e mezzi tra le due parti  contrapposte, gli occupanti israeliani e gli occupati palestinesi. E poi  ci siamo resi conto che è in atto un piano per smembrare questo  territorio e impedire che torni ai palestinesi. La costruzione di  insediamenti colonici (da parte di Israele, ndr) è palesemente volta a  spezzettare il territorio dove dovrebbe nascere lo Stato palestinese.  C’è un disegno che non mira, come dice il governo Netanyahu, a  combattere la violenza e a difendere i cittadini israeliani, piuttosto  vuole impedire la creazione dello Stato palestinese. E questo disegno si  concretizza attraverso la sottrazione continua di terre (ai  palestinesi), la demolizione di interi villaggi, l’evacuazione con la  forza dei beduini. 
C’è attenzione tra palestinesi che avete incontrato verso la lotta No Tav? 
 Credevo di trovare scarso interesse. Invece quando abbiamo avuto  l’opportunità di discuterne in modo approfondito e di mostrare filmati  sulla nostra lotta, abbiamo notato un forte interesse. Sicuramente i  palestinesi sono rimasti impressionati dalle immagini che mostrano il  filo spinato e recinzioni che assomigliano molto a quelle che subiscono  loro. Così come l’uso del gas lacrimogeno (da parte della polizia contro  i manifestati, ndr). Molti hanno compreso che anche nella ricca Europa  ci sono ingiustizie e che tante persone che le combattono. Un altro  punto che i palestinesi hanno notato ascoltandoci e guardando i nostri  materiali filmati, è quello delle ingerenze delle mafie nel settore  delle costruzioni. Anche loro devo guardarsi da imprenditori ed imprese  che evidentemente collaborarano alle politiche di occupazione. 
Avete avuto contatti con organizzazioni pacifiste israeliane? 
 Sì, abbiamo incontrato gruppi (israeliani) contrari all’occupazione e  che si battono per i diritti del popolo palestinese. È stato importante  perchè in Europa si conoscono poco. Sono una minoranza e noi non  possiamo che sperare che diventino sempre più grandi. 
I palestinesi ma anche gli attivisti israeliani che avete incontrato ricambieranno la visita? 
 Credo che questi contatti si trasformeranno in collaborazione attiva.  Occorrerà trovare delle modalità innovative per renderli stabili e  produttivi per entrambe la parti. Vedremo nei prossimi mesi. Come  delegazione porteremo e racconteremo la nostra esperienza in Valle e non  solo, cercando di evidenziare le problematiche comuni. Proveremo ad  aggiungere la lotta palestinese alle battaglie che si combattono in vari  Paesi in difesa dei territori e dei diritti.
Fonte: Il Manifesto
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