Risposta all’editoriale pro-Tav di Scalfari degli studenti dell’Unical
Abbiamo letto con attenzione il suo articolo uscito su Repubblica rimanendo sorpresi per l’attenzione che ci ha riservato.
Siamo soddisfatti che il nostro messaggio di opposizione al TAV abbia avuto il suo giusto risalto, rompendo il bavaglio mediatico imposto a tutta la Val Susa, ed è per questo che vogliamo chiarire le motivazioni del nostro pieno sostegno alla lotta del popolo Valsusino.
Le ragioni pro-tav sostenute nel suo articolo hanno i piedi d’argilla, siccome si basano su una contrapposizione fra treni e trasporti su gomma che nulla ha a che vedere con l’opera in questione, per due fondamentali ragioni: la prima è che una linea ferroviaria che collega Torino a Lione esiste già ed è sottoutilizzata; la seconda è che i traffici commerciali che dovrebbero portare i fantomatici benefici all’economia italiana si muovono su tutt’altre dorsali. Possiamo dunque affermare che anche Scalfari aderisce a pieno titolo al “partito preso” . “Il TAV si fa perché si”.
Respingiamo totalmente l’accusa di non occuparci dei problemi del nostro territorio, infatti, lottiamo da sempre contro la devastazione ambientale e lo stato di totale abbandono in cui versa la nostra regione e tutto il meridione. Lo “sfasciume pendulo” che denunciava Giustino Fortunato, rimarcato nell’articolo, lo subiamo e lo combattiamo ogni giorno. A dimostrarlo c’è una lunga serie di battaglie, dal NOPONTE, alla nave dei veleni, passando per la Marlane o l’emergenza rifiuti. Lottare contro il TAV, per noi, significa anche lottare contro la ‘ndrangheta e quindi a favore della nostra terra; significa avere ben chiare in mente le lettere d’intimidazioni mafiose ricevute da alcuni esponenti del movimento e le dichiarazioni che alcuni collaboratori di giustizia hanno fornito alla d.d.a. di Torino, dichiarazioni queste, che spiegano bene quali siano i veri interessi sulla costruzione del TAV.
In una terra che frana continuamente non solo fisicamente, una delle cause principali del dissesto idrogeologico è proprio l’imperativo delle grandi opere, al sud e non solo spesso cattedrali nel deserto, che depauperano il territorio disboscando alberi, sventrando montagne e colline, per le sole ragioni della speculazione e dell’arricchimento dei soliti noti. Abbiamo il più che fondato sospetto che sia la stessa logica che sta dietro le ragioni di chi sostiene il TAV, del resto un traforo di cinquantatré kilometri in una montagna non ci sembra che rispetti l’ambiente e l’ecosistema di quella Valle. Proprio per questo riteniamo che i quindici miliardi al momento stimati siano un enorme spreco di denaro pubblico, soldi che rimetterebbero in sicurezza tutti i territori dissestati e potrebbero essere investiti in scuole, ospedali e tanto altro.
Noi non siamo affatto contro i treni, anzi, visto il penoso stato delle linee ferroviarie al sud, dove è diventato difficile persino bloccarli i treni per la loro rarità, sosteniamo che sarebbe molto più opportuno investire nel trasporto pubblico locale piuttosto che in faraoniche e dannose opere.
Inoltre, da studenti che hanno animato il movimento universitario negli ultimi anni, sappiamo benissimo che anche solo metà dei finanziamenti necessari al TAV avrebbe evitato tutti i tagli indiscriminati inflitti dalla coppia Tremonti – Gelmini all’università e alla scuola pubblica.
1 km di TAV = 1 anno di tasse universitarie per 250mila studenti, o 55 nuovi treni pendolari!!!
Vogliamo sottolineare che oltre 360 docenti universitari, tecnici e scienziati hanno promosso un appello in cui si spiegano tutte le ragioni dell’insostenibilità e dell’inutilità dell’opera, invitiamo Scalfari a leggerlo.
Ma non sono solo queste le ragioni che ci spingono a sostenere la lotta contro il TAV.
La resistenza determinata della comunità valsusina mette in discussione un intero modello di sviluppo che nella crisi mostra il suo volto autoritario, non avendo altre armi per arginare il proprio fallimento.
Per questo motivo il movimento NO TAV non è assolutamente d’interesse particolare, ma è piuttosto interesse generale e bene comune per tutti coloro i quali non intendono più pagare le conseguenze del disastro generato dal potere della finanza. Gli interessi particolari in campo sono, semmai, quelli portati avanti dalle lobby del cemento, e dai loro apparati politico-mediatici, che non si fanno scrupoli nel criminalizzare, reprimere e mettere il bavaglio ad un movimento che ha tutte le ragioni dalla sua parte.
Purtroppo dobbiamo costatare che anche il suo giornale si è distinto nella cosciente campagna di disinformazione, mirata a screditare e criminalizzare un movimento realmente di popolo estremamente composito, unito e determinato.
Tacere gli abusi di questi ultimi giorni, come le auto distrutte e i lacrimogeni lanciati fin dentro le case di Bussoleno dalle forze dell’ordine, è grave; suona come un tacito assenso all’inaccettabile militarizzazione della Val di Susa per imporre un’opera a una popolazione che la rifiuta nettamente perché non vuole pagarne le drammatiche conseguenze. A dire la verità questo non ci stupisce visto il trattamento che “Repubblica” puntualmente riserva a tutti i movimenti d’opposizione sociale in questo paese.
La trasversalità della lotta NO TAV fa, infatti, paura al potere, si diffonde e valica i confini territoriali cui siamo abituati. È, in questo momento, l’emblema del disagio sociale che percorre tutta Italia e non può quindi essere osteggiato da sterili critiche, queste sì, NIMBY, da parte di chi si stupisce se anche in Calabria si solidarizza con la Valle che resiste, esempio importante di reale democrazia dal basso ed opposizione sociale alle politiche del governo Monti ed alle sue scellerate decisioni antidemocratiche. Noi come il popolo valsusino, guardiamo ben oltre il nostro giardino, pensiamo che il movimento NO TAV sia irrappresentabile e che, allo stesso tempo, rappresenti una grande speranza per un radicale cambiamento dell’ormai non più sopportabile stato di cose, proprio per questo motivo, caro Scalfari, siamo tutti NO TAV.
A SARÀ DÜRA !!!
L.S.A. ASSALTO
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