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Torino: archiviate decine di denunce ai movimenti ecologisti

Riceviamo e diffondiamo volentieri il comunicato stampa di Extinction Rebellion – Torino

Archiviate decine di denunce ai movimenti ecologisti della città, da Extinction Rebellion ai partecipanti al Climate Social Camp. La PM rigetta le accuse di imbrattamento, violenza privata, detenzione abusiva di armi, occupazione e manifestazione non preavvisata, decretando che i reati non sussistono. “Mentre si celebrano indisturbati i raduni neofascisti in tutto il paese, il governo e le questure d’Italia cercano di fermare chi chiede giustizia climatica e sociale”.


Ancora una volta il Tribunale di Torino, accogliendo le richieste avanzate in tale senso dalla Procura della Repubbblica, ha archiviato le denunce mosse dalla Questura e da privati nei confronti di diversi movimenti ecologisti della città. Le prime denunce risalgono al Climate Social Camp del luglio 2023, in cui 14 persone furono individuate arbitrariamente come le presunte organizzatrici della pedalata che in quei giorni attraversò la città e denunciate per “manifestazione non preavvisata” (art. 18 TULPS), “invasione” (art. 633 cp) e “imbrattamento” (art. 639 cp). A queste, si aggiungono le denunce per due azioni di Extinction Rebellion. La prima risale al 30 marzo 2023, quando venne rovesciato un quintale di letame all’ingresso del grattacielo della Regione Piemonte, per denunciare l’assenza di politiche strutturali per far fronte allo stato di siccità. La seconda si è svolta invece il 29 aprile 2024, quando un gruppo di persone si arrampicò sul tetto della facoltà di biologia, in piazza Carlina durante il G7 Energia, Clima e Ambiente per appendere uno striscione con scritto “Il re è nudo, il G7 è una truffa”. Quel giorno, due persone erano state fermate e perquisite da agenti in borghese e denunciate per “detenzione abusiva d’armi”, per il solo fatto di avere, negli zaini, dei coltellini svizzeri. 

Tutte le denunce sono state archiviate perché “il fatto non sussiste” e ogni capo di accusa è stato rigettato in quanto privo di fondamento rispetto agli eventi realmente accaduti. Nel caso dell’azione al grattacielo della Regione Piemonte, la PM Sellaroli ha chiarito che “non c’è stata violenza privata né deturpamento o imbrattamento stabile”, ha sottolineato che “l’accesso al palazzo era comunque garantito ai dipendenti” e ha precisato che “non è stato occupato alcun terreno con la finalità di trarne profitto“. Per quanto riguarda le denunce relative al Climate Social Camp e alla pedalata che, partendo dal Parco La Marmora, ha attraversato la città per concludersi al palazzo della Regione a fine luglio 2023, il decreto di archiviazione evidenzia che “lo speakeraggio e il ruolo di guida verso i luoghi delle manifestazioni, o l’appartenenza al centro sociale Askatasuna, non sono elementi sufficienti a qualificare gli indagati come promotori”. Con queste parole, la PM chiarisce che la partecipazione a una manifestazione non preavvisata non costituisce reato, in quanto solo i promotori possono essere perseguiti, e sottolinea l’arbitrarietà della decisione della Questura di Torino nel denunciare persone, solo perché ad essa note. Viene inoltre sottolineato l’assurdità dell’accusa di detenzione abusiva di armi poiché “l’appartenenza di due coltellini multiuso alla categoria delle armi è di per sé discutibile”, soprattutto nell’ottica di “un corretto ed equilibrato bilanciamento di valori costituzionalmente tutelati (..) e della tutela della legittima e nonviolenta manifestazione del pensiero”.

“In questi anni siamo stati ricoperti di denunce che sono poi state sempre archiviate con motivazioni che mettono in evidenza l’inconsistenza delle accuse. L’obiettivo infatti non è portarci a processo, ma costruire quella che viene definita una storia di polizia, che poi giustifica la notifica di misure di prevenzione, come i fogli di via o il DASPO urbano, per espellere le persone dalle città senza un processo” riporta Annalisa di Extinction Rebellion.

Nelle ultime settimane, sta infatti facendo discutere una circolare con cui il ministro dell’interno Piantedosi, prima di Natale, ha invitato tutte le prefetture a identificare delle “zone rosse” da cui tenere lontano persone ritenute “pericolose”. Dopo l’ampio ricorso ai fogli di via, il governo ha introdotto il nuovo strumento del “DASPO urbano”, che permette di allontanare da determinate aree delle città le persone ritenute pericolose in modo arbitrario, senza che abbiano subito alcuna condanna penale. A tal proposito, la Camera Penale milanese si è recentemente espressa, affermando che il fatto che il provvedimento si rivolga “a persone destinatarie di mera segnalazione all’autorità giudiziaria è un dato altrettanto preoccupante, contrario al principio della presunzione di non colpevolezza e peraltro anche al buon senso”. 


“Mentre si celebrano indisturbati i raduni neofascisti in tutto il paese, il governo e le questure d’Italia cercando di fermare chi chiede giustizia climatica e sociale. Neanche questa volta ci sono riusciti”.

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