Tutto l’acciaio del mondo non vale una sola vita! In migliaia in piazza a Taranto
In migliaia hanno attraversato le strade di Taranto nella serata di ieri. Motivazione, la fiaccolata in ricordo delle tanti giovani vittime dovute alla devastazione ambientale di cui è oggetto la città pugliese.
“Tutto l’acciaio del mondo non vale una sola vita!” è uno degli slogan più proposti dal corteo, ripreso su uno degli striscioni. Si riferisce alle decine e decine di vite, spesso giovanissime, perse negli anni. Morti causate dall’ostinazione a riprodurre un modello di sviluppo assassino, che sacrifica la salute sull’altare di un lavoro pericoloso, usurante e ultrainquinante.
Morti dovute alla produzione di acciaio e alla raffinazione di petrolio, beni con cui sfamare gli appetiti di aziende spesso a centinaia di chilometri di distanza. Morti di cancro e di tante altre malattie dovute all’inquinamento, i cui livelli permangono inalterati, con nubi tossiche che periodicamente continuano ad alzarsi sulla città.
Una strage che continua dunque anche oggi, con la complicità delle istituzioni a tutti i livelli. Dal “governo del cambiamento” a quei sindacati ormai nient’altro che co-gestori dello sfruttamento, tutti mangiano sulla testa della popolazione tarantina.
Il tradimento pentastellato sulla questione dell’Ilva rimarrà una delle pagine peggiori di questa legislatura. Il contratto di governo recitava la favoletta della “riconversione economica basata sulla chiusura delle fonti inquinanti”. Sappiamo come è andata a finire. L’ennesima promessa tradita, l’ennesima aspettativa disattesa.
Eppure quella di Taranto è solo una delle storie paradigmatiche dell’infamia connaturata alla ”razionalità” capitalista. Una storia pluridecennale di cessione di fatto della sovranità ad una azienda, che per salvaguardare i propri profitti non ha esitato ad assassinare la stessa popolazione del territorio dove aveva sede.
Oggi il nuovo proprietario, Arcelor Mittal, non esita ad umiliare la popolazione, mettendo bandiere a mezz’asta nel giorno del corteo in segno di “rispetto” per le vittime. Vittime di cui anch’essa è però quotidianamente responsabile, nonostante il regalo fattole dell’immunità penale.
Ormai è chiaro che anche chi si è intestato per anni, non solo a Taranto, il compito di rappresentare politicamente le istanze dell’ambientalismo e dell’opposizione alla devastazione dei territori ha tradito. E’ il momento di reagire, di fare piazza pulita di ogni timida speranza che dall’alto arrivi qualche aiuto.Come dice sempre il movimento notav, non ci sono governi amici.
Il 23 Marzo, giornata di mobilitazione sul tema della giustizia climatica, anche da Taranto in tanti raggiungeranno Roma per mettere a critica un sistema omicida e devastante. Già si sono tenute le prime assemblee, che si aggiungono a quelle in costruzione in tutta Italia. Sostenere la causa della popolazione tarantina oggi significa anche attaccare politicamente un modello di sviluppo complessivo sempre più insostenibile e nocivo. Contro cui bisogna riprendersi la piazza.
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