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Visita a Giobbe nel giorno di ferragosto

Oggi mi son recato,  insieme a Nicoletta Dosio, come accompagnatore/consulente dell’europarlamentare Vattimo Gianni, in visita dentro il carcere delle Vallette a Torino.
E’ stato possibile incontrare Giobbe e fare un rapido giro in un paio di altre sezioni.
Giobbe è parso tranquillo, fiero e sereno, attrezzato per affrontare la carcerazione nel migliore dei modi (per quanto sia possibile).

Saluta e ringrazia tutti gli attivisti NO TAV ed invita a proseguire con maggior spinta le iniziative ora in corso.
E’ in un padiglione molto tranquillo, ma particolare, sono in 5 (su 20 posti disponibili) e lui è in cella da solo (per sua scelta).

Ovviamente nel resto del carcere abbiamo constatato la triste realtà di questo luogo infimo, 1450 detenuti (su 900 posti previsti) una notevole quantità di giovani ragazzi, molti stranieri, rinchiusi per piccoli reati e spesso senza soldi per pagare avvocati; molti in carcerazione preventiva, alcuni ci hanno confessato che da quel luogo si esce più delinquenti di prima poichè ci si scambia consigli e spiegazioni su tecniche di scasso e rapina ecc… Alcuni altri ammettono di aver sbagliato e di stare subendo una “giusta” punizione, promettono di “cambiare vita”, ma sanno che sarà difficile con le dure condizioni con cui convivono quando sono fuori .

La cordialità e la serenità dei secondini che ci hanno accompagnato faceva apparire surreale la situazione di questa mattina di ferragosto, compresa la presenza di ben 6 (3 auto) agenti della DIGOS a sovrintendere il tutto da fuori i cancelli.

Alle prossime, e non scordiamoci l’urgenza di occuparci di rispondere a questa situazione repressiva insostenibile.

Ciao
Luca

 

Un carcere è davvero un non-luogo, un tempo che si dilata nell’assurdo, tra sferragliare di chiavi ai cancelli e passi perduti; spazio dove una povera umanità consuma attese e speranze, senza certezze, spesso aspettando un giudizio che non arriva mai.

Il ferragosto in carcere è un assurdo nell’assurdo. Mentre fuori dalle mura lunghe file di auto lasciano la città polverosa verso le fresche ombre delle montagne, qui tutto è immobile sotto il sole: oggi non funzionano i laboratori, non si curano gli orti interni, le visite dei parenti non sono ammesse.

Nei blocchi di detenzione ci investono bisogni infiniti: c’è chi non ha nulla, neanche la carta igienica, e sopravvive solo grazie all’aiuto dei compagni di cella. C’è chi non ha più avvocato di fiducia perché non lo poteva pagare e chi, malato di leucemia, ha saltato il controllo ospedaliero perché i tagli al personale di custodia non hanno consentito di scortarlo in ospedale.

Nella nostra visita attraverso i blocchi possiamo incontrare Giobbe: dà un tuffo al cuore vedere il suo sguardo azzurro oltre il cancello dell’angusta cella dove sta rinchiuso. Giobbe che pensa alla Valle e al movimento NO TAV con affetto e impazienza di tornare; Giobbe che è generoso, forte e sereno e che sa di non essere solo in questa nobile lotta per un futuro più giusto e vivibile per tutti.

 

Sono ormai le prime ore del pomeriggio quando terminiamo la visita. Ancora sferragliare di cancelli. La restituzione dei documenti. Dopo i saluti degli agenti di custodia che ci hanno accompagnati, le porte del carcere si aprono. Siamo fuori. Partono anche le auto della Digos che si erano materializzate sul piazzale al nostro arrivo.

Le nostre montagne ci aspettano, presenza amica, là, all’orizzonte.

Ma il cuore è pieno di angoscia. Angoscia che si fa rabbia contro l’ingiustizia; e lotta, sempre.

 

Nicoletta

 

Fonte: notav.info

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