Altri Mondi / Altri Modi: i video degli incontri del secondo weekend di Festival
Il festival Altri Mondi / Altri Modi si è concluso, di seguito condividiamo i video degli incontri del secondo weekend di Festival. Abbiamo parlato di guerra, pandemia, periferie, crisi ecologica, e cementificazione, ma abbiamo anche discusso del ruolo dell’arte, di cosa vuol dire oggi in ogni ambito sognare Altri Mondi e costruire Altri Modi.
Qui i video del primo weekend.
Talk “Non è un paese per giovani”
I giovani stanno sempre di più diventando il capro espiatorio di un momento storico in cui i dispositivi di repressione materiale e simbolica si strutturano sullo scarico verso il basso della frustrazione di una generazione, della crisi subita, delle promesse fallite. Giovani disciplinati, controllati, picchiati, arrestati, anche uccisi… dagli apparati di uno stato punitivo o dalle sue articolazioni funzionali al profitto. La narrazione mediatica criminalizza senza sosta chi manifesta incompatibilità con il sistema capitalista. Quali strumenti di riscatto possiamo costruire?
Ne abbiamo parlato con con ZeroCalcare ed il Comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo.
Presentazione del libro “Rosso Banlieue”
“Rosso banlieue” come capovolgimento del mito tipicamente socialdemocratico della banlieue rouge, ma non solo. Rosso come il colore del sangue proletario che sporca quotidianamente l’asfalto delle periferie, effetto delle cosiddette “bavure” poliziesche. Una mattanza che assume i contorni di una vera e propria guerra civile strisciante. Rosso come il colore degli incendi che si scorgono sullo sfondo delle periferie ogni volta che la rabbia a lungo repressa e la consapevolezza dell’inutilità della protesta “democratica” sfociano in aperta lotta di classe. Rosso, infine, come tentativo di riportare al centro del dibattito la questione sociale, nella misura in cui alle banlieues ci si riferisce esclusivamente con quel lessico postmoderno che, al di là delle angolazioni, richiama senza sosta presunte questioni “razziali”. Che si affronti il tema banlieue in termini di multiculturalismo, comunitarismo, ghettizzazione, integrazione, essenzialismo, il problema pare risiedere sempre nel colore della pelle e mai nell’appartenenza di classe dei suoi abitanti.
Di seguito l’incontro con l’autore Atanasio Bulgari Goggia, Emilio Quadrelli e Fx Hutteau.
Dibattito “Contro l’agroindustria. Capire e ripensare il sistema agroalimentare”
Durante questo dibattito, tenteremo di mettere in dialogo varie prospettive sul tema dell’agroindustria, del suo potere e dei suoi impatti. In questo modo, andremo a discutere di come questi siano intrecciati a meccanismi più ampi di sfruttamento ed estrazione del valore, crisi ambientale e colonialismo. In particolare, andremo ad approfondire questi temi da una prospettiva marxista e postcoloniale; in relazione a inchieste e dati recenti su prezzi dei prodotti e grande distribuzione organizzata in Italia; e da una prospettiva storica. Seguirà una seconda parte di dibattito all’interno della quale ci si confronterà con chi, partendo da queste e altre prospettive critiche, sta sviluppando modelli altri di agricoltura, economia territoriale e organizzazione della filiera.
Con Maura Benegiamo, ricercatrice presso il Collège d’Études Mondiales di Paris e Gabriele Proglio, ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, Mondeggi Bene Comune e Campi Aperti.
Talk di presentazione della campagna #Askaèlamiacittà
Con Willie Peyote, Madaski, Sergio Berardo, Mauràs, Errico Canta Male, Madò che Crew e Vanchiglia Sound
Presentazione di libro – “Cemento – Arma di Costruzione di Massa”
La critica delle forme architettoniche e della gestione dello spazio urbano in quanto strumenti del capitalismo e causa di ingiustizia sociale non è una novità. Meno si è riflettuto sull’uso dei materiali, ed è quello che ha fatto Anselm Jappe, un filosofo tedesco che insegna Estetica all’Accademia di Belle Arti di Roma, evidenziando lo stretto collegamento tra il materiale di gran lunga prevalente dell’architettura moderna e contemporanea – il cemento armato – e la logica di produzione e di consumo capitalista.
Un viaggio tra ‘800 e ‘900. Tra musica colta e popolare
Tavola rotonda “Territori, cementificazione e la retorica green”
La tutela dei territori e di chi li abita, di qualsiasi specie, oggi deve essere questione centrale per chi si pone l’obiettivo di lottare contro il cambiamento climatico, contro la devastazione ambientale e per riconquistare la possibilità di un futuro sostenibile dentro e fuori la città.
Per chi abita la Val Susa la lotta a difesa della montagna fa parte del dna, così come la conoscenza di essa e dei bisogni del territorio montano e dei suoi abitanti. Eppure, oltre alla grande opera inutile e dannosa rappresentata dal tav e da tutte le opere correlate ad esso, come la cava di Caselette o di Salbertrand per smaltire i materiali del progetto di autoporto di San Didero, spuntano altri progetti scellerati, come lo Skidome di Cesana in alta Val Susa o i lavori per l’ipotesi di tracciato che coinvolge i Comuni di Rivoli, Rivalta e Orbassano.
Anche Torino è scenario di progetti dalla patina green, che sprecano risorse pubbliche e utili soltanto ad alimentare la retorica della città in trasformazione. Particolarmente attuale è il dibattito sull’utilizzo dei fondi del pnrr, in relazione ai quali emergono diversi progetti che non hanno nessuna relazione con i bisogni di chi abita la città e che vengono sviluppati per far guadagnare qualche azienda privata cementificando. Tra i progetti degli ultimi anni, diversi sono particolarmente problematici perché prevedono costruzioni e consumo di suolo su intere aree verdi. È il caso dei Prati Parella e, da poco, del Parco del Meisino, dove dovrebbe sorgere la Città dello Sport promossa dalla Città di Torino come progetto sostenibile per il quale andrebbero 11 milioni di euro.
In ognuno di questi luoghi preziosi c’è chi si organizza per lottare e opporsi ad una gestione miope dei territori e a un utilizzo delle risorse unicamente volta al profitto.
Uno degli aspetti comuni a questi progetti è l’incapacità – e la non volontà – di previsione nella gestione del territorio in relazione al cambiamento climatico in atto. Il tema della scarsità delle risorse idriche viene derubricato a un allarme siccità di cui curarsi una tantum senza alcun intervento determinato, anzi, lasciando spazio a progetti che come una delle principali conseguenze hanno l’erosione e il consumo del suolo, oltre allo spreco delle risorse idriche già di per sé scarse. Un tema emblematico per quanto riguarda il caso della duna di detriti di scavo potenzialmente contaminati che dovrebbe sorgere su una superficie di oltre 300.000 metri quadrati di terreni agricoli a Rivalta o il progetto di Skidome che permetterebbe di sciare al coperto 365 giorni l’anno con una serrata produzione di neve artificiale.
E’ più che mai urgente e necessario rendere tangibili le conseguenze già in atto del cambiamento climatico e individuare nella messa in opera di questi progetti una responsabilità criminale da parte di chi gestisce le risorse e i territori.
Ne abbiamo parlato con Fabio Balocco redattore del Fatto Quotidiano, Roberto Mezzalama autore del libro “Il clima che cambia l’Italia”, Maurizio Piccione movimento No Tav, Alberto Poggio tecnico No Tav, Maria Cariota del Comitato Torinese del Forum Salviamo il Paesaggio e Laura Lossi del Comitato Salviamo il Mesino.
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