Decreto salva-banche: mors tua vita mea
In questi anni ci hanno sempre raccontato che il sistema bancario italiano era sano, che non ci sarebbero stati problemi per i risparmiatori, anche se dall’inizio della crisi in poi i salvataggi per le banche europee ci sono sempre stati e l’iniezione di liquidità (Quantitative Easing della Bce) metteva al riparo gli istituti di credito.
La banca nella quale erano “custoditi” i risparmi del pensionato di Civitavecchia è la Banca popolare dell’ Etruria e del Lazio (il cui direttore era il padre della ministra Boschi), che insieme ad altre tre banche – Cassa di risparmio di Ferrara, Banca delle Marche e Cassa di Risparmio della provincia di Chieti – sono state salvate dal fallimento grazie al via libera al decreto, denominato “Disposizioni urgenti per il settore creditizio”, voluto dal premier Renzi e della stessa ministra Boschi.
Il dispositivo “Salva banche” si basa su un’operazione pari a circa 730 milioni di euro, tutta a carico dei risparmiatori possessori di obbligazioni subordinate delle quattro banche: si tratta di coloro che, consapevoli o meno dei rischi, avevano acquistato i titoli emessi dall’ente creditizio e non sono coperti da nessuna tutela in caso di fallimento dell’istituto bancario, perché il rimborso è subordinato a quello dei creditori ordinari. Con questa operazione il governo Renzi ha azzerato il valore dei titoli (obbligazionari e non) legati a queste quattro banche, mettendo a rischio i risparmi di circa 130mila famiglie.
Così, mentre aumenta l’impoverimento sociale, gli istituti bancari continuano ad essere tutelati, ma la tragica vicenda di Civitavecchia mette in luce il fallimento (o perlomeno il fatto che comincia a perdere colpi) dell’operazione di QE voluta da Draghi e dai suoi colleghi europei. Inoltre si continua a utilizzare soldi pubblici e privati per evitare che alcune banche falliscano, alimentando così le possibili bolle speculative.
Su questa vicenda l’avvoltoio Salvini si è subito espresso, sfruttando per fini elettorali l’onda mediatica che la vicenda drammatica del pensionato ha causato: un “suicidio di Stato” l’ha definito, dimenticandosi però che lo stesso Salvini sponsorizzò una banca – la Credieuronord – fallita dopo solo quattro anni con perdite di milioni di euro per i risparmiatori che oggi vorrebbe proteggere.
Memori anche della Grecia e delle pressioni subite dalla democratica UE affinché accettasse il diktat sul debito, questa vicenda conferma una volta di più che i responsabili della morte del pensionato sono le politiche delle fortezza Europa e dei governi che tutelano il capitale, sacrificando le nostre vite sull’altare del profitto di un sistema sempre più predatorio e selvaggio.
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