Di Maio in viaggio come Salvini
Cambiano gli interlocutori ma il copione è sempre lo stesso. Se Salvini incontrava negli Usa Donald Trump e in israele vari esponenti del governo Netanyahu, Di Maio non si discosta molto dal leader del carroccio. Il probabile candidato premier dei 5 stelle, infatti, prima di tutto farà tappa a Parigi, poi a Berlino e infine a Strasburgo, conformemente alla volontà del Movimento di affermarsi e guadagnare legittimità grazie ad una figura che tenta di dare una nuova faccia, moderata e apprezzata anche da diverse parti politiche dentro e fuori l’Italia.
Viene da chiedersi il perché della necessità di ripercorrere tappe già utilizzate in precedenza da tanti altri leader politici, quando di fatto il M5S ha più volte espresso di voler mettere in discussione l’attuale sistema politico, se non addirittura stravolgerlo. Invece, la scelta di Di Maio è anche questa volta completamente in asse con il sistema economico e politico internazionale. Quasi come se fosse un obbligo ricevere la benedizione dei potenti occidentali e israeliani. Improvvisamente, per il M5S, i governi europei, tanto odiati, a cominciare dalla Germania e le sue politiche, diventano interlocutori per assicurarsi legittimità politica a livello internazionale. Di Maio e il M5S hanno identificato anche nel Governo di Netanyahu un imprescindibile interlocutore, lasciando a margine del viaggio una piccolissima tappa in Palestina, che sa tanto di velo ipocrita alla luce dell’importanza dell’occupazione dello Stato di Israele ai danni dei palestinesi.
Anche negli Stati Uniti si comincia a manifestare un certo interesse verso il nuovo soggetto politico figlio di Beppe Grillo, tanto da invitare Di Maio a settembre a recarsi presso l’Università di Harvard. Un’occasione che nasce e mette l’accento sull’attenzione verso un leader politico under 30, come fenomeno di novità all’interno della politica tradizionale. Tuttavia non sarà altro che il primo passaggio di agibilità politica oltre oceano che, collegato al tour europeo e mediorientale, non fa che evidenziare la solita continuità di sistema, portata avanti dai premier passati ed attuali che ben vogliono stare all’interno del solito vecchio sistema di potere.
Sarebbe stato sicuramente molto più interessante nonché innovativo e coerente rispetto ai punti di forza del M5S, rompere il quadro istituzionale magari includendo nel tour politico di Di Maio esperienze di governo che, con tutte le loro peculiarità e limiti – pensiamo per esempio al Rojava – rappresentano una reale alternativa a quelle che sono le logiche che di fatto stanno portando i paesi come il nostro alla distruzione economica e sociale. Se questi sono gli auspici per un governo “di rottura”, figuriamoci quali saranno le politiche una volta che raggiungeranno la poltrona…
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