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Dossier 36: Bologna, l’Università e la Generazione Ingovernabile

La reazione generosa e veemente di chi si è frapposto alla provocazione che stava subendo coi propri corpi dapprima, e i propri pensieri poi, ha ingenerato un incipit di mobilitazione e fermento che sono un fulmine a ciel sereno rispetto al riflusso apparentemente inarrestabile che si è dato dall’approvazione della riforma Gelmini,con tanto di strette di mano tra studenti e ministri che ancora gridano rabbia e vendetta.

Non solo, all’interno della questione del 36, e dei famigerati tornelli, si è andata e si va condensando la polarizzazione, su più livelli, tra una idea securitaria e iper-legalitaria di città e le istanze liberogene e di autorganizzazione che collidono con i progetti di inclusione differenziale all’interno dei territori della crisi. E ancora, la direzione politica di un Governo renziano e post-renziano che va esplicitamente a minare le possibilità di vità di chi studia e odia chiunque non accetti le logiche “meritocratiche”, dispositivo di fidelizzazione alle leggi del mercato neoliberale ormai crollato sotto gli occhi di molti giovani..

Le settimane trascorse hanno parlato anche di una metodica messa in moto di distorsione degli eventi accaduti, della generazione delle bufale che poi divengono virali nei social network, e della vacuità delle risposte istituzionali in merito a quanto accaduto al 36; istituzioni, cittadine e non, che si ricompattano in nome della “sicurezza”, puntando il dito contro i collettivi e giustificandosi l’una con l’altra, esulando dunque da ogni responsabilità e palesando ancor di più debolezza politica.

Tant’è che, a fronte di questa situazione, tra cortei e iniziative, le assemblee studentesche che si stanno dando a partire dalle prime giornate di lotta nella zona universitaria seguite allo sgombero della Biblioteca permangono non solo partecipate da centinaia di persone, ma continuano a sedimentare comunanza di linguaggi poi traducibili in pratiche nonostante da anni le aule dei Dipartimenti non vedessero una mobilitazione o quantomeno un principio di questa definibile tale.

E’ in questo contesto che il dibattito sui tornelli, sull’Università e la fruizione dei saperi, sulla città che si modella attorno all’idea di securitarismo contrapposta a quella di libertà, nonché altri aspetti contingenti, sta portando alla produzione di molteplici riflessioni e punti di vita critici, che ci informano – se ce ne fosse bisogno – di quanta capacità di propagazione possano le spinte liberogene dei movimenti

Abbiamo perciò raccolto in questi giorni alcuni dei contributi significativi che sono stati fatti circolare nel web, di modo da poterli accorpare e rendere così una parziale panoramica delle considerazioni che si stanno sviluppando attorno alla “faccenda del 36”.

 

 

–  Il 36 appartiene agli studenti ,nessun tornello limiterà gli accessi alla nostra biblioteca!

– Al 36 un’inaccettabile barriera contro il diritto allo studio

– Smontati i tornelli al 36

 – Basta bufale sul 36

 – Appello: tutte le Università d’Italia in mobilitazione in solidarietà con Bologna, per il riscatto della nostra generazione

 – Solidarietà agli studenti e alle studentesse del 36

 – Le menzogne di Emilia Garuti e del Pd. Da che parte stanno veramente gli studenti?

 – Magari fosse – L’ordine dei tornelli

 – Cosa è successo veramente alla Biblioteca del 36 di Bologna: FAQ anti-bufala

 – Bologna: per una generazione ingovernabile!

 – Nel tempo del riscatto possibile – appunti da Bologna

 – Oltre un tornello – Voci dalla lotta bolognese

 – Il tornello nella testa. Da dove nasce la rivolta all’università di Bologna

 – Se questa è una biblioteca, se questa è un’università.

 – Si riparte dal 36. Per un nuovo ciclo di lotte universitarie

I tornelli in testa! Di dispositivi, controllo sociale e città sotto assedio – di Anna Giulia Della Puppa

–  Bologna – Cariche e un fermo contro gli studenti che contestavano il Career Day

Tornelli have politics

 

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