E ora Ingroia candida anche il poliziotto
da: contropiano
“Serve una rappresentanza politica del mondo della sicurezza e della legalità, due versanti strategici per la crescita e lo sviluppo del Paese e per la garanzia ed il rispetto dei diritti dei cittadini a fronte di una crescita rapida e pericolosa della criminalità mafiosa e della sua espansione non soltanto nelle regioni in cui é tradizionalmente presente”. E sono necessarie “politiche a tutela degli operatori delle forze di polizia che svolgono un compito fondamentale per la difesa della legalità e della democrazia”. E’ con questa dichiarazione che Claudio Giardullo, segretario nazionale del sindacato di polizia Silp-Cgil, ha annunciato oggi la sua candidatura nelle liste di Rivoluzione Civile per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Di Ingroia, ha detto Giardullo, “mi convince la credibilità del progetto ed il rigore professionale e intellettuale di una persona che ha dedicato gran parte sua vita alla battaglia per la legalità”.
Il candidato premier della lista nata dall’appello Cambiare di Può e poi diventata strada facendo l’ombrello di Idv, Pdci, Verdi e Rifondazione, ha voluto candidare Giardullo in ben 5 diversi collegi.
Il che, c’è da scommetterci, sarà fonte di non poche polemiche, perché il segretario del sindacato più ‘a sinistra’ che c’è nelle forze dell’ordine non è stato sempre in prima fila in battaglie e prese di posizione controcorrente, anzi.
A pochi mesi fa risale la sua ultima presa di posizione contro l’identificazione degli agenti tramite un codice di riconoscimento da apporre sui caschi dei celerini o sulle divise, chiesto a gran voce dalle associazioni in prima fila contro gli abusi, sempre più frequenti, dei membri degli apparati di sicurezza. E non si era neanche sottratto al dibattito sull’introduzione del reato di tortura, prendendo posizione contro una legge da un iter più che travagliato. (Qui l’intervista a Giardullo di Eleonora Martini, de Il Manifesto www.veritagiustizia.it/rassegna_stampa/il_manifesto_la_mattanza_del_g8_fu_una_scelta_politica.php)
Come si concili un candidato con questo retroterra – che oltretutto si candida a rappresentare e tutelare in Parlamento gli operatori di Polizia, come lui stesso ammette – con le richieste che gli sono venute nei giorni scorsi dalle vittime di molti casi di ‘malapolizia’ è difficile comprenderlo. Ed è anche difficile capire quali posizioni potrà prendere un Giardullo eletto alla Camera su questioni come il fiscal compact, o le missioni militari all’estero, o altre battaglie caratteristiche di una coalizione che comunque si schiera a sinistra.
Insieme al poliziotto, nelle liste di Rivoluzione Civile, ci sarà anche un avvocato. Sarà Luigi Li Gotti, capogruppo uscente dell’Italia dei Valori in commissione Giustizia a Palazzo Madama, a guidare la lista per il Senato in Sicilia della coalizione arancione. L’ex procuratore aggiunto di Palermo prestato alla politica, AntonioIngroia, per conquistare consensi nell’isola punta sull’avvocato 65enne conosciuto per essere stato difensore di noti pentiti quali Tommaso Buscetta,, Totuccio Contorno, Giovanni Brusca, Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo. Inoltre Li Gotti é stato avvocato di parte civile nel processo per la strage di Piazza Fontana, ma ha anche rappresentato i familiari del maresciallo Oreste Leonardi nel processo Aldo Moro e ha tutelato la famiglia del commissario Luigi Calabresi in un lungo iter processuale.
Non sarà invece candidato, in Sardegna, Antonello Zappaddu, il paparazzo che con i suoi scatti rubati ad alcuni ospiti di Berlusconi di Villa Certosa qualche tempo fa. Ma non certo per la sua sensibilità sociale, o per la sua competenza nei temi ambientali o del lavoro. E neanche l’operaio Antonello Pirrotto; quello che in diretta tv mandò a quel paese l’ex ministro leghista Castelli, ma che è iscritto alla Cisl e non nasconde le sue simpatie per il sindaco PD di Carbonia. Due candidature, volute di Ingroia in persone, che sarebbero saltate per l’indisponibilità degli interessati ma anche a causa delle proteste suscitate in Sardegna dalle eccentriche selezioni dell’ex magistrato. Che molti hanno accusato di voler riempire le liste di volti noti prescindendo da serietà, competenza e identità politica.
Ed intanto, per protesta contro il metodo di scelta della candidatura marchigiana nella lista Ingroia e in polemica con i vertici del partito, oggi si é dimesso il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Marco Savelli. Che in un comunicato denuncia: “il Prc delle delle Marche è stato espropriato dell’indicazione di un suo candidato da parte di un’assemblea civica variegata e composita con l’esplicito sostegno del segretario nazionale del partito”.
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