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Eni vorrebbe chiudere lo stabilimento gelese: blocchi permanenti e picchetti degli operai

Non vogliamo certo qui porre l’ imprescindibilità economica di un ecomostro come il petrolchimico di Gela, emblema della devastazione e della rapacità con le quali si da il capitalismo dalle nostre parti. Ovviamente no, ma si devono pur fare i conti con i bisogni reali di chi i territori li vive, i bisogni di milletrecento operai e delle loro famiglie, che chi più chi meno da svariati decenni percepiscono un reddito stabile pur nell’assoggettamento cittadino e nella devastazione ambientale e territoriale del petrolchimico. Da tre giorni quindi, presidi permanenti nell’ordine delle centinaia bloccano tutti gli accessi alla raffineria e agli impianti di raccolta, impedendo di fatto anche i lavori di estrazione (gli accessi ai depositi del greggio estratto sono presidiati). Estrazione di gas e petroli a largo del mare gelese che l’Eni non ha affatto intenzione di abbandonare, nuove trivellazioni sarebbero infatti in programma nel piano investimenti della multinazionale. Ciò ci dice quanto fastidio e quanti problemi di profitti creino all’ Eni i blocchi dei lavoratori in questi giorni.

Sulla questione non poteva certo mancare l’intervento del governatore Crocetta, oltretutto ex sindaco della città, che minaccia i dirigenti dell’Eni di non rinnovare i contratti e le concessioni estrattive se la raffineria chiuderà i battenti. Solo una cosa riteniamo veritiera nelle parole di Crocetta, che l’Eni dopo cinquant’ anni di devastazione ambientale e umana (a Gela si riscontrano percentuali di malattie tumorali tra le più alte d’ Europa), non può certo chiudere tutto e pure in pochi mesi, lasciando senza lavoro più di mille famiglie. Almeno questo il senso delle parole. Per il resto non scordiamo certo il voltagabbana del governatore con le promesse di fermare gli americani nella costruzione del Muos, e pochi mesi dopo nelle dichiarazioni che stigmatizzavano (con la solita, nauseante retorica sulla mafia che direziona i movimenti…) la determinazione del movimento. E di certo non abbiamo mai sottovalutato la posizione contrattuale di enorme debolezza delle amministrazioni locali, come la Regione, di fronte a questioni militari, vedi il Muos, o difronte a colossi del petrolio come l’ Eni. A  poter mettere in discussione le scelte della multinazionale, di cui si capirà molto nell’incontro di stasera tra Eni e sindacati a Roma, sono sempre e comunque i lavoratori e la loro lotta, che al momento, con il blocco totale, mettono seriamente in discussione i piani dell’ azienda, intenzionata a trivellare i nostri mari, portando però altrove le fabbriche. Non avevano fatto i conti con quasi milletrecento operai, al momento piuttosto decisi a difendere i loro redditi.

Seguiranno aggiornamenti.

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