Furto e danni nell’abitazione di uno dei carabinieri coinvolti nel caso Cucchi
Il nome di Mandolini figura tra quelli dei 5 carabinieri coinvolti nell’inchiesta bis sull’omicidio di Stefano Cucchi, per la quale la Procura romana ha recentemente chiuso le indagini accusando formalmente 3 di loro per omicidio preterintenzionale. Mandolini è accusato di falso e calunnia per aver falsato i verbali, prima, e aver mentito ai pm della prima inchiesta dopo, il tutto per coprire il pestaggio perpetrato dai tre colleghi dell’arma.
A quanto si apprende dai giornali, nei giorni scorsi il comandante avrebbe ricevuto presso il proprio commando alcune buste contenenti carta igienica sporca, mentre è di giovedì sera l’irruzione in casa sua.
All’episodio è seguita la prevedibile sequela di messaggi di condanna del fatto e di solidarietà al carabiniere. Fa sorridere (amaramente) che – dopo 7 anni durante i quali l’instancabile battaglia per la verità portata avanti da Ilaria Cucchi si è continuamente scontrata con insulti, diffamazioni, umiliazioni, muri di menzogne e sentenze farsa – ora qualcuno parli di “campagna d’odio” scatenata contro i carabinieri dopo la decisione della Procura dello scorso 17 gennaio.
Tra i primi a sperticarsi in parole di solidarietà al carabiniere, ad esempio, c’è stato Giovanardi, quello che di fronte a una foto di Federico Aldrovandi ammazzato di botte dichiarò che quello sotto la testa di Aldro non era sangue bensì “un cuscino”, difendendo a spada tratta i suoi assassini.
E lo stesso Mandolini ha sempre respinto qualsiasi responsabilità sua e dei colleghi nella morte di Cucchi e a gennaio del 2016 aveva commentato sotto un post della sorella Ilaria scrivendo: “I carabinieri hanno fatto il loro dovere, arrestarono un grande spacciatore”. Alla sua posizione rispetto al caso Cucchi ha sempre dato grande visibilità pubblica anche sui social network e negli ultimi giorni figura tra i sostenitori della pagina “Io non li condanno”, nata per difendere e sostenere proprio lui e gli altri carabinieri coinvolti nel caso Cucchi, già chiusa una volta da Facebook e sponsorizzata – tra gli altri – dal sindacato di polizia Coisp (sì, quelli che manifestarono sotto l’ufficio di Patrizia Moretti per solidarizzare con i colleghi che uccisero Federico Aldrovandi).
Insomma, per quanto ci riguarda c’è ben poco da stupirsi per quanto accaduto al comandante Mandolini nelle ultime settimane…e tantomeno da dispiacersi.
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