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Grecia: la necessità di rompere con l’austerity

La Grecia affamata dalle imposizioni della Trojka conferma, almeno per ora, il sostegno al proprio governo, sperando nella vittoria di Podemos in Spagna e nel sostegno delle classi popolari (lavoratrici e non) delle altre nazioni del sud Europa. Il varco è stretto ma potrebbe anche rappresentare un cuneo che apre la gabbia di ferro dell’austerity made in UE. Sarà difficile, ma gli esiti sono oggi ancora tutti da scrivere…
Ad Atene, abbiamo raggiunto Costantino, di Syriza e con una lunga militanza di base ed extra-parlamentare alle spalle

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Con Marco Bertorello, autore del libro “Non c’è Euro che tenga“, abbiamo provato a spostare il discorso sulla fattibilità e i reali margini di manovra delle proposte di ricontrattazione del debito avanzate dal neo-ministro greco delle finanze Varoufakis.
Cosa può significare che il governo greco, oltre a voler ricontrattare il debito pubblico, non vuole nuovi prestiti (debito!) caratterizzandoli come “sogno tossico”? Si delinea per quanto confusamente una nuova posizione sulla questione debito, ovvero una critica di fondo della crescita via debito del ciclo neoliberista?
Ma come è possibile portare avanti questa posizione – che potrebbe parlare a molti in Ue – mentre non solo si è quasi del tutto a corto di fondi ma soprattutto si propone un New Deal europeo che sa molto di keynesismo… fuori tempo massimo?
Quali sono le prospettive dell’euro nel caso in cui la Grecia fosse sospinta fuori dalla moneta comune?

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pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

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