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Il licenziamento “tutto politico” di un operaio a Priolo

Gli avvenimenti che hanno portato mercoledì scorso al licenziamento di Gianni Leone, lavoratore della Sim Spa e che negli ultimi anni ha lavorato in Belgio per l’azienda italiana, non sembrano semplicemente un episodio, ma la modalità nota con cui le aziende, soprattutto al tempo della crisi, tentano di reprimere e scongiurare le proteste che covano e gli operai e sindacalisti che più si espongono nel rifiutare un sistema ormai oleato dalla completa cooptazione dei sindacati confederali (Cgil in primis, come nel caso in questione la stessa Fiom) al meccanismo di sfruttamento aziendale. La storia di Gianni ci dice moltissimo. Delegato Rsu della Fiom, in marzo decide di abbandonare il sindacato metalmeccanici per iscriversi ai Cobas. Allo stesso tempo in tanti come Gianni chiedono chiarezza sulla loro posizione previdenziale (ad esempio mancano migliaia di euro di versamenti del Tfr) e lamentano come sia possibile che mentre molti compagni di lavoro restano a casa per mesi costretti dall’azienda alle ferie forzate (con un contratto a tempo indeterminato), allo stesso tempo la stessa stipuli contratti a tempo e a basso costo, per lavori che potrebbero svolgere benissimo gli operai specializzati che stanno a casa. Il sospetto che possano arrivare a breve altri licenziamenti per cause “disciplinari”, è più che legittimo. Gianni adesso, chiede ovviamente solidarietà ai suoi compagni, incitandoli a una protesta che imponga alla Sip di fare chiarezza sul futuro economico finanziario dell’azienda che per gli operai significa lavoro, perché quello nei confronti di Gianni, oltre ad essere un chiaro segnale dell’azienda  contro chi abbia intenzione di alzare la testa per rivendicare diritti lavorativi e libera scelta sindacale e di dissenso, potrebbe essere soltanto l’inizio di una strategia di ricatto fatto di provvedimenti disciplinari e licenziamenti; perchè come è evidente, al momento, la Sim è assai impegnata nel diminuire i contratti a tempo indeterminato per sostituirli sempre più con manodopera a basso costo, scaricando l’evidente crisi finanziaria sugli operai. In tutto questo sia la Cgil, sia la Fiom, ci dice Gianni: “…continuano a girare in azienda in cerca di tesseramenti,…come se nulla fosse…”. Non c’è da stupirsi, perché se da anni siamo abituati a una mediazione dei sindacati confederali la cui bilancia pende sempre più dalla parte del padrone, il patto sancito con il governo Letta, appena lo scorso autunno (che esclude dal tavolo delle trattative chi non è disposto a firmare e che diminuisce quando non azzera il potere contrattuale delle minoranze sindacali) non lascia dubbio sul ruolo della Cgil, tutto di controparte dei lavoratori quando i padroni attaccano. Martedì un corteo attraverserà Priolo in solidarietà con Gianni e gli operai che subiscono il ricatto della Sim sulle loro scelte sindacali e sulla possibilità di rivendicare legittimamente i propri diritti di lavoratori.

 

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