La scala di Neruda
All’interno dello Spazio Popolare Neruda in C.so Ciriè a Torino, è spuntato un dipinto murale, intitolato La scala degli Antenati. Vuole ricordarci le nostre origini meticce attraverso immagini, simboli e testo. E’ opera di Guerrilla Spam, http://guerrillaspam.blogspot.com un collettivo che nasce come spontanea azione non autorizzata – agisce in modo diretto, non invasivo, rispettando lo spazio come luogo di tutti – da anni attivo in giro per Italia e Europa.
Spiegare cosa significhi guerrilla soprattutto in questo spazio mi pare superfluo. Un aneddoto che forse non tutti conoscono però, è che spam (usato per mail ecc) nasce dalla contrazione delle parole inglesi “spiced ham”. Questa “ricetta”, che genera il termine, è tratta da una scena di Monty Piton in cui i comici, in veste di camerieri, servono sempre la stessa pietanza ai loro clienti.
Questa storia per fortuna ha un altro sapore.
L’incontro con una cellula di Guerrilla spam avviene in una fredda giornata d’inverno. Saliamo su un tetto del Neruda, intorno a noi neve e ghiaccio. Sono le 18 ma in pratica è assente la luce. Ci guardiamo a lungo intorno, osserviamo vari punti ma poi decidiamo, forse per il freddo di rientrare.
La scelta ricade sulla scala principale che collega l’ingresso al primo piano. Ci passano tante persone da li, è il punto giusto. Ci diciamo, con ancora i muri bianchi e un po’ scrostati intorno : no ansia, fiducia, qualcosa accadrà, o meglio sta già accadendo.
Così attraverso la presenza ripetuta e il coinvolgimento degli occupanti, il processo si è arricchito, diventando un momento di svago, di condivisione e di racconto, grazie a chi questo posto lo abita.
Un pomeriggio mentre dipinge un componente di Guerrilla Spam dimentica telefono e portafoglio, ah gli artisti, sempre la testa tra le nuvole!, e una volta andatosene dato che è ormai sera, sulla strada di casa se ne accorge. Torna e, senza neanche chiedere, tutto gli è subito consegnato da un’occupante, che appena visto l’aveva messo da parte. Take it easy.
Le informazioni in questo luogo si diffondono in maniera strana ma a volte istantanea. Tutti lo sapevano, si scherza sul ritrovamento. Adesso è soprannominato dai bambini il pittore di Neruda come ha scritto qualcuno, rubandogli un pennello, su un’altra superficie.
L’opera è composta di figure che prendono spunto da disegni tribali, animali, archetipi, simboli uniti alle potenti parole della carta di Manden scritta in Mali (intorno al 1222), esempio in sostanza contemporaneo alla Magna Carta inglese, di dichiarazione di uguaglianza tra gli esseri umani e di emanazioni di diritti.
Questo lavoro, insieme ai più recenti realizzati durante la festa del 16-17 giugno, arriva a decorare uno spazio importante all’interno della mappa cittadina.
Qui abitano famiglie, ci sono bambine e bambini. È diventata la loro casa, uno spazio strappato all’inutilizzo in cui sono nate una scuola di italiano, doposcuola per i più piccoli, laboratori con diverse attività e da poco anche la nuova palestra popolare Neruda boxe.
In questo tipo di arte su commissione in cui ha valenza soprattutto l’identità del committente, il lavoro dialoga con l’ambiente in cui si sviluppa, e senza perseguire fini economici, ma altri, si configura non solo come opera ma anche come sfaccettatura di un’azione politica collettiva, molto più ampia che si compie continuamente. L’arte che sta nelle strade, illegale, come chi sta al Neruda non deve pagare ( e non è stata pagata) per stare dove sta.
Ancora una volta, tutto si è mischiato, accomunato dalla resistenza espressa in 2 forme:
Da una parte l’occupazione per soddisfare i propri bisogni altrimenti inascoltati e insoddisfatti e dall’altra il contrattacco alla guerra mediatica, moltiplicatrice di suoni e immagini senza senso volte a catturare la nostra attenzione. In questo bombardamento siamo sempre l’obiettivo, radio (tranne blackout J), tv, giornali, sui treni, sul bus, cartelloni, insegne scritte, per terra.
Spam contesta e risponde a tutto questo nei suoi lavori, anche con Subvertising di spazi pubblicitari privati, riportandoci alle basi dell’arte illegale, che nasce come contrapposizione e riappropriazione sia individuale sia collettiva, di spazi capitalizzati o capitalizzabili dal sistema.
MethDemon
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