Ultrabandiere, un progetto di opere meticce, nato tra le mura di un’occupazione abitativa
Fino al 25 maggio una mostra nell’atrio dello Spazio popolare Neruda. Intervista agli artisti di Mattia B. foto di Alberto D. B.
Le attività non autorizzate del collettivo Guerrilla Spam appaiono sui muri di molte città in Italia ed Europa, colpiscono per il loro stile e denunciano i problemi che affliggono la società, rifiutano la mercificazione dell’arte muovendosi in un terreno fatto di buio, illegalità e anonimato.
Questi attacchinaggi diventano pratiche di riappropriazione dello spazio urbano, e al contempo di un immaginario che il capitalismo attraverso la pubblicità moltiplicatrice di loghi e simboli in primis ci sottrae continuamente.
Un’esperienza nata dalla street art ma che si sgancia dai soliti circuiti dell’arte e si conferma ad oggi una delle più interessanti nel panorama italiano.
Dalla street art i lavori si sono poi evoluti negli anni incrociando occupazioni, lotte e tematiche sociali. Il progetto Ultrabandiere rimarrà in mostra allo Spazio Popolare Neruda, dove è nato e si è sviluppato, in C.so Ciriè 7 a Torino. La mostra sarà poi allestita a Roma il 25 giugno nella sede del Macro, Museo di Arte Contemporanea. Questo progetto, a cui siamo molto affezionati rappresenta per noi l’incontro di arte e militanza in una dinamica politica collettiva che si è compiuta partendo dal basso, omaggio all’autogestione, allo spazio occupato e al superamento di ogni confine imposto.
Nelle opere prodotte si incontrano tratti delle bandiere Asafo dei Fante, popolazione del Ghana, ma quello che si è voluto fare è stato decostruire e superare la bandiera nazionale, aggiungere possibilità in un immaginario collettivo, per arrivare a qualcosa di nuovo e risignificato, delle Ultrabandiere appunto.
Che cos’è Guerrilla Spam?
Guerrilla Spam (guerrillaspam.blogspot.com) è un progetto e un collettivo che nasce nel 2010 a Firenze come azione spontanea di attacchinaggio di poster negli spazi pubblici, quindi nelle strade, principalmente a Firenze spostandosi poi in tutta Italia e in Europa. Nasce come esigenza di dire qualcosa, di esprimersi su idee e su tematiche di attualità principalmente sociali attraverso il disegno, poster in bianco e nero attaccati quasi sempre in modo non autorizzato negli spazi della collettività. Oltre a questo, negli anni, il progetto si è ampliato attraverso opere di muralismo dipingendo murales in spazi pubblici.
Dedichiamo inoltre molto tempo a laboratori con italiani e stranieri soprattutto africani nei centri di accoglienza, nelle scuole e in altre realtà. Questo ultimo progetto l’abbiamo realizzato nello Spazio Popolare Neruda.
Come avete incontrato lo Spazio Popolare Neruda, stabile occupato e totalmente diverso da quelli istituzionali?
Il tutto è nato quando un ragazzo del collettivo PrendoCasa, che non conoscevamo direttamente, ma che seguiva il nostro lavoro, ci ha portato a conoscere il posto. Da questo incontro è nata l’idea di fare un murales all’interno dello stabile (https://www.infoaut.org/culture/la-scala-degli-antenati-quando-lo-spam-segue-fini-altri) e abbiamo poi pensato di fare qualcosa di più, perché lo spazio si prestava per la realizzazione di un lavoro più articolato, dove restare, conoscere le persone e la realtà del Neruda che è molto complessa e variegata. Da qui è nato il progetto “Ultrabandiere” iniziato molto lentamente, durato due anni, coinvolgendo prima i bambini, poi gli adulti e le famiglie. Con loro abbiamo disegnato le bozze per arrivare a realizzare le 14 bandiere che sono state cucite a mano da un ragazzo di nome Masrè del Gambia e da una signora che abita al Neruda di nome Fatima.
Attraverso le bandiere si vogliono raccontare le storie reali di queste persone, i loro sogni, ricordi o scene di fantasia; un modo per portare persone del quartiere e della città al Neruda, e successivamente gli abitanti e queste storie fuori in altri contesti.
Il progetto “Ultrabandiere” è stato un progetto collettivo, vuoi raccontarci qualche aneddoto su questa esperienza e le sue differenze rispetto ad altri progetti?
Diciamo che qui è stato tutto molto spontaneo: il posto si prestava ad una conoscenza lenta e non troppo programmata, non come capita quando lavoriamo nelle scuole, nelle associazioni o in un contesto istituzionale dove tutto deve essere deciso e pianificato. Siamo arrivati con l’idea vaga di fare delle bandiere ma nessuno di noi sapeva cucire, nessuno aveva mai preso un ago in mano e non sapevamo nemmeno come gli abitanti avrebbero reagito a questo progetto. Approcciando prima i bambini e poi gli adulti abbiamo realizzato i primi bozzetti, raccolto i materiali e poi casualmente, incontrato il sarto, anche fratello di un occupante. Lui ci ha detto “Proviamo a farle” e siamo partiti; aveva una macchina da cucire a pedale che gli era stata regalata ma da tempo non aveva occasione di utilizzarla. Nonostante questo sembrava che non avesse mai smesso e grazie alla sua abilità, il tutto si è realizzato passo dopo passo.
Un esperimento il cui risultato non era chiaro benché l’idea lo fosse. Anche gli occupanti all’inizio non sapevano bene quale sarebbe stato il risultato: vedevano che arrivavamo al Neruda, ci mettevamo a disegnare, a cucire e poi, giorno dopo giorno, il progetto ha preso forma.
Siamo rimasti sorpresi, non solo loro ma anche noi, nel vedere le 14 bandiere allestite nell’atrio dell’occupazione, cuore pulsante e luogo di transito per recarsi nelle proprie abitazioni o per le persone che vengono per partecipare alle iniziative e alle attività.
Rispetto alla “street art” il progetto “Ultrabandiere” dove si colloca?
Innanzi tutto non ci piace definire il progetto delle “Ultrabandiere” come street art, lo concepiamo come un esempio di arte collettiva e pubblica. Le bandiere adesso sono esposte qui, ma in futuro potranno essere esposte in altri luoghi come ad esempio nei musei di arte contemporane
Lo scopo del progetto è quello di portare le bandiere, gli occupanti e le loro storie, in posti differenti. È un’opera diversa da tante azioni, tanti progetti di street art o muralismo che oggi gli artisti realizzano “mordi e fuggi” nelle periferie dipingendo grandi facciate, di grande impatto, ma poi andandosene via subito dopo. Il nostro progetto, invece, è totalmente autofinanziato, autoprodotto, non ci sono sponsor e la conoscenza del luogo e stata lenta e graduale. Le persone che lo vogliono sostenere possono contribuire acquistando alcune delle nostre serigrafie rientrando in questo modo delle spese sostenute.
Siaka uno degli autori delle bandiere, abitante dello Spazio Popolare Neruda ci racconta:
“Io sono Siaka, abito qua da quasi tre anni, mi trovo bene, ho costruito diverse amicizie importanti, che per me sono come fratelli e sorelle, perchè lottando insieme abbiamo una casa.
Facciamo diverse attività e anche questo progetto delle bandiere per me è stato una possibilità di esprimermi.
Ho deciso di mettere la storia di Kuntakinte, che è antica e molto lunga: parla di schiavismo e di quello che gli americani hanno fatto agli schiavi. Non devono mai più accadere cose del genere, non ci possono essere schiavi solo perchè hanno un colore diverso della pelle.
Sono contento che attraverso la mia bandiera posso far vedere questa storia e cosa è il Neruda oggi per me”.
Invitiamo tutt* a passare a trovarci!
ULTRABANDIERE – FINO AL 28 MAGGIO ORE 18:00-20:00 (o su appuntamento scrivendo alla pagina FB dello Spazio popolare Neruda) – C.so Ciriè 7 – Torino
Orari : 11- 20 fino a sabato 25 maggio.
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