Le “bufale” sul caso Moro
Hai visto le ultime novità “storiche”?
Siamo nell’era dei truffatori da due soldi, ormai. Quella che era una storia a suo modo grande, su cui ci si scontrava tra dietrologi sedicenti “di sinistra” e protagonisti di quella stagione rivoluzionaria, è ormai ridotta a magazzino di reperti in cui ogni coglione che pensa di guadagnarci qualcosa entra, dà un’occhiata in giro, e spara la sua scemenza.
Su che basi dici questo?
È nelle cose che stanno sui giornali oggi, il problema è che sono pochissimi ormai quelli che sanno leggere… Andiamo con ordine. C’è una lettera scritta cinque anni fa da un “ex agente dei servizi” che si ritrova in punto di morte e si vuole, dice, “scaricare la coscienza”. E cosa fa? Scrive che lui stava su quella moto, che stava agli ordini di di Guglielmi, ma “di più non posso dire”? Per il resto “cercate voi”? Ma come!? La lettera – l’hai disposto tu stesso – verrà inviata solo sei mesi dopo la tua sepoltura e ti tieni il segreto vero e proprio? Una boiata pazzesca, e questo senza neanche affrontare la dinamica dell’azione di via Fani, che evidentemente non conosceva e non si era nemmeno studiato bene…
Ma una moto è stata vista…
Sì, certo. È passata una moto… hai capito quant’è strano, a Roma… Ma di sicuro non avevamo “bisogno di protezione” contro dei passanti. Basta leggere gli atti dei processi, o anche i giornali d’allora, o la memorialistica di ex combattenti – “pentiti” e non – per verificare che qualsiasi gruppo guerrigliero era abituato a garantirsi da solo una “copertura” da eventuali imprevisti. L’elemento decisivo non è il passaggio di una moto, ma il tentativo di farlo diventare “il dettaglio che cambia la Storia”; una bufala, insomma.
E infatti i giudici archiviano la “rivelazione”… Ma perché è così facile strappare decine di pagine di giornali sparando “scemenze” su via Fani?
Perché non c’è uno “Stato” vero e proprio, alla francese, a controllare la memoria storica. Questa è res nullius, ogni parte politica può raccontarsela come vuole. Abbiamo visto gente Giorgio Pisanò o Giampaolo Pansa “riscrivere la Resistenza”, senza che nessun potere statuale avesse niente da eccepire; e dire che siamo “una Repubblica nata dalla Resistenza”… È esistita anche una “dietrologia di destra”, con l’on. Fragalà e pochi altri. Diceva le stesse scemenze degli ex Pci, sugli stessi episodi; si limitava a mettere un agente del Kgb al posto di uno della Cia o del Sisde. Poca fantasia… si vede che gli sceneggiatori migliori sono collocati “a sinistra”. Stiamo parlando dell’evento più importante di oltre un decennio di guerriglia urbana, l’unico che abbia coinvolto uno dei pochissimi leader-chiave della politica italiana. Tutto il resto è stato dimanticato, Moro viene riesumato ogni volta che serve. O che qualcuno vuole guadagnarci quealcosa.
C’è qualche analogia con l’infortunio occorso a Ferdinando Imposimato?
Si tratta più o meno della stessa cosa. Anche qui c’è un ex poliziotto – lì era una guardia di finanza – che ha “sfiorato” un fatto centrale della Storia e cerca visibilità, interviste, soldi o chissà che altro. Possono provarci perché, ripeto, non c’è una “memoria certificata”, in qualche misura definitiva. E quindi giocano sui “desideri” di questa o quella cordata politica, riciclando vecchi “misteri” e proponendosi come “variante sul tema”. Penso che ce ne saranno ancora altri, perché trovano terreno fertilissimo nell’analbetismo politico di ritorno, anche in personaggi che pure dovrebbero avere una “struttura” intellettuale e critica abbastanza solida.
Pensi sempre a gente che viene dal Pci?
Più o meno sì, perché chi è passato per i gruppi extraparlamentari o l’autonomia dovrebbe essere un po’ più corazzato. Qualche settimana fa, per esempio, ero stato invitato a presentare un romanzo che ricostruiva la militanza di un comunista bolognese dalla Resistenza agli anni ’80. Una “storia romanzata”, diciamo, ben scritta e ottimamente documentata; ma che quando arriva al sequestro di Aldo Moro accetta supinamente la “misteriosofia”. Faccio il mio intervento, parlo bene di quel che mi è piaciuto, ma obietto che intorno alla vicenda delle Brigate Rosse e quell’episodio particolare proprio non ci siamo. Del resto, tutta questa dietrologia si regge ormai soltanto sull’allungare “ombre di ambiguità” su Mario Moretti; che, spiego, è anche l’unico brigatista di via Fani ancora in galera. Il che, tra persone intelligenti, taglia la testa al toro: ma come, dici che ha “fatto un favore” al potere uno che sta ancora in galera dopo 33 anni? Si alza Mauro Zani, vecchio e solido dirigente del Pci bolognese, ex eurodeputato, ecc, a dire “Non è vero! È in semilibertà…”. Non so se è chiaro cosa significa: stai in galera, la mattina esci e vai a lavorare, sei controllabile e controllato sul lavoro, così come a casa dove passi a mangiare prima di rientrare di nuovo in carcere la sera; se vuoi avere qualche giorno di “licenza” devi chiedere permesso al giudice; se la vuoi passare in un luogo diverso dalla tua abitazione (chessò, al mare, se hai una famiglia), la polizia viene mandata a verificare l’abitazione; se sei ospitato da qualcuno parte un’indagine sull’ospitante… Nel caso di Mario si è arrivati a questo assurdo: aveva chiesto di venire a Roma per la presentazione di un libro, e Erri De Luca si era offerto di ospitarlo. Diavolo! un ospite conosciuto, famoso, uno scrittore tradotto in parecchie lingue… Beh, la polizia risponde che “a loro risulta che De Luca Erri sia in realtà un muratore con precedenti per manifestazioni non autorizzate, ecc”. E il giudice – che evidentemente non conosce neanche lui Erri – rifiuta il permesso di venire a Roma.
Questa è la vita quotidiana di uno che viene “premiato” per aver “lavorato per il potere”? E ai nemici che gli fanno, allora? Vorrei timidamente ricordare che un “agente” vero, la galera, non la vede proprio; nemmeno quando viene scoperto. Persino un agente condannato, ad un certo punto, per la strage di piazza Fontana – Guido Giannettini – non ha fatto più di sei mesi in tutto, prima di essere scarcerato con tutti gli onori e messo al sicuro in un posto di suo gradimento.
Mario sta invece dentro da 33 anni, di cui gli ultimi in “semilibertà”. E un politico con l’esperienza di Zani – uno che ha fatto in tempo a vedere la polizia sparare sui manifestanti e i suoi compagni di partito finire arrestati – non sa più distinguere la realtà di un prigioniero (sia pur “semi”, dopo tantissimi anni di “totalmente”) dalla narrativa dietrologica? Se è così – ed è così, purtroppo – qualsiasi truffatore che sia passato vicino a questa storia può “tentare” la sua mossa. Troverà sempre qualcuno disposto a giocarlo mediaticamente. E’ business storiografico. Rende sempre, e torna utile per spezzettare la Storia in romanzetti sporchi. Certo, ci vuole un “pubblico” di bocca buona… Ma mi sembra che se lo siano creato a immagine e somiglianza, grazie anche agli ex Pci.
Intervista realizzata da Contropiano.org
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