InfoAut
Immagine di copertina per il post

Livorno, avvisi di spettacolo senza garanzia

Intendiamoci subito: l’avviso di garanzia a Filippo Nogarin è materia che ha consistenza reale. Non è una invenzione di una qualche scuola creativa del diritto. Quando dalle voci prima, e dalle certezze di avviso poi, si passerà all’analisi dei documenti, e delle procedure, si potrà dire qualcosa di più in materia. In questo senso c’è bisogno di documenti, non di voci o di indiscrezioni. Su questo genere di avvisi di garanzia abbiamo già scritto, in questo articolo ed in quest’altro. Avvisi di garanzia per i bilanci di Aamps che proprio i 5 Stelle hanno portato nell’orbita del tribunale con la decisione del “concordato in continuità”. Si tratta soprattutto di dinamiche dei bilanci Aamps in epoca di regno Pd, e uno votato dalla nuova giunta dopo pochi mesi dall’insediamento. Poi c’è la questione dell’assunzione dei 33 precari e quella del “licenziamento” del consiglio di amministrazione. Ribadiamo, dunque, che in questa vicenda, al momento e anche per tutti gli altri indagati in quota Pd, si tratta di reati legati a procedure amministrative e alla grave crisi finanziaria di Aamps. Se qualcuno cerca lo scandalo e i racconti di saccheggi e ruberie in questa vicenda difficilmente li troverà, anche se possono essere stati commessi errori. Ma come detto servono i documenti dettagliati per poter commentare definitivamente. Per ora sappiamo che gli indagati sono saliti a 18 di cui due 5 Stelle (sindaco e assessore), il nuovo CdA e almeno sette tra politici, amministratori o dirigenti in quota Pd (tra cui ex sindaco ed ex assessore).

Noi diverse cose le abbiamo dette da tempo: che il concordato, nelle forme frettolose maturate quest’autunno, sarebbe stato un salto nel buio, e che Livorno sarebbe stata commissariata dal tribunale (vedere nostro giornale cartaceo di maggio) e presa in ostaggio dallo spettacolo televisivo dei tg e dalle elezioni romane. Lo diciamo da tempo come diciamo che, dietro le quinte dello spettacolo nazionale e della politica locale, c’è tanta voglia di mantenere un modello economico e politico regressivo. L’articolo de Il Tirreno sul ciclo di rifiuti locale, giusto poco prima dell’avviso di garanzia a Nogarin, è esemplare: si invoca un modello che è buono solo per la concentrazione dei capitali, si evita di evidenziare la necessità di posti di lavoro dedicati al ciclo della differenziata e si tace più possibile sui morti per tumore provocati dall’incenerimento. Una nostalgia dei modelli Bassolino – economici e politici – che cerca di tenersi in piedi dando del fanatico a chi ha visto concrete alternative a questo modello. Con la speranza che le paralisi della giunta 5 Stelle, sulla questione di Aamps, serva a delegittimare il riciclo.

Il problema, tuttavia, non è solo locale ma, anche, nazionale: Livorno è diventata ostaggio della partita doppia sugli avvisi di garanzia tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Una scenografia della partita doppia, il cui teatrino mediale della rappresentazione è in gestione al clan renziano, nella quale i protagonisti polemizzano sul peso dell’avviso di garanzia. Se valga, agli occhi dell’opinione pubblica, più quello di Nogarin o quello di Lodi; se pesi di più la condanna in primo grado di Soru o l’avviso, per abuso di ufficio, alla presidente 5 Stelle del consiglio comunale di Bagheria. L’unico metro per “pesare” il valore degli atti in questa partita doppia, e quindi nei rapporti di forza tra i partiti, è lo spettacolo. Siccome il clan renziano governa la tv, non solo la pubblica ma anche quella privata con la pubblicità del governo indirizzata alle reti Mediaset, questo spettacolo segue la trama preferita dal presidente del Consiglio. Ma è anche vero che, tra una pesatura dell’avviso di garanzia e l’altra, i partiti nazionali non mostrano idee per l’uscita da una crisi, ormai quasi decennale, di questo paese.

Lo spettacolo degli avvisi, che appena nasconde un’altro capitolo della crisi degli attuali cartelli elettorali, non dà così nessuna garanzia che il dibattito poltitico mainstream torni a livelli di sensatezza. Qualche giorno fa, leggendo un articolo della Frankfurter Allgemeine (che non è esattamente la Pravda di Lenin) venivano quasi le lacrime agli occhi: un corsivo di prima pagina dedicato all’urbanistica e all’economia delle città. Mentre in Italia la prima pagina è, quando non in appalto agli uffici stampa della Bce, in mano alla cronaca degli avvisi di garanzia da un quarto di secolo. Con dei giornalisti che, non negli anni ma nei lustri, hanno raffinato il genere letterario del commento all’avviso, alla procedura alla sentenza. Davvero quasi venivano le lacrime agli occhi: anche letta in modo conservatore, come è nel taglio delle Frankfurter, lì si parlava di politica, in prima pagina e sul tema cruciale del futuro delle città. Si crede che in Germania non si ruba? Recentemente il presidente del Bayern si è fatto il carcere, la federcalcio è stata squassata da gravi scandali di corruzione, c’è stato lo scandalo Volskswagen, le banche sono piene di titoli tossici come nessuno in Europa (e la stessa Frankfurter ha nascosto a pagina 19 l’inchiesta della procura di Trani su Deutsche Bank), i Laender hanno dei buchi di bilancio giganteschi. Ma un paese risolve i propri problemi nel primato del dibattito politico, quello che deve entrare nel merito delle criticità sistemiche, non in quello della cronaca dei tribunali.

In questo paese, per rendere l’idea, i ventenni –e se andiamo a veder bene le date delle cronache anche la grande maggioranza dei trentenni- sono cresciuti pensando che la politica sia qualcosa di legato alle polemiche attorno dall’avviso di garanzia. Da Mario Chiesa a Berlusconi, ai casi Lodi e Livorno. Avviso di garanzia che ormai non ha nessun rapporto con la politica, e con il dibattito su come intervenire sui punti critici che le inchieste rivelano, ma solo con le politiche di branding. Politiche che risultano vincenti per un partito tanto più se questo riesce a convincere l’opinione pubblica che l’avversario ha collezionato più avvisi di garanzia di lui. In virtù della politica dello scandalo che un tempo regolava i rapporti di forza nelle corti e oggi lo fa nei, e tra, cartelli elettorali.

E poi basta davvero a trasformare Livorno in un set, o in uno dei tanti argomenti per battutine da lesionati su twitter e facebook: ce ne siamo accorti, quattro anni, fa alla morte del povero Morosini che Livorno interessava, come tutte le città del resto, solo come perimetro di spettacolo. Due anni fa poi, alla caduta del Pd, la stampa nazionale riuscì a collezionare zero tituli nel comprendere cosa era accaduto a Livorno: cercavano folkore e dove non lo hanno trovato lo hanno prodotto. Oggi, come da diversi mesi a questa parte, la città interessa come location dello spettacolo itinerante degli avvisi di garanzia, come tappa di un tour. Nessuno, in tutto questo spreco di informazione, che abbia regalato un commento, un parere, una informazione insomma sapere utile ad una città che vive una gravissima crisi. Interessiamo solo per i Tg della 20.

Bravi continuate così, senza neanche rendervi conto che l’informazione italiana all’estero è considerata per quello che è, cioè spazzatura (e senza riciclo), noi i nostri problemi cercheremo di risolverceli a casa nostra.

redazione, 8 maggio 2016

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

“Una poltrona per due” e il Natale violento del capitale

Perché ogni anno, Una poltrona per due (Trading Places, 1983), di John Landis, viene puntualmente trasmesso dalla televisione italiana in occasione della vigilia di Natale?

Immagine di copertina per il post
Culture

Emilio Quadrelli, un comunista eretico contro la guerra

Non vi può essere alcun dubbio che tutto il percorso intellettuale e politico di Emilio Quadrelli, scomparso nel 2024, si situi interamente nella scia dell’eresia.

Immagine di copertina per il post
Culture

Le guerre del Nord e il futuro degli equilibri geopolitici ed economici mondiali

A ben guardare, però, lo scontro apertosi ormai da anni, per il controllo delle rotte artiche e delle materie prime custodite dal mare di ghiaccio che corrisponde al nome di Artico ricorda per più di un motivo la saga della corsa all’oro del Grande Nord che l’autore americano narrò oppure utilizzò come sfondo in molti dei suoi romanzi e racconti.

Immagine di copertina per il post
Culture

Imparare a lottare: la mia storia tra operaismo e femminismo

Torna disponibile in una nuova edizione ampliata, nella collana Femminismi di ombre corte,  L’arcano della riproduzione di Leopoldina Fortunati, uno dei testi di riferimento nella teoria femminista marxista italiana — e non solo.

Immagine di copertina per il post
Culture

Un’Anabasi post-sovietica. Storia del Gruppo Wagner

Gli uomini in mimetica camminano soli o a coppie dentro fitti banchi di nebbia, a malapena si intravedono i campi desolati attorno alla lingua di cemento.

Immagine di copertina per il post
Culture

Il primo vertice antiterrorismo internazionale – Roma 1898

Un evento spesso trascurato dalla storiografia italiana, anche da quella che si è occupata del movimento operaio e delle sue lotte, ma che obbliga a riflettere su una serie di nodi ancora tutti da sciogliere

Immagine di copertina per il post
Culture

Frankenstein, quel mostro nato dalle ombre oscure della guerra

Al mostro viene negato un nome e una individualità, esattamente come al proletariato

Immagine di copertina per il post
Culture

“No Comment”: i Kneecap tornano a colpire con Banksy

Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire.

Immagine di copertina per il post
Culture

Israele sull’orlo dell’abisso

Ilan Pappé, La fine di Israele. Il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina, Fazi Editore, Roma 2025, pp. 287

Immagine di copertina per il post
Culture

Se la Cina ha vinto

Se l’obiettivo di un titolo apodittico come “La Cina ha vinto” è convincere il lettore della validità della propria tesi, Alessandro Aresu vi riesce pienamente.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Perde un occhio per un lacrimogeno sparato ad altezza persona: la battaglia di “Lince”

La sera dello scorso 2 ottobre un’attivista di 33 anni ha perso un occhio a causa di un lacrimogeno lanciato ad altezza d’uomo dalle forze dell’ordine.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Combattere la macchina genocidiaria!

Ripensare il due, la divisione, la rivoluzione

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Viva Askatasuna! Torino e la deindustrializzazione

Una volta chiamavano Torino la città dell’automobile.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Aska è di chi arriva. Chiedi del 47

In questo momento più del solito, ma non è un fenomeno specifico di questi giorni, sembra esserci una gara a mettere etichette su Aska e sulle persone che fanno parte di quella proposta organizzativa.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Sanzioni per lo sciopero generale del 3 ottobre: il governo Meloni prova a vendicarsi

La Commissione di Garanzia sulla legge 146 ha emesso la sua prima sentenza contro gli scioperi dello scorso autunno, facendo partire una prima pesante raffica di sanzioni contro l’agitazione che è stata proclamata senza rispettare i termini di preavviso a causa dell’attacco che stava subendo la Flotilla.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Allevatori ed agricoltori di nuovo in protesta in Belgio e Francia.

Di seguito ripotiamo due articoli che analizzano le proteste degli agricoltori che in questi giorni sono tornate ad attraversare la Francia ed il Belgio.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Torino: “difendere l’Askatasuna per non far spegenere la scintilla di ribellione che Torino ha dentro”

“La grandissima manifestazione di risposta allo sgombero è stata la reazione di Torino che si è riversata nelle strade per difendere quella sua radice ribelle che non si vuole che venga cancellata.”

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La violenza che non fa notizia

La violenza dello Stato: sgomberi, gas CS, idranti ad altezza persona e una narrazione mediatica che assolve chi colpisce e criminalizza chi resiste.