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Nutrire la rivoluzione.

Che rapporto c’è tra città e campagna, che rapporto vediamo tra la questione del cibo – della possibilità di un suo approvvigionamento – e la rivoluzione che immaginiamo. Sono alcuni dei temi del libro “Nutrire la rivoluzione. Cibo, agricoltura e rottura rivoluzionaria”, pubblicato da Porfido edizioni per la collana i Sanpietrini nel 2023.

Di seguito pubblichiamo la registrazione della presentazione del libro svoltasi a Torino.

La decisione di tradurre e pubblicare due testi di John Clegg & Rob Lucas e Jasper Bernes rispettivamente dal titolo “Le tre rivoluzioni agricole” (originariamente pubblicato su Endnotes, rivista americana) e “Il ventre della rivoluzione: agricoltura, energia e futuro del comunismo” da parte dei traduttori e autori dell’introduzione del libro, è la constatazione di un vuoto nella storia dei movimenti sui tentativi di ragionare sulla rivoluzione scendendo in profondità per delineare i contorni di come organizzare la vita, il lavoro, la società nel suo complesso una volta che ci si sarà sbarazzati del capitalismo.

Questa mancanza è un dato epocale e si possono individuare molteplici ragioni, esplicitate nell’introduzione al libro. Innanzitutto, una causa soggettiva, legata alla debolezza dei conflitti qui e altrove, che raramente arrivano a un livello tale di scontro che rendano queste questioni urgenti da affrontare; in secondo luogo, come strutturalmente il capitalismo ha modificato il mondo, rendendo sempre più complessa la sua compresione; e, in ultimo, l’immagine dell’irreversibilità che il capitalismo ha proiettato sull’intero pianeta. Fino a qualche anno fa la retorica utilizzata dal sistema era “viviamo nel migliore dei mondi possibili”, oggi questa narrazione è cambiata per lasciare spazio al messaggio che questo sia “l’unico mondo possibile in cui possiamo vivere”. Ne è una dimostrazione l’epoca delle pandemie, inaugurata dal Covid, che si struttura su un paradosso: da un lato, il processo di devastazione ambientale, antropologico e sociale non è mai stato così feroce dall’altro, la controparte riesce ad autoimporsi come necessaria attraverso la spirale di soluzioni tecniche che propugna come uniche di fronte ai problemi che il sistema stesso ha creato.

I testi racchiusi nel libro riportano in primo piano il tema sulla rivoluzione per uscire dai vicoli ciechi in cui il capitalismo ci ha spinto a forza. Viene sottolineato come sia necessaria una prospettiva rivoluzionaria, in quanto non esistono soluzioni tecniche all’altezza ma occorre ripensare una società dalle condizioni che permettano una vita e un’organizzazione sociale non mediata dal profitto.

“Il ventre della rivoluzione” parte da un impasse, ossia la difficoltà per i movimenti a definire contro cosa si battono, cosa vorremmo superare in questo mondo, una difficoltà che per Jasper Bernes deriva dalla complessità del mondo che definisce come “una totalità indeterminata”, e che quindi rende complesso decidere da quali aspetti partire per agire. Il metodo proposto dall’autore è di restringere il campo della questione, scegliendo un nodo per poi osservarlo da una prospettiva di profondità. Il punto che tutti si dovranno porre è il cibo, ossia come alimentarsi in una nuova società. Nel rapporto tra città e campagna si individua la nascita del capitalismo, l’origine della società capitalista deriva dal rapporto con la terra. La rivoluzione dovrà superare il modo in cui il capitalismo affronta questo punto, senza ricadere negli errori della prima rivoluzione agricola, quella neolitica, né in quella capitalista, identificata con la seconda rivoluzione agricola caratterizzata dai passaggi tencologici che hanno permesso di incanalare le masse nell’industria. Quale sarà la terza rivoluzione? Quella comunista, che dovrà avere come centrale la questione agraria. Nel libro sono identificati alcuni temi di massima che dovrebbero guidare nel rapporto con la terra in ottica rivoluzionaria, ad esempio il tema del rapporto della sinistra storica e la tecnologia, la questione energetica, immaginare scenari possibili in momenti di rottura rivoluzionaria.

Precedentemente era uscito nel 2020, edito da Red Star Press, il libro dal titolo “Comunismo e logistica” che pone per la prima volta il tema della logistica nel dibattito politico marxista negli USA. A partire da una lettura del ciclo di mobilitazione mondiale del 2011, diffusosi dalle piazze europee all’occupy americano, e in particolare dell’esperienza di lotta del blocco del porto di Okland, si introduce la questione del blocco della logistica e della circolazione delle merci come prioritaria nell’ottica di imporre una rottura in un’epoca in cui il capitalismo è totalizzante in ogni aspetto della vita produttiva e riproduttiva. Questione rimasta aperta nel dibattito politico all’interno dell’ambito marxista in quanto il passaggio effettuato in questo libro di Jasper Bernes, ha generato un dibattito che ha condotto al tema dell’approvvigionamento alimentare. La necessità di un ragionamento intorno a questa questione nasce dunque a fronte della domanda di come sia materialmente possibile immaginare una rivoluzione, che per essere considerata tale implica il blocco della catena della logistica a livello generale e globale, che possa garantirsi la soddisfazione a livello di massa dei bisogni fondamentali, come la sostenibilità alimentare, della società che dovrà costituirsi su nuove basi al di fuori del sistema capitalistico.

Buon ascolto!

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