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Regionali in Francia: FN non sfonda, ma l’ago della bilancia pende a destra

La crescita della paura dell’ elettorato medio – del nocciolo duro della borghesia – e la tenuta sostanziale , almeno tra gli elettori, del “patto repubblicano” ha spostato l’asse delle preferenze elettorali a destra, travasando i timori socialisti di una crescita dell’estremismo nazionalista verso le posizioni più vicine del redivivo Sarkozy. L’opzione dell’ex premier esce così decisamente rafforzata, mentre i socialisti conservano 5 regioni per quanto in crisi costante di consensi e credibilità

Lo smacco per Marine Le Pen e famiglia è grande nella misura in cui la retorica della paura ha portato anche questa volta a preferire la classica opzione di centrodestra (Repubblicani) piuttosto che la novità lepenista, determinando un numero di elettori molto superiore a quello del primo turno e con conseguenze importanti. Come ad esempio la perdita da parte della fazione socialista delle roccaforti storiche del Nord-Pas de Calais e della Provenza: due zone caldissime soprattutto sul tema migrazione in cui la propaganda del Front National avrebbe avuto man bassa se non fosse stata perfezionata l’intesa repubblicana dei partiti moderati. Probabilmente questa era la congiuntura migliore possibile per la Le Pen al fine di monetizzare il consenso largo ottenuto al primo turno, che però anche questa volta non è riuscito a tradursi in governo.

Resta di fatto la sensazione che sebbene non abbia sfondato elettoralmente, il fiato dell’estrema destra sul collo dei partiti alternatisi in questi anni al timone dell’austerità sia lungi dall’ essere scacciato, in una complementarità che vede la fierezza risvegliata della “francesità” in ottica nazionalista a seguito del 13N da un lato, e un securitarismo che mai come prima accomuna le diverse linee politiche. La Le Pen ha vinto nell’imporre l’agenda politica, per quanto poi questa sia stata catturata a grandi linee nel programma di Sarkò che attraverso il suo volto “moderato” è riuscito a capitalizzare il bombardamento mediatico sulla Republique sotto assedio.

Proprio il securitarismo come risposta alle paure crescenti del sempre più risicato elettorato medio francese è la leva dello spostamento costante a destra delle preferenze; una dinamica volontariamente non arginata da un PS la cui disfatta alle elezioni presidenziali del 2017 appare assai probabile, mentre migrazioni e politica estera sembrano essere sempre più i temi che decideranno se la bilancia potrà pendere ulteriormente a favore del Front National; o al contrario preferire ancora una volta l’approccio finto-centrista di un Sarkozy, comunque ancora sotto inchiesta per i numerosi illeciti della sua presidenza ed atteso al varco dai suoi compagni di partito.

Da sottolineare, in questo contesto, l’exploit di “Pè a Corsica”, la lista che rappresenta l’unione degli indipendentisti e degli autonomisti corsi vince le elezioni con più del 35% dei voti e mostra le tribolazioni della popolazione dell’ isola nei confronti delle politiche centrali degli ultimi anni.

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