Repressione dentro e fuori gli stadi: dal caso Speziale al caso Cucchi
Bergamo – E’ stato il tema della repressione e della cattiva giustizia il fulcro del dibattito che si è svolto sabato pomeriggio alla 12° Festa della Dea. Un tema che riguarda non solo il mondo ultras, ma tutti coloro che sono scomodi o troppo deboli per difendersi. Partendo dal caso Speziale, il ragazzo condannato a 8 anni di carcere per l’omicidio dell’ispettore Raciti fino al caso Cucchi, senza dimenticare tutti coloro che negli ultimi anni hanno pagato con la vita la prepotenza delle forze dell’ordine e il silenzio voluto dello Stato.
Al dibattito hanno partecipato i difensori di Speziale Giuseppe Lipera e Grazia Coco, l’avvocato Giovanni Adami, impegnato da ormai diversi anni come legale delle tifoserie, i genitori di Stefano Cucchi, deceduto nel 2009 dopo un arresto e alcuni rappresentanti della tifoseria organizzata bergamasca.
Le testimonianze degli avvocati e quelle dei genitori di Stefano hanno posto l’accento su quello che è ormai diventato il tema centrale di queste vicende: la totale discrepanza tra verità dei fatti e quella che emerge dai tribunali.
Gli avvocati hanno presentato le loro tesi sull’innocenza di Speziale, e soprattutto le prove che secondo loro la confermano inconfutabilmente. In particolare i rapporti dei Ris di Parma e del medico legale che affermano che l’ispettore Raciti non è morto a causa di un oggetto lanciatogli addosso, e la testimonianza (poi ritrattata) dell’autista del mezzo delle forze dell’ordine coinvolto negli scontri, che afferma di aver sentito durante la retromarcia un forte botto e di aver successivamente visto l’ispettore accasciarsi a terra.E’ un quadro desolante quello che emerge dall’incontro ospitato dalla tifoseria atalantina: un sistema giustizia che colpisce con estrema durezza i deboli e che non riesce a stabilire alcuna verità quando a essere coinvolti sono personaggi di un certo peso o appartenenti alle forze dell’ordine, che sembrano essersi garantiti una sorta di impunità.
I genitori di Stefano, che da anni ormai si battono perché la verità sulla morte di loro figlio venga a galla, hanno ribadito il concetto, sottolineando come loro si siano trovati accusati dalle stesse istituzioni, che avrebbero dovuto difendere i loro interessi e soprattutto i diritti di Stefano.
L’incontro si è concluso con l’intervento di un esponente della curva atalantina che ha evidenziato come e con quali parole la stampa locale affronta le questioni riguardanti gli ultras.
Fonte: bgreport
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