Riot a Brooklyn dopo l’uccisione di un ragazzo per mano della polizia
New York: sabato due agenti di polizia uccidono a colpi di pistola un ragazzo di 16 anni fermato in mezzo alla strada. Lunedì sera durante il corteo organizzato da familiari e amici per ricordarlo la rabbia contro gli abusi delle forze dell’ordine esplode.
Un nuovo brutale episodio di omicidio avvenuto per mano della polizia statunitense arriva dal quartiere di Brooklyn, dove sabato scorso un ragazzo di 16 anni di origine afroamericana, Gray, è stato ucciso a colpi di pistola da due agenti.
Erano le 11.30 di sera e Gray si trovava assieme ad altri coetanei quando i due agenti, in borghese, lo hanno avvicinato a bordo di un’auto chiedendogli di identificarsi. A questo punto, ancora una volta, la versione fornita dalla polizia stride con quanto affermato dagli amici del ragazzo e dai familiari: secondo gli agenti Gray si sarebbe avvicinato e avrebbe puntato un’arma contro la polizia, che ha risposto facendo fuoco sul giovane. Undici colpi di pistola, una violenza brutale e inaudita qualunque sia stata la reazione di Gray al momento del fermo. Il ragazzo è morto poco dopo essere arrivato in ospedale.
I suoi amici hanno contestato la versione della polizia, affermando tra l’altro che al momento degli spari Gray era fermo, che non ha tentato di scappare e che continuava a urlare chiedendo di non essere ucciso.
Lunedì sera centinaia di persone tra amici, parenti e abitanti di Brooklyn si sono radunate in strada per una veglia di ricordo per il ragazzo; quando il corteo è giunto nei pressi della stazione di polizia locale, la rabbia è esplosa e un gruppo di giovani ha tentato di avvicinarsi all’edificio, già presidiato dalle forze dell’ordine.
A quel punto sono scoppiati scontri con la polizia e assalti ad alcuni negozi locali; un ragazzo è stato arrestato.
Ad essere sotto accusa è ancora una volta la sostanziale impunità di cui godono gli agenti di polizia, che in alcuni quartieri spadroneggiano al di fuori di ogni controllo; un comportamento incoraggiato, tra l’altro, dalla legge nota come ‘Stop and frisk’ sulle perquisizioni, di cui la polizia troppo spesso abusa per fermare arbitrariamente giovani e procedere ad identificazioni che molte volte si sono risolte in episodi di violenza o, ancor peggio, in omicidi a danno del malcapitato.
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