Se il Corriere si lancia in distinguo coloniali
L’espressione ha fatto anche insorgere oggi il prof. Belardelli che grida all’anacronismo. “Crimine contro l’umanità” è un termine posteriore all’epoca coloniale e sarebbe ingiusto, addirittura incomprensibile, utilizzare termini non coevi per parlare oggi di episodi storici. Un’osservazione di dubbio valore epistemologico, soprattutto visto il contesto. Si criticano qui le dichiarazioni di un politico che non scrive di storia delle mentalità ma che è chiamato a rendere conto delle pubblica posizione di un paese su un determinato tema in maniera chiara e comprensibile. Il dubbio aumenta leggendo l’articolo. In effetti, al pur giusto richiamo ad evitare una “giuridificazione” del giudizio non si accompagna un invito agli storici a lasciar parlare chi quelle invasioni le ha subite e, perché no, farlo coi termini degli stessi popoli oppressi. Belardelli avrebbe potuto, per fare un esempio tra i tanti, invitare a non usare vuote categorie giuridiche per parlare del massacro Debra Libanos. Il viceré Rodolfo Graziani, in risposta a un attentato della resistenza etiope, fece aprire il fuoco sulla folla uccidendo quasi 2’000 persone. Succedeva 80 anni fa, il 19 febbraio 1937. Il commento di Belardelli è invece un invito a non “condannare come criminali” personaggi storici occidentali che avrebbero avuto a che fare con la storia coloniale. È la “perdita di senso della storia nella cultura europea” che preoccupa il professore, in particolare il fatto che non si riconosca più che sono stati “i grandi avvenimenti europei” a scandire le diverse epoche storiche. Gli effetti di questo ritmare la storia sui popoli costretti a danzare non è dato sapere. Così l’anocronismo diventa una scusa per non parlare di eurocentrismo, di responsabilità politiche e di differenze che pure ben esistevano tra i personaggi buttati da Belardelli nel suo arbitrario calderone dei “colonialisti”.
L’uomo bianco che parlò deve continuare a poterlo fare senza “giudizio”. Per l’uomo (o la donna) nera aspetteremo un’altra volta…
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