Se l’avversione alle larghe intese arriva alla festa del Pd
Lunedì sera, infatti, sul palco della festa c’erano l’ex presidente della Camera, Luciano Violante, e il viceministro dell’economia Fassina, ma poco dopo l’inizio il dibattito è stato più volte interrotto dalle contestazioni che si levavano dalla stessa platea in cui sedevano gli elettori del Pd.
Fischi, urla e frasi di indignazione hanno coperto gli interventi del ministro e del deputato Pd che, imbarazzati, hanno infine rinunciato a prendere parola, mentre Fassina, poco dopo (tradendo una certa agitazione di fronte a questo scenario), ha tentato di mettere una pezza proponendo una riunione interna al Pd di Torino per discutere delle questioni che si levavano dalla platea.
La contestazione di lunedì si è indirizzata soprattutto verso Violante per le sue recenti dichiarazioni di conciliante apertura verso un salvataggio di Berlusconi, sollecitando così i pruriti antiberlusconiani di un popolo del Pd messo ormai di fronte alle tante contraddizioni latenti sulle quali il loro partito si regge precariamente al governo.
Al di là delle questioni sollevate nei confronti dei due deputati, infatti, l’episodio è emblematico di quanto le tanto decantate ‘larghe intese’ sostenute con convinzione innanzittutto dal Pd appaiano ormai impresentabili agli occhi dei loro stessi elettori, che ora contestano l’operato del partito senza troppe mezze misure, mentre a noi restituisce l’immagine decadente di un partito che annaspa giorno dopo giorno stretto tra contestazioni, contraddizioni e politiche sempre più avversate.
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