InfoAut
Immagine di copertina per il post

Trump! Quello spettro per le sinistre che arriva dall’America

Trump è il prodotto sia della crisi che delle scosse di rinnovamento della destra americana. Ha travolto la vecchia destra fondamentalista religiosa, di cui Rubio e Cruz rappresentano pallidi epigoni, e messo in crisi il potere familista dei Bush. Il suo discorso politico è di destra, indubitabilmente, ma parla quel linguaggio universalizzante che gli americani, e non solo, conoscono benissimo: quello del denaro. Senza il Tea party, il movimento della destra di base americana in risposta alla prima vittoria di Obama, probabilmente lo slogan di Trump “fare l’America di nuovo grande”, suonerebbe meno forte. Perchè il Tea Party, per la destra repubblicana, a suo tempo ha rilanciato i temi del “rendere di nuovo forte l’America”, i suoi valori fondativi.

A differenza però dei leader della stagione del Tea Party, Trump non si incarta nel fondamentalismo religioso: riproprone i valori di destra, e anche di destra libertaria, entro una nuova possibile stagione di taglio delle tasse e di fioritura degli investimenti privati. Il linguaggio più generalista e unificante possibile oggi, anche rispetto alla religione: quello dei soldi che arrivano. In questo senso siamo al primo Berlusconi, quello del miracolo italiano. Ma se è chiaro il contorno del bacino elettorale in cui pesca Trump, un elettorato repubblicano che vuol credere di nuovo nel sogno americano, sono meno chiari i motivi per cui mette a bersaglio i trattati, tipici della globalizzazione economica e finanziaria, del Ttip e l’accordo di libero scambio del Pacifico. Ma perché Trump attacca bersagli che sembrano più attaccabili in una stagione genere Occupy Wall Street? Semplicemente perché cavalca le tendenze protezionistiche che emergono ogni volta che il liberismo, il liberoscambismo globale mostra delle crisi assieme alle borse. E’ già accaduto in tutto il mondo , ad esempio, dopo la crisi del ’29, si ripropone oggi. Certo, come si possa applicare il protezionismo oggi, in modo efficace e senza sinistrare l’economia mondiale, è davvero questione complessa. Ma per Trump è già risolta visto che parla, con scioltezza, agli sconfitti della globalizzazione ai quali chiede il voto.

Ma dove si trovano questi sconfitti? Andiamo a vedere un lavoro, nel quale ha collaborato anche il MIT, di tre autori americani (Autor, Dorn, Hanson) The China Syndrome: Local Labor Market Effects of Import Competition in the United Stateshttps://www.aeaweb.org/articles.php?doi=10.1257/aer.103.6.2121 dove si comprende non solo il successo scientifico di questo testo. Ma anche gli effetti devastanti, per la working-class americana, di uno degli aspetti della globalizzazione ovvero la liberalizzazione dell’import cinese: crescita impetuosa della disoccupazione e corsa al ribasso salariale. La “sindrome cinese” da sola spiega almeno un quarto dei posti persi dall’industria americana grazie ai processi di globalizzazione degli ultimi venticinque anni. Non a caso Trump, che ha un passato di dichiarazioni favorevoli al peggior liberoscambismo, per farsi una posizione protezionista, e quindi popolare, ha attaccato, a suo tempo, proprio la Cina.

E ora attacca Ttip (trattato di libero scambio UE-USA) e trattato del Pacifico. Oggi ovviamente non ha alcun senso la predizione su cosa accadrebbe in caso di presidenza Trump. Ha importanza invece capire in quale fenomeno materiale pesca la sua campagna elettorale fatta col linguaggio di chi conosce l’America e i suoi linguaggi: nel mare grosso degli sconfitti della globalizzazione. Delle vittime della sindrome cinese e delle altre sindromi che vagano per gli Usa. L’”America di nuovo grande” è il sogno, riproposto col linguaggio dei talk show e del wrestling, del piccolo mondo antico dove tutti commerciavano e lavoravano. Prima che arrivasse il pericolo da Oriente, dal Messico dai musulmani. Si tratta di far tornare il mondo come era:nell’elettorato repubblicano il messaggio funziona, e pesca in fenomeni reali, vedremo quanto funzionerà alle presidenziali.

Lo scontro Clinton-Trump si propone così, plasticamente, come quello che si delinea tra due differenti reazioni alla globalizzazione. Quello di Trump, prodotto del reaganismo e della deregulation in ogni settore, che oggi invoca il protezionismo e chiama a raccolta gli sconfitti della globalizzazione in Usa. Quello di Hillary Clinton –che dal 1999 può vantare certificate donazioni di Morgan Stanley, Goldman Sachs, J.P Morgan e, finchè era operante, Lehman Brothers- che promuove gli interessi della principale industria americana: la finanza globale. La Clinton, oltre a Wall Street, troverà alleati negli impauriti da Trump e in coloro che temono di perdere ciò che è in piedi dello stato sociale americano a causa del ritorno dei repubblicani. Così le classi subalterne che voteranno a novembre, nel solito mare di astenuti, potranno dividersi in due grandi schieramenti: quelle che scommettono sul sogno dell’America ripristinata con i repubblicani e quelle che invece scommettono sul mantenimento dei residui di stato sociale con i democratici.

Oggi è davvero inutile fare pronostici su cosa accadrà a novembre. Per fare un esempio pochi giorni prima di Lehman Brothers, nell’estate del 2008, John McCain era, di poco, avanti nei sondaggi nei confronti di Obama. Dopo Lehman Brothers, il crollo di McCain, indicato come candidato dell’establishment, a favore di Barack Obama, indicato come candidato del rinnovamento. Da oggi a novembre può davvero accadere di tutto per favorire uno o l’altro candidato. Visto che anche i sondaggi, almeno quelli che si leggono, si basano sugli scenari dell’oggi non su scenari ipotetici.

E’ certa però una cosa. Già intravista con le varie stagioni di candidatura di Marine Le Pen. Le destre quando parlano agli sconfitti della globalizzazione si trovano a loro agio. Linguaggio diretto, comprensibile. Soluzioni orribili ma espresse in modo chiaro, che fa effetto su un immaginario reale, in modo capace di diffondere consenso. Trump in questo senso, visto il ruolo dell’immaginario americano in occidente, è ancora più paradigmatico della Le Pen. Perchè usa degli archetipi che sono si americani ma adattabili ad ogni contesto delle nostre società. Tanto che l’Italia, con Berlusconi li ha abbondantemente anticipati come strumenti di soluzione politica di una crisi sistemica precedente: quella contenuta nel crack della lira entro il sistema monetario europeo nel 1992. Oggi questo tipo di populismo, dopo un quarto di secolo di globalizzazione, mostra un volto tanto ridicolo, enfatizzato dai comportamenti di Trump, quando efficace e popolare dal punto di vista comunicativo. E con una solida base argomentativa chiamata crisi e con il bacino di consenso di vaste platee di esclusi. Questa infografica sull’ineguaglianza reale dei redditi in USA e quella percepita, nel 2012, chiarisce cosa significhi esclusione in quel paese.

https://www.youtube.com/watch?v=QPKKQnijnsM

Trump oggi sta avvicinando una parte di Usa ad allineare ineguaglianza reale e percepita. Con una differenza: la promessa, contenuta nello show, che una volta messe le barriere protezionistiche giuste ognuno ritroverà il suo lavoro perduto.

Se c’è un testo che, più di altri, ha preceduto l’incedere glorioso della campagna 2008 di Obama è Dreams di Stephen Duncombe (2007). Duncombe dice espressamente che, negli anni che hanno preceduto la stesura del suo testo, la destra è stata capace di produrre quel genere di immaginazione che vuol farsi realtà. Lo spettacolo della concretizzazione dei sogni che contiene tre pilastri della comunicazione che fa legame sociale nel mondo contemporaneo: spettacolo, sogni e concretezza. Trump, a modo suo, gioca su questi registri rileggendo il sogno che “le cose tornino come erano prima”. Anche questo un linguaggio spiazzante per delle sinistre che, su qualsiasi piano si collochino, fanno molta fatica ad abitare politicamente il mondo contemporaneo. Lo spettro di Trump, come altri prima di lui, aiuterà un pò queste sinistre a rilegittimarsi, come antidoto contro la barbarie che viene dagli Usa, ma non a risolvere la questione principale. Come parlare e organizzare le masse di esclusi dalla globalizzazione, fenomeno che ha messo in crisi anche le classi medie, che hanno naturalizzato linguaggio e comportamenti ora impolitici ora di destra.

Per Senza Soste, nique la police

3 marzo 2016

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

E’ uno sporco lavoro / 2: assassinare i brigatisti non è reato

Andrea Casazza, Gli imprendibili. Storia della colonna simbolo delle Brigate Rosse (nuova edizione), DeriveApprodi, Bologna 2025. di Sandro Moiso, da Carmilla Più volte su Carmillaonline chi qui scrive ha avuto occasione di annotare come siano ormai numerosissime le storie e le testimonianze riguardanti l’esperienza della lotta armata condotta in Italia da formazioni di sinistra di vario genere. […]

Immagine di copertina per il post
Culture

In uscita il manuale di magia No Tav!

È uscito il Manuale di magia No TAV!, firmato da Mariano Tomatis e Spokkio per Eris Edizioni (2025): al tempo stesso una guida illustrata, un piccolo libro di incanti e un fumetto resistente.

Immagine di copertina per il post
Culture

Alta Felicità 2025: tre giorni di lotta, cultura e partecipazione popolare!

Un’occasione in cui la musica, l’approfondimento politico e la convivialità si intrecciano per dare spazio a pratiche di resistenza, solidarietà e immaginare alternative concrete.

Immagine di copertina per il post
Culture

Leggere la Cina è capire il mondo

Non è semplice, in un periodo di attacco agli atenei e al pensiero non mainstream, trovare studi sulla Cina sottratti al paradigma “noi e loro”.

Immagine di copertina per il post
Culture

«Banditi» per necessità ovvero la Resistenza così come fu

«Una nuova retorica patriottarda o pseudo-liberale non venga ad esaltare la formazione dei purissimi eroi: siamo quel che siamo: […] gli uomini sono uomini»

Immagine di copertina per il post
Culture

Combattere per poter combattere. Storia del pugilato femminile

Nel mondo sportivo attuale la differenza tra ambito maschile e ambito femminile è ancora accentuata sotto molti punti di vista.

Immagine di copertina per il post
Culture

Blackout Fest 2025!

Dal 13 al 15 Giugno a Manituana (Torino)
Torna la festa dell’unica radio libera dell’etere torinese, qui il programma da Radio Blackout.

Immagine di copertina per il post
Culture

L’Eternauta: neve letale su Javier Milei

C’era molta attesa per l’uscita della serie Netflix tratta da L’Eternauta, il capolavoro del fumetto di fantascienza scritto da Héctor Oesterheld, disegnato da Francisco Solano López, e pubblicato sul periodico argentino Hora Cero Suplemento Semanal dal 1957 al 1959, poi ristampato nel 1961 su testata omonima.

Immagine di copertina per il post
Culture

Alcune riflessioni sulla natura e sulla guerra dei contadini tedeschi

Nel 1525 gran parte dell’Europa centrale è stata infiammata da una rivolta sociale: i contadini si sollevarono contro coloro che governavano le loro vite.

Immagine di copertina per il post
Culture

Il nuovo Papa: perché chiamarsi Leone?

Son stati scritti fiumi di parole sull’esito inatteso del conclave e anche sulla ripresa di un nome desueto da oltre un secolo Leone, dicendo troppe banalità.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Cronache di polizia: la stampa embedded e la fobia delle regie occulte

L’ultimo articolo de La Stampa, a firma di Caterina Stamin, sulle inchieste contro i movimenti sociali giovanili torinesi, è un esempio lampante di come, in Italia, il giornalismo di cronaca stia scivolando sempre più verso un linguaggio e una prospettiva di derivazione poliziesca e giudiziaria.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Cosa c’è dietro l’operazione dei Carabinieri contro il Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma?

Riprendiamo il comunicato di Autodifesa Abitativa: Questa mattina 8 tra attiviste e attivisti del Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma hanno subito la perquisizione dell’abitazione e del posto di lavoro con il sequestro dei cellulari, dei computer e di materiale cartaceo di varia natura. Un’operazione con uno spropositato dispiegamento di personale dei Carabinieri e […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il ponte della propaganda: il 9 agosto corteo No Ponte a Messina

Messina. Manca poco alla prossima manifestazione No Ponte. L’appuntamento è il 9 agosto alle 18.00 a Piazza Cairoli. Di seguito l’appello del movimento No Ponte.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Carceri: il rapporto di metà anno dell’associazione Antigone

Carceri. Antigone “Emergenza penitenziaria: sovraffollamento, caldo insopportabile e diritti calpestati. Il carcere continua a essere un’emergenza ignorata”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Freedom Flotilla: atterrato a Fiumicino Antonio Mazzeo, “Deportato da Israele”

Antonio Mazzeo – uno dei due attivisti italiani sequestrati dall’Idf sulla nave Handala della Freedom Flotilla Coalition – è atterrato ieri intorno alle 12 all’aeroporto di Fiumicino.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Taranto: il sindaco si dimette di fronte alla rabbia dei cittadini per il dossier Ilva

Il sindaco di Taranto Piero Bitetti si è dimesso in seguito alla contestazione da parte dei cittadini sul suo ruolo nel dossier Ilva.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sono dazi nostri

Non c’è altro modo per definire l’incontro tra Ursula von der Leyen e Trump se non patetico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra”, assemblea dei movimenti: lanciata per l’8 novembre una manifestazione nazionale a Roma

E’ iniziata con le parole di Nicoletta Dosio, storica attivista della Val di Susa, l’assemblea nazionale “Guerra alla Guerra”, svoltasi domenica 27 luglio durante il Festival Alta Felicità al presidio di Venaus, Torino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’esercito israeliano assalta Handala in acque internazionali: equipaggio rapito, nave sequestrata. Attiviste ed attivisti in sciopero della fame

Poco prima della mezzanotte (orario palestinese) di sabato 26 luglio 2025, l’Idf ha assaltato la nave Handala di Freedom Flotilla Coalition.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Più conflitti, meno conflitti di interesse

“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana.