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Un autunno caldo per il riscatto catalano?

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Traduciamo questo articolo di Guillermo Ferrari apparso lunedì 27 agosto sulla rivista online izquierdadiario.es.

L’autore fa una disamina della situazione di stallo e di possibile riaccelerazione degli eventi in Catalogna, non mancando di pungolare criticamente l’èlite indipendentista per aver neutralizzato la capacità d’urto della popolazione, a cui tocca senza ombra di dubbio prendere parola sull’effettiva voglia di autodeterminazione da una Spagna che, seppur avendo cambiato esecutivo, continua a perseguire la tenuta del compromesso post-franchista che sia il movimento del 15-M quanto le istanze indipendentiste hanno rimesso in discussione. Buona lettura.

L’autunno catalano promette di essere molto movimentato e, chissà, anche più caldo dell’estate. Alla fine di agosto si sta assistendo ad un tentativo di aumentare la tensione sulla questione dei nastri gialli (1) da parte di Ciutadans e il PP con il sostegno di ultras e gruppi di Guardia Civil. La destra ereditiera del franchismo si inventa una narrazione del movimento indipendentista catalano come se fosse ultraviolento, suprematista e revanchista. È come se si fossero visti in uno specchio.

Da parte sua, l’ANC organizzerà il “must” delle mobilitazioni di questa fase: la Giornata Nazionale del 11-S con l’anniversario del referendum dell’1-0 (giornata di blocco incluso) e la dichiarazione del 27-O, l’inizio del processo per il presunto crimine di sedizione e ribellione (in base a una straordinaria torsione della realtà orchestrata dal giudice Llarena e i report ad hoc della Guardia Civil), la necessità per il governo di approvare i bilanci di quest’anno, l’approssimarsi delle elezioni municipali e come le forze sovraniste saranno in grado di far fronte a Ciudadanos.

Questo 11-S ci si appella a riempire l’Avenida Diagonal (Barcellona) con lo slogan “Fem (facciamo) Republica catalana”. L’Assemblea Nazionale Catalana ha il sostegno di Òmnium e dell’Associazione dei Municipi per l’Indipèndenza. Sicuramente la mobilitazione sarà impressionante e dovremo vedere se avrà la stessa forza di altri anni o ancor di più oppure se calerà. Questa manifestazione coinciderà con l’inizio o le fasi preliminari del processo dell’intero esecutivo di Puigdemont, che peraltro può consentire di far decollare la stessa mobilitazione. Tutto un’incognita.

L’ANC promuove l’iniziativa di creare una lista unica per le elezioni municipali del prossimo anno. Finora, con l’assenso di Demòcrates, Junts per Catalunya e Esquerra Republicana si sono incontrati per vedere come “gestire” una lista unitaria, sebbene il dialogo sia molto freddo. Ci sono differenze tra i gruppi del così cosiddetto “blocco sovranista” su come affrontare il rapporto con lo Stato, anche se della Repubblica catalana non si ha notizia, bensì solo un sacco di slogan.

Sempre a settembre, inizia il processo a Puigdemont, Junqueras, ai Jordis e ai più importanti consiglieri del suo gabinetto. Un processo con una istruttoria assolutamente incredibile, nel quale si è visto un “dibattito” senza precedenti tra il giudice che ha sostenuto l’appropriazione indebita di fondi pubblici e il Ministro delle Finanze che ha affermato che non è stato usato un solo euro per il referendum. L’istruttoria ha anche sostenuto una “ribellione” contro lo stato spagnolo solamente per aver bruciato tre camionette. Ridicola davanti alla giustizia tedesca e belga.

È vero che non sappiamo come reagirà il popolo catalano a queste chiamate. Dal 27 ottobre, la direzione del movimento sovranista ha abbandonato la lotta senza combattere,sia auto-esiliandosi che comparendo davanti a un giudice che non dovrebbero riconoscere, cioè la giustizia dello Stato spagnolo. Da quel momento, le persone sono state chiamate poco a combattere e la dirigenza ha semplicemente deciso di mettersi in ginocchio prima della repressione dello Stato spagnolo.

Ciononostante, le elezioni 21-D hanno dimostrato che c’è una volontà in qualche modo di difendere la volontà popolare dell’ 1-O. L’ondata di lacci gialli mostra anche che la gente non accetta che i propri leader siano imprigionati o in esilio per un caso giudiziario completamente falso. E la quantità bestiale di ingiustizie e abusi contro il popolo catalano combinati con queste chiamate alla mobilitaizione potrebbero far ravvivare il movimento per l’autodeterminazione.

Il governo di Pedro Sánchez cerca di navigare tra due acque. Da un lato, deve pensare alla sua estrema debolezza e dipendenza dagli altri gruppi parlamentari che lo hanno promosso all’esecutivo; ma dall’altro è un Partito di Stato. Se vuole approvare la finanziariai dovrà negoziare qualcosa con gli indipendentisti (sì,ma cosa?).

Senza dubbio, Sánchez è d’accordo con il bunker giudiziario per difendere il Giudice Llarena “fino alle conseguenze finali” e l’Ufficio del Procuratore sta indagando sui Mossos per aver identificato gruppi di fascisti che hanno rimosso lacci (tra cui c’erano Guardie Civili) e inoltre il PSOE insieme al PP e a Cs vota per il rifiuto del fatto che Marlaska (2) vada al Congresso per riferire sulle aggressioni che i poliziotti nazionali hanno compiuto in Catalogna.

La crisi catalana con lo stato spagnolo non è stata ancora chiusa. È diminuita solo perché i leader catalani si sono genuflessi davanti al regime del ‘78 e per ora sono riusciti a mantenere la mobilitazione entro limiti chiaramente tollerabili. Nondimeno è esaurita l’energia della popolazione per combattere dopo l’1-0, non c’è stata una chiara sconfitta. La “rentrée” catalana porta con sé molte questioni in sospeso e una dinamica degli eventi del tutto incerta.

(1) i nastri gialli simboleggiano la reclamazione di libertà per i prigionieri politici a seguito del Referendum sull’indipendenza catalana del 1 Ottobre 2017
(2) Marlaska è uno dei giudici più importanti della storia recente spagnola, nominato da Giugno come Ministro degli Interni da Pedro Sanchez.

 

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