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Tav low cost: i No Tav non mollano, il nemico è costretto ad arretrare

È bastata una dichiarazione del ministro Delrio “Cambia la tratta italiana della Tav: costerà 2,6 miliardi in meno” a mettere in moto la macchina propagandistica a favore del TAV. L’Ansa addirittura cerca tra i commenti sui social network possibili “divisioni” all’interno del movimento No Tav, manco a dirlo confondendo l’ironia contro il governo con prese di posizione reali a favore della nuova proposta.

L’annuncio di una nuova versione “low cost” dell’opera è però solo una maldestra azione di propaganda. Infatti si tratta della strategia di realizzazione a fasi dell’opera dove nulla cambia se non il modo in cui si cerca di imporla. La spiegazione si può trovare su notav.info: “Caro Del Rio ma quale low cost, il Tav è inutile e costoso (e lo ammettete pure voi)”.

Eppure, propaganda o no, i Si Tav sono in difficoltà e questo ne è un ulteriore segnale. Dietro tutto questo c’è la tenacia e la dignità dei No Tav: la lotta non ha fatto passi indietro forte di un “NO” irriducibile e determinato, il nemico ora è costretto ad arretrare. Se non ci fossero stati anni di resistenza probabilmente oggi non si parlerebbe di queste cose, ma da dieci anni avremmo dei cantieri fantasma dalla Val di Susa a Torino e miliardi di euro sarebbero già stati spartiti tra i vari comitati d’affari. Invece il movimento è riuscito mettere continuamente in difficoltà la controparte obbligandola a prendere tempo, rivedere le proprie strategie e commettere errori. Le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture non sono altro che questo: espressione della difficoltà dei Si Tav (e più in generale del blocco di potere PD), della loro debolezza politica, il tentativo di salvare il salvabile.

Da anni l’unica “presenza TAV” in Val di Susa è bloccata a Chiomonte e i Si Tav sono stati costretti a dilazionare i tempi mentre la situazione, tra crisi e perdita di consenso, andava incasinandosi. Da questo punto di vista il risultato del ballottaggio alle elezioni comunali di Torino non è stato favorevole alla lobby del TAV. L’amministrazione M5S potrebbe mettere qualche bastone tra le ruote – anche solo per quanto riguarda le procedure – alla realizzazione del passante ferroviario sul territorio torinese. Quindi è meglio per i Si Tav dover affrontare i problemi e le resistenze una alla volta e puntare sul mega tunnel di Chiomonte che è il vero cuore dell’affare. Da un altro punto di vista è anche vero che il PD è stato identificato negli ultimi anni come il principale sostenitore del TAV, della cementificazione e dello spreco di denaro nelle grandi opere. La vittoria M5S è espressione della debolezza politica del Partito Democratico che ora deve rivedere le proprie strategie per recuperare.

Proprio in questi giorni cade il quinto anniversario dell’assedio al cantiere di Chiomonte appena installato, da cui, una volta fortificato, non si sarebbero più mossi se non allargandone le recinzioni.     Il movimento, tante volte dato per finito dai Si Tav e dai loro servitori, ha superato le diverse ondate  repressive (circa mille indagati fino ad ora), gli arresti, i tentativi di divisione tra buoni e cattivi, le accuse di terrorismo e le campagne diffamatorie, lasciando sulla strada politicanti finiti nel dimenticatoio, un pool di magistrati e innumerevoli varianti di progetto. Oggi Gian Luca, arrestato per la giornata del 28 Giugno 2015, dichiara di non accettare le restrizioni imposte (come già Nicoletta e Giuliano), forte di una comunità in lotta che lo sostiene. Mentre il fronte Si Tav perde pezzi, il movimento rimane irriducibilmente No Tav.

Liber* Tutt*! Avanti No Tav!

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