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A Napoli occupata l’università Federico II

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Condividiamo il comunicato del Collettivo Studenti della Federico II di Napoli che da oggi sono entrati in occupazione in occasione della giornata di sciopero nazionale. L’occupazione sottolinea la gestione disastrosa dell’accademia durante tutta l’epidemia e la necessità di riappropriarsi degli spazi universitari.

È trascorso ormai quasi un anno dalle prime misure di contenimento della pandemia ed è sotto gli occhi di tutti quanto poco o pochissimo sia stato fatto per evitare la crisi sociale ampiamente in atto.

E se la situazione sul piano sanitario ha evidenziato tutti i limiti di una gestione criminale della sanità pubblica, la ricaduta sul piano sociale è ancora difficile da prevedere in tutta la sua drammaticità.

La favola che hanno provato a raccontarci secondo cui saremmo tutti sulla stessa barca è ormai naufragata da un pezzo. Prime avvisaglie di insofferenza sociale e di diffuso malcontento si erano prese le prime pagine in autunno per poi sparire del tutto dalle chiacchiere delle istituzioni e dalle notizie dei media. Quello che resta di quella stagione di protagonismo è il rifiuto del ricatto in cui stringono: morire di fame o morire di covid.

In questo scenario la necessità di uno sciopero generale in grado di seminare conflitto e di dare centralità ai bisogni degli ultimi, si impone come una scelta necessaria. Oggi come non mai l’unione di Lavorator*, disoccupat*, precar* e student* rappresenta una condizione necessaria per non soccombere uno dopo l’altro separatamente.

Aderiamo a questa giornata di Sciopero Generale riaprendo l’università e occupando il porto. Facciamo questa scelta per prendere in mano il nostro presente e per costruirci un futuro. Non crediamo a candidati, politici e partiti e li invitiamo a star fuori dai nostri percorsi e di non venire a speculare sulle esigenze di partecipazione.

Siamo di fronte ad uno scenario che vede gran parte dei lavoratori sfiancarsi per il profitto altrui senza sicurezza e senza garanzie. In particolare i lavoratori della logistica e dei trasporti pubblici esposti in prima fila sul fronte del contagio, obbligati a ritmi estenuanti o a ricatti infami. Anche per loro e con loro, oggi, diamo inizio a questo percorso di lotta.

L’università e la scuola sono luoghi in cui la pandemia ha reso più evidenti le differenze sociali e la selezione di classe e non possono considerarsi avulse dalla realtà in cui sono calate.

Evidentemente in questi mesi non si è ritenuto necessario rinforzare i mezzi pubblici, non si è provveduto ad assumere più docenti per aumentare il numero delle classi e ridurre il numero di studenti per aula. Si è però trovato il tempo di riorganizzare il sistema di fasciazione delle tasse, andando ulteriormente a gravare sulle spalle di chi da questa crisi esce sempre più impoverito. O, ancora, si è puntato il dito contro i ragazzi definiti “irresponsabili” e protagonisti di comportamenti censurabili.

È evidente che la DAD non può essere la risposta e che non può che essere considerata come una soluzione transitoria e assolutamente non confermabile.

Di fronte a scelte che lasciano indietro gli ultim* e che condannano l’università al ruolo di esamificio, rimarchiamo quanto ci stiano a cuore la partecipazione, la possibilità di attraversare gli spazi e al contempo la cura collettiva e la salute di tutt* che siano student*, personale ata o dei docenti.

E’ per questo che oggi riapriamo le porte della Facoltà di Lettere e Filosofia, per restituire a tutt* il primo dei luoghi del sapere di cui siamo stat* privati.

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