“A scuola di rivolta, come si organizza una insurrezione”
Da quando un giovane laureato in ingegneria che per guadagnarsi da vivere vendeva frutta sulla pubblica via si è suicidato a Tunisi, e successivamente centomila giovani tunisini si sono sollevati e hanno cacciato il tiranno, chi non è stupido deve averlo capito: c’è una sola alternativa al suicidio alla depressione alla barbarie. Quell’alternativa è la sollevazione.
Sollevazione non significa violenza ma affermazione intransigente della propria dignità, rifiuto di collaborare con l’oppressore, pieno dispiegamento della potenza dell’intelligenza sociale.
Anche in Italia è giunto il momento di liberarsi dalla violenza della precarietà dello sfruttamento e della miseria esistenziale nel solo modo possibile, quello che ci hanno insegnato i giovani tunisini. Rifiutiamoci di collaborare con l’oppressore, occupiamo le piazze le stazioni le banche, finché il tiranno non se ne sarà andato.
Nella scena politica italiana non esiste alcuna alternativa. La sola cosa che sa fare l’opposizione è raccogliere firme, dopo aver fatto finora da scendiletto del tiranno. Ma anche in Egitto e in Tunisia non c’era alternativa fin quando la società era piegata a obbedire al tiranno e ai suoi ruffiani. Solo la sollevazione, dispiegando la forza dell’intelligenza collettiva permetterà a una nuova opposizione di prendere forma e diventare alternativa.
Per questo io, Franco Berardi, docente precario di sociologia della comunicazione ho deciso che il 14 marzo, dedicherò l’inizio del mio corso all’Accademia di belle arti di Brera dove insegno, all’unico argomento urgente di questi tempi: come si può difendere la civiltà sociale dalla violenza del capitale finanziario, come si può difendere la dignità dal governo di mafia dei puttanieri, come può la nuova generazione liberarsi dall’inferno della miseria precaria?
Franco Berardi
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