Syntagma calling! Appello per un’assemblea transnazionale ad Atene
Sebbene i governi e le istituzioni dell’Unione Europea confinino ripetutamente la crisi al caso “eccezionale” della Grecia, lo stato di emergenza sembra essere lo spettro che si aggira per l’Europa. Pare che in una delle aree più ricche del globo, nessuno riesca a vivere con i propri mezzi e l’austerità sia la sola via per salvare ciò che è stato costruito per decenni; un salvataggio per annegamento, costruire attraverso la demolizione è il dogma dell’ortodossia politica ed economica.
Sebbene diverse forze politiche avessero previsto in molti casi i tragici risultati di questa specifica forma di sviluppo che il regime di accumulazione postfordista e la finanziarizzazione dell’economia avrebbero scatenato per l’intera società, sembra che il sentire generale, perfino tra i più radicali, sia dominato da un certo torpore. Sembra che la conferma della predizione si ripeta sempre e solo come tragedia.
La Grecia, comunque, pare essere il luogo per eccellenza, dove questo tornado devasta salari, pensioni, garanzie sociali, in breve tutte le strutture del welfare e i diritti politici che erano sopravvissuti dal compromesso del dopoguerra. L’esperimento greco per la messa a punto del futuro europeo prende forma in modo chiaro e inequivocabile.
Tuttavia, a parte l’imposizione orchestrata dal governo greco, il saccheggio da parte di Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale di qualsiasi segno di dignità, materiale e simbolico, reale e illusorio, sembra che a essersi intensificati in questa guerra dichiarata siano innanzitutto le risposte degli oppositori. La continua escalation delle lotte sociali contro la mostruosità delle ricorrenti misure di austerità partoriscono sempre più numerosi e indignati mostri del rifiuto.
Sembra che la resistenza non sia sufficiente, né la fuga. Ciò che è stato dimostrato ripetutamente negli ultimi due anni è che la questione (im)posta da innumerevoli soggettività non è la resistenza contro gli attacchi, né la costruzione di alternative di evasione: è semplicemente e puramente il rifiuto non formulato e senza parole, perciò inafferrabile, imprevedibile e temibile.
Come parte anonima, senza forma e senza possibilità di essere messa in forma di questo movimento non rappresentabile, invitiamo tutti coloro che sono parte di questo disperso, disorientato e confuso pensiero e azione di strada a venire e formare una due giorni di assemblea aperta ad Atene, dove i mostri della crisi dal sud Europa globale (da Londra a Madrid e da Berlino a Roma), così come le sollevazioni e insurrezioni in Nord Africa, possono condividere esperienze e idee per contaminare ulteriormente i diseredati europei con una rabbia senza speranza e una paura speranzosa.
Dopo la manifestazione del 5 maggio 2010 ad Atene, l’Economist ha pubblicato in prima pagina un’immagine di Atene con il titolo “Arriva in una città vicina a voi?”. Oggi possiamo sostituire il punto interrogativo con un punto esclamativo. Le reti che collegano Syntagma con Tahrir, Barcellona, Londra o New York sono più forti che mai, come una catena di eventi, occupazioni, manifestazioni, iniziative per un rifiuto collettivo e senza mediazioni che diviene transnazionale.
Invitiamo individualmente e collettivamente a partecipare all’assemblea per pensare in comune come possiamo disperdere questo rifiuto assoluto e trovare strade per agire insieme contro il dogma economico e politico della crisi attraverso gli esistenti confini nazionali, economici e politici. Il nostro obiettivo è di aprirsi alle varie forme di rifiuto attivo e assoluto che emergono nelle nostre interconnesse vite quotidiane, e di creare tempi e spazi comuni di lotte, pratiche e azioni.
Atene, 21-22 marzo 2012
Teatro occupato Empros
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