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Amianto in Università, cariche in rettorato. La ricetta di UniTo per gli studenti

Violente cariche questo pomeriggio a Torino, dove una cinquantina di studenti hanno tenuto un presidio in risposta al divieto del rettore Ajani di spostare un’iniziativa No Expo in Rettorato precedentemente programmata a Palazzo Nuovo, in questi giorni chiuso a causa della presenza di amianto rilevata da un’indagine della Procura.

Dopo la recente chiusura della sede universitaria Palazzo Nuovo di Torino per via dell’amianto presente nell’edificio, per quest’oggi era prevista una giornata di socialità e confronto in vista della mobilitazione contro Expo a Milano il 1 maggio. Alle 18 infatti, il Collettivo Universitario Autonomo di Torino aveva organizzato la presentazione di una mostra fotografica e informativa nel cortile del rettorato su tematiche come: lavoro gratuito, corruzione, devastazione dei territori, cibo, ecc. mentre per la sera era prevista una serata musicale. Verso l’ora di pranzo invece, la risposta repentina di questura e rettore, che hanno schierato a protezione del rettorato decine e decine di agenti in antisommossa sin dal primo pomeriggio, con tanto di reti e blindati che sbarravano la via su cui dava l’ingresso del rettorato. Se già il rettore Ajani in qualche modo si rivelava non in grado di ricevere critiche da parte degli studenti che venerdì scorso sono andati direttamente nel suo ufficio a chiedere spiegazioni e le immediati dimissioni, quest’oggi ha evidentemente pensato di chiedere aiuto alla questura che con fare connivente per la sua indole a proteggere e servire, ha dato il via alla militarizzazione della via.

Quando gli studenti e le studentesse sono giunti sul luogo, il messaggio della questura era chiaro nel non permettere agli studenti di entrare in rettorato per svolgere le iniziative previste. Dopo circa un’ora durante la quale gli studenti hanno denunciato il comportamento ignobile del rettore Ajani e la decisione della questura di blindare l’edificio, è partita una violenta carica che ha rincorso per qualche centinaia di metri gli studenti e le studentesse. Durante la carica, sono stati fermati e portati in commissariato 6 studenti e studentesse. L’atteggiamento ancora una volta da parte della questura è mirato non solo ad una gestione criminale della piazza ma anche ad effettuare ad ogni occasione più fermi pèossibili. Una strategia che di certo non intimorisce in alcun modo.

Dopo la violenta carica, gli studenti e le studentesse si sono riuniti per portare avanti la propria iniziativa che verrà fatta alla Cavallerizza Occupata, in attesa che si abbiano notizie sulle persone fermate.

 

 

Di seguito riportiamo il comunicato del Collettivo Universitario Autonomo di Torino:

Dopo le recenti notizie che confermano la responsabilità del rettore Ajani e dell’amministrazione universitaria tutta nella “vicenda amianto” – che ha portato alla chiusura di Palazzo Nuovo – non sono più credibili le già dubbie scuse campate da rettore e baronetti vari.

Da settimane il Collettivo Universitario Autonomo di Torino aveva calendarizzato una giornata di iniziative, che prevedeva diverse attività fra cui mostre fotografiche, dibattiti, banchetti informativi e un concerto live in serata come momento di socialità. La festa, non potendo più aver luogo all’interno della sede centrale dell’Università, è stata spostata in rettorato, spazio pubblico (e fino a prova contraria degli studenti), che riteniamo avrebbe dovuto essere messo fin da subito a disposizione di tutti gli “esodati” di Palazzo Nuovo.

Già da ieri però diversi studenti e studentesse dell’Università hanno ricevuto minacce non poco velate da parte di vari emissari del rettore riguardo la decisione di quest’ultimo di impedire categoricamente lo svolgimento dell’iniziativa all’interno di quello che evidentemente considera il suo feudo personale. Questa subdola scelta di volersi allontanare ancora di più da quegli studenti a cui il signor rettore non ha ancora saputo dare delle risposte non ci ha impauriti, ma solo motivato ulteriormente ad andare di persona dal rettore a chiedere spiegazioni. La paura di Ajani, invece, è stata quella di trovarsi faccia a faccia con studenti e studentesse, al punto da far schierare davanti al rettorato uno spropositato dispositivo di sicurezza, con addirittura una decina di camionette, grate di metallo e numerosissimi cordoni di poliziotti in assetto antisommossa.

Per tutto il pomeriggio gli studenti sono rimasti a fronteggiare gli agenti, nervosi e in evidente imbarazzo, chiedendo di entrare in rettorato per poter parlare con Ajani o quantomeno sperando che il “Magnifico” si degnasse di scendere in strada. Ma dopo ore di presidio sotto il palazzo, lo spettacolo a cui abbiamo assistito è stato quello del rettore che – scortato – si allontanava rifiutando l’ennesimo momento di confronto e, non essendo in grado di accettare la dura contestazione degli studenti, ha ordinato alla questura di caricare.

La violenza e la brutalità della polizia di Torino non smetterà mai di sorprenderci, a maggior ragione se a essere caricati sono studenti e studentesse che pretendono unicamente di entrare in uno spazio universitario a cui hanno pieno diritto di accesso. Studenti caricati selvaggiamente, trascinati via e picchiati: questo è l’unico dialogo con cui l’amministrazione Ajani pretende di fornire risposte! Sei compagni e compagne di Università sono tutt’ora in stato di fermo (con la sola colpa di aver avuto il coraggio e la determinazione di gridare al rettore – indagato per il reato di «rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro» – le sue colpe) e ne chiediamo l’immediata liberazione, oltre che esprimere loro tutta la nostra solidarietà.

Dopo la giornata di oggi non facciamo un passo indietro nel chiedere le dimissioni di Ajani, non solo responsabile di aver messo a repentaglio la salute di migliaia e migliaia di studenti e lavoratori che ogni giorni vivono le sedi universitarie, ma anche di essere lo scellerato mandante della violenza con cui oggi ha deciso di rispondere ai suoi studenti.

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