L’Università di Torino vuole aumentare le tasse: oltre al danno la beffa!
La strategia, di per sé, di nuovo ha ben poco: segue, piuttosto, l’andamento di progressivo innalzamento dei costi di accesso che l’ateneo torinese – coerentemente con quanto accaduto nella maggior parte delle altre Università italiane – ha portato avanti in questi ultimi anni. Questo politiche riflettono in primo luogo la volontà di battere cassa dalle tasche degli studenti, scaricando verso il basso i costi e le conseguenze delle riforme di ogni colore che hanno via via prosciugato i finanziamenti per l’istruzione, e di conseguenza di restringere le possibilità di accesso in una direzione sempre più elitaria e classista. Ma sono anche espressione delle odierne strategie di ranking degli atenei (leggi qui), che vengono valutati e schedati sulla base di una serie di parametri e portati così a ingaggiare una feroce competizione di continuo adeguamento per accaparrarsi qualche briciola di finanziamento e “prestigio” volta alla creazione di Università di serie A e di serie B. Emblematiche a tal proposito le dichiarazioni del Rettore dell’ateneo torinese, Gianmaria Ajani, che ha definito l’aumento “inevitabile per poter competere con gli altri atenei del Nord“.
In questo quadro, però, la prospettiva di un aumento delle (già esose) tasse universitarie annunciata dalle autorità accademiche suona particolarmente inaccettabile alle orecchie degli studenti di Torino, reduci da un semestre tuttaltro che glorioso per l’amministrazione Ajani. Le conseguenze della pessima gestione della questione amianto a Palazzo Nuovo (leggi qui e qui) sono infatti ancora oggi molto pesanti, con la storica sede tuttora chiusa e destinata a rimanere tale ancora per diverso tempo, diverse biblioteche inaccessibili e un’amministrazione totalmente incapace di dare risposte. Se a questo si aggiungono le altre 15 sedi definite a rischio amianto e quelle chiuse per carenze strutturali, sono ben 12.000 gli studenti costretti a un quotidiano gioco dell’oca tra sedi alternative e improvvisate in cui poter assistere a lezioni ed esami.
Insomma, di fronte a questo scenario pietoso di disservizi, l’unica scelta dignitosa da parte dell’amministrazione Ajani sarebbe stata quella di annullare il pagamento della seconda rata delle tasse, come molti studenti hanno richiesto a gran voce in questi mesi. Il Rettore, invece, decide di andare proprio nella direzione opposta, dopo che, peraltro, solo poche settimane fa aveva voltato le spalle alle domande incalzanti degli studenti in relazione ad un possibile aumento delle tasse, affermando che non c’era niente di vero e che in ogni caso “non dipendeva da lui…“. A rendere infine ulteriormente odiosa questa decisione ci sarebbe poi la proposta di far ricadere un aumento ancora maggiore sulle spalle degli studenti fuoricorso, evidentemente considerati una zavorra di cui sbarazzarsi nella corsa all'”eccellenza” in cui l’Università di Torino vorrebbe cimentarsi.
Insomma, se Ajani pensava di far passare sotto silenzio l’aumento delle tasse, approfittando della sessione esami ormai alle porte, dal canto loro gli studenti sono invece pronti a dar battaglia contro l’ennesimo provvedimento inaccettabile.
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