Paseo Bulnes! Ministro Bulnes!
#9deagosto. Gli studenti cileni hanno mantenuto la parola data la settimana scorsa dopo gli scontri a Santiago: ci sarà un altro sciopero, e sarà una cosa grossa. Così è stato. 150.000 persone nella sola Santiago, e cortei in tutto il paese. Si marcia diritto, incuranti del governo che parla di teppismo da strada e del contentino che ha voluto dare con le dimissioni del ministro Lavìn.
La manifestazione inizia presto, già dalle sette del mattino gruppi di studenti e studentesse “encapuchados/as” si preoccupano di spiegare il tenore della giornata alle forze dell’ordine. Le principali arterie del traffico cittadino vengono bloccate con barricate date alle fiamme e difese da fitte sassaiole. Sei studenti minorenni vengono tratti in arresto.
Alle 10 e 30 dall’università parte il corteo indetto dalla ConfECh (Confederacion Estudiantes de Chile) che ha deciso di svolgersi pacificamente, tenendosi ben distante dai carabineros. Fin dal mattino l’invito su Twitter di Camila Vallejo, portavoce della ConfECh, è di “terminar esta gran movilización en calma, ya sabemos que los violentistas no somos nosotros!!!”. Peccato che ci siano migliaia di giovani, studenti e non, che non hanno alcuna intenzione di accontentarsi delle vaghe promesse del neo ministro dell’educazione Felipe Bulnes, né tanto meno di abbandonare il campo di battaglia.
In migliaia decidono che non è il momento di condurre sfilate colorate, ma di far sentire il proprio fiato sul collo del governo. Si va verso il palazzo presidenziale della Moneda. I carabineros aprono gli idranti e cominciano a tirare lacrimogeni, appena vedono gli studenti. I tweets che giungono dalla piazza verso le 13 parlano di “denso fumo nero che sale dal Paseo Bulnes”: vengono incediate auto e barricate. Si grida “Paseo Bulnes! Ministro Bulnes!”, e sul Paseo si lanciano molotov e pietre…
In merito agli scontri si scatenano subito le reazioni politiche di quanti hanno interesse a che “tutto si risolva in modo pacifico”. In testa il ministro degli interni Rodrigo Hinzpeter che si rivolge agli organizzatori della giornata con il tono paternalistico di chi è “dispiaciuto per come si sono svolti i fatti” e non può far altro che invitare alla responsabilità: “Quando si richiede il permesso per una manifestazione, ci si deve preoccupare che questa sia pacifica.” Seguito a ruota dai sindacati studenteschi, che ,da quando hanno capito di non poter più controllare un movimento che esprime un desiderio di insorgenza che va oltre misere rivendicazioni riformiste, hanno deciso che i “violentistas” sono una minoranza deviante, non rappresentativa, e governata dagli infiltrati delle forze dell’ordine.
Si vedrà se il movimento cileno sarà in grado di scrollarsi di dosso le vecchie gabbie sindacali e ragionare autonomamente i propri passi futuri, certo è che tirarsi indietro a questo punto è l’ultima delle ipotesi: per i prossimi giorni sono previste iniziative e cacerolazos contro la violenza dei carabineros.
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