Roma, nuove iniziative verso il #6D
Ci troviamo a Portafuturo: uno spazio aperto dalla provincia nel 2011 e voluto da Smeriglio, attuale vicepresidente della regione Lazio, uno spazio che rispecchia perfettamente le dinamiche speculative e di commistione tra interessi pubblici e privati che da anni sono il punto cardine delle strategie di governabilità territoriale. Uno spazio che dovrebbe rappresentare un punto di raccordo tra chi cerca lavoro e le imprese; nella realtà 1600 metri quadri di inutilità.
Siamo qui perchè riteniamo questo luogo un simbolo della contraddizione tra mondo della formazione e mercato del lavoro; da una parte infatti un tasso di disoccupazione giovanile che secondo i dati istat ha raggiunto il 44% con aumenti del 12% annuo; dall’altra un’università ormai completamente aziendalizzata dove il sapere che viene trasmesso, lungi dall’essere neutro è un dispositivo che educa allo sfruttamento; un’università che gli stessi signori che hanno voluto Portafuturo stanno continuando a smembrare, con la diminuzione progressiva di servizi agli studenti, di borse di studio, posti alloggio e mense, contemporanea alla sempre maggiore libertà decisionale dei privati all’interno dei CdA.
Il tanto invocato inserimento lavorativo dei giovani, millantato da strutture come questa, è solo un punto per programmi elettorali di una classe dirigente che si ostina a perpetrare politiche sempre più distanti dalle reali esigenze della popolazione, un altro modo di obbligare alla precarietà e allo sfruttamento chi non ha altra possibilità che accettare condizioni lavorative pessime, orari inumani e nessun diritto.
Noi, studenti medi e universitari, occupanti, precari, abbiamo capito da tempo che la sola possibilità materiale per uscire da questa empasse si realizza solo partendo dal basso, portando avanti pratiche di riappropriazione di spazi e tempi di vita, tenendo sempre ben presente che riuscire ad aprire spazi di confronto è l’elemento vincente per la propagazione del conflitto.
Le giornate di questo autunno ci mostrano piazze composite, arricchite esponenzialmente dal “contagio” tra esperienze diverse e nelle quali l’elemento dell’eterogeneità categoriale assume una rilevanza strategica; la sfida che siamo chiamati a raccogliere, come componente studentesca e giovanile di questo percorso tutto in divenire, è quindi quella di ricominciare dagli elementi concreti che caratterizzano le istanze di lotta, ripartire dalle piccole vertenze per tematizzare l’attacco sistematico al diritto allo studio come uno tra gli elementi che, dal Bologna process, si mettono in atto negli atenei; e abbiamo già iniziato!
Dagli studentati liberati De Lollis e Boccone del Povero alle esperienze delle mense occupate, dal progetto di filesharing datastorm a tutti gli spazi aggregativi riaperti nelle varie città; tutto riporta alla necessità di ricomporre una soggettività giovanile sempre più composita e stratificata al suo interno, e allo stesso modo sempre più determinata ad agire e reagire ricostruendo spazi di agibilità politica non solo nei contesti usuali come scuole e università, ma nella totalità del contesto metropolitano.
Per questo abbiamo accolto la sfida di lanciare una giornata di mobilitazione che riesca a fare emergere le istanze e le rivendicazioni di quel “settore giovanile” che ha attraversato in maniera incidente le piazze d’autunno, in questo senso l’assedio al dipartimento delle politiche giovanili della presidenza del consiglio e la contestazione al ministro Carozza durante l’inaugurazione dell’anno accademico di Tor Vergata vogliono essere un passaggio obbligato per segnalare come la
stratificazione degli interessi pubblici, completamente dipendenti da quelli privati, si riduca ormai a una dicotomia nettissima: da una parte chi paga la crisi, dall’altra chi specula nascondendo dietro le drastiche misure di austerity gli ingenti finanziamenti destinati alle grandi opere inutili, dal Tav al Muos.
A chi ci vuole ordinati in fila agli sportelli ad aspettare graduatorie per cui risulteremo non idonei, composti a prendere appunti ascoltando lezioni molto poco stimolanti, silenziosi e servili con i nostri grembiuli da cameriere mentre ci facciamo sfruttare dall’ennesimo locale alla moda, rispondiamo che siamo stanchi di farci prendere in giro da politici, baroni e padroni di turno, che la precarietà e le misure di austerity non abbiamo la minima voglia di accettarle a testa bassa..
NON CHIEDIAMO NIENTE, CI RIPRENDIAMO TUTTO!
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