Roma. Quella rabbia che apre spiragli di libertà
Ieri, il quartiere del Bronx di Roma ci ha dimostrato che non è disposto ad accettare la violenza della polizia e con coraggio si è opposto ad uno sgombero. Oggi, invece, sette cortei si sono diramati nelle più grandi città del paese e una marea umana che è impossibile quantificare si è ritrovata per le strade per gridare che la riforma della Buona Scuola di Renzi non deve andare avanti. Ci sembra, così ad una prima occhiata, che di asfaltata ci sia solo la voce di chi allarmisticamente colpevolizza la rabbia sociale.
Oggi noi eravamo in piazza a Roma, un grosso spezzone di studenti, di autorganizzati, di antifascisti, di notav, di occupanti, che si è mosso a spintoni all’interno del corteo. Spintoni, nel vero senso della parola, poichè proprio come un déjà vu venuto male ci siamo trovati davanti cordoni di sindacati vari (CGIL, UDS, ecc.) che a più riprese hanno cercato di impedire la nostra avanzata. Forse non eravamo graditi a chi stringe una mano al grande Matteo e con l’altra cerca di frenare le proteste in opposizione alla devastazione sociale che viene quotidianamente praticata nei confronti del paese. Però ce ne siamo fregati. Ci siamo resi conto infatti, che a parte le bandiere portate a due in ogni mano da uno sparuto gruppo di sindacalisti, a parte le pettorine rosse che sono vestite oramai da poche decine di persone, in piazza non c’erano sindacalisti ma tante e tanti studenti che hanno trovato nella giornata di oggi un buon momento in cui esprimere la loro indignazione.
Siamo andati avanti allora, e piano piano il nostro spezzone è continuato a crescere: forse perchè l’unico che cantava cori pertinenti e non ballava come se fossimo a una dancehall o forse perchè gli studenti si riconoscono fra studenti e i verticismi sindacali non piacciono, men che mai quando hai 15 anni e vuoi discutere e decidere insieme ai tuoi compagni e alle tuoi compagne il modo più efficace per manifestare.
È per questo che ci è sembrato giusto essere nella piazza di oggi, perchè è stata una piazza piena di di rabbia e di dissenso, in primis verso quegli stessi sindacati che l’hanno convocata e che da anni si candidano a primi responsabili della gestione disastrosa della crisi. È stata una mobilitazione tardiva, con una piattaforma rivendicativa al ribasso, che non cancella di una virgola le colpe di questi individui nel traghettamento della nostra società verso un mondo senza tutele. La distanza fra i vertici sindacali che hanno convocato e cercato di rappresentare la manifestazione è stata però decisamente netta: è innegabile che gli insegnanti che sono scesi in piazza lo hanno fatto sotto la spinta sindacale – discorso che invece non si può assolutamente applicare agli studenti che sono venuti al corteo semplicemente decidendolo in collettivi studenteschi o assemblee di istituto – ma è anche innegabile che i cori che si sentivano in piazza, i discorsi, il fermento, la gioia, hanno di molto scavalcato a sinistra qualsiasi dirigente sindacale.
È stata perciò una piazza attraversata da migliaia di persone, molte delle quali, come noi, non ritengono di poter giustificare in alcun modo l’atteggiamento che da concertativo è diventato collaborazionista dei sindacati confederali. Una piazza che ci consegna un dato incontrovertibile: la rabbia contro il governo è tanta e c’è un movimento forte che da Roma a Milano, da Bologna alle centinaia di occupazioni abitative in tutta Italia, ci dice che non è più disposto ad accettare in silenzio la svendita delle vite di tutte e tutti ed è perciò disposto a mettersi in gioco, scendendo in campo dal basso con pratiche autorganizzate. Una rabbia che disegna un cammino tortuoso ma che è doveroso percorrere, perchè è l’unica strada possibile per riconquistare pezzi di libertà.
Durante il corteo di oggi è stato esposto uno striscione solidale con i manifestanti noexpo tuttora detenuti nelle carceri di Milano e Genova e ci sembra doveroso rivolgere a loro un abbraccio. Anche per voi siamo scesi in piazza oggi e quando abbiamo gridato forte i vostri nomi non una parola di sdegno si è levata da tutti coloro che erano a noi vicini, anzi, abbiamo visto solo tanti sorrisi. Insomma, non siete soli e questa cittadinanza indignata per gli scontri di Milano, oggi, a Roma, proprio non l’abbiamo vista.
Studenti Autorganizzati Roma
Sapienza Clandestina
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