Torino, amianto all’Università: bonifica immediata, #AjaniDimettiti
Resta chiuso Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino, dopo i controlli a sorpresa della scorsa settimana che hanno rivelato la presenza di amianto con pericolo immediato per studenti e lavoratori che frequentano la struttura. Ed è ormai certo che la settimana di chiusura predisposta dall’ateneo non sarà sufficiente alla bonifica e che da qui all’estate gli studenti saranno costretti a seguire le lezioni tra decine di sedi alternative dislocate per la città. Di seguito riportiamo la lettera aperta scritta dal Cua di Torino in cui si chiedono le dimissioni del Rettore Ajani e la bonifica immediata di tutte le sedi universitarie in cui è presente l’amianto:
Crediamo che vadano chiarite alcune cose sulla presenza dell’amianto a Palazzo Nuovo. La vicenda è talmente grave che rende necessario da parte degli studenti non solo prendere una posizione in merito a quello che sta succedendo ma anche individuare le responsabilità e le conseguenze di questa situazione che e non si può derubricare a fatto di cronaca o a pura questione tecnica.
La presenza di amianto a Palazzo Nuovo è cosa nota ai vertici universitari da tempi immemori, almeno vent’anni, ma mai affrontata pubblicamente e responsabilmente.
Durante il governo dell’Ateneo da parte del rettore Ajani era già emersa a seguito della morte di un lavoratore per mesotelioma, malattia notoriamente causata dall’amianto. In quell’occasione una mobilitazione generale era nata da lavoratori, studenti e docenti per porre definitivamente fine alla questione. Ma dopo un tavolo concesso dall’amministrazione e diverse promesse e rassicurazioni; dopo alcuni lavori fatti in maniera emergenziale e, scopriamo oggi, fuori norma e insufficienti; dopo aver ridotto la questione a mero ambito di discussione tra tecnici; la pericolosa presenza dell’amianto riemerge in tutta la sua importanza.
Poco o niente è stato fatto in quest’anno, lo abbiamo visto coi nostri occhi. I tanto decantati lavori di ristrutturazione hanno prodotto una facciata sempre più splendente ma il tossico linoleum deteriorato è sempre lì, sulle scale, nelle aule, magari nascosto ma sempre nocivo. Interpellato dagli studenti, ormai più arrabbiati che stufi delle continue prese in giro, il rettore non dà risposte e scarica il barile. L’affidamento all’Arpa del censimento delle aree contaminate non annulla le sue responsabilità. Le esose tasse le paghiamo all’università, non all’Arpa, è l’università, nella persone del suo massimo rappresentante, che ci deve garantire spazi salubri dove studiare e lavorare.
Vogliamo le dimissioni del rettore Ajani.
Ajani si deve dimettere perché ha preferito spendere risorse per abbellire l’esterno di Palazzo Nuovo e costruire la nuova Aula Magna invece di investire nella bonifica immediata delle aree a rischio.
Per più di un anno ha utilizzato l’Arpa in un modo quantomeno poco trasparente, di fatto i lavori di bonifica sono stati ritardati per impedire una chiusura precauzionale che forse sarebbe stata necessaria già un anno fa. E’ gravissimo che la chiusura per la, forse, bonifica arrivi solo ora. Da quando è stato segnalato il problema e sono state operate le prime riparazioni di emergenza la situazione non è mai stata diversa da quella attuale. Ajani conosceva il pericolo.
Facendo vivere per più di un anno lavoratori e studenti in spazio ad alto rischio si è assunto una ben chiara responsabilità politica, mettere a rischio la salute di tutti per non incrinare la sfavillante immagine di UniTo.
E’ per questo che vogliamo che si dimetta, non per un atto di responsabilità davanti alla procura, ma perché colpevole di aver messo a rischio la salute pubblica creando una situazione i cui risvolti sono sempre più incerti e inquietanti.
Non ci interessa la diatriba semantica sulla differenza tra rischio e danno, è una trappolina in cui non cadiamo. I rischi e i danni dell’amianto sono noti, Ajani sapeva che c’è amianto a Palazzo Nuovo e non ha bonificato, o non del tutto, ma è irrilevante. Ajani deve dimettersi. Tutto il resto è inutile retorica.
E’ necessario anche sottolineare il ruolo di Ajani nel processo di privatizzazione dell’università. Che non si ferma nè rallenta. Con l’ingresso della Compagnia di San Paolo in UniTo come sponsor privato il rettore si è posto in continuità con la prassi cittadina dei partiti al potere: sfruttamento selvaggio della città e delle persone renzianamente mascherato da innovazione e nuove possibilità di formazione e professionalizzazione.
Ne è un esempio lampante la nuova Aula Magna alla Cavallerizza, costata 6 milioni di euro viene utilizzata per puro sfoggio accademico: lauree honoris causa, sfarzosi convegni sponsorizzati da enti “para-statali” pagati però solo dai dipartimenti “afferenti”; l’aula può essere affittata anche dagli studenti, alla modica cifra di 800 euro ad evento.
Ajani si deve dimettere perché si è assunto la responsabilità di non chiudere Palazzo Nuovo un anno fa, in occasione della morte di un lavoratore. Il motivo di questa decisione non lo sappiamo, ma ci viene da pensare che in un’università che è sempre più un’azienda, che è sempre più una macchina per far soldi, permettersi lo scandalo di una chiusura a causa dell’amianto avrebbe significato per il Magnifico una perdita di soldi e di prestigio per l’ateneo.
Noi crediamo che le vite e la salute di lavoratori e studenti valgano di più di questa università vetrina, e che un rettore che non parte da questo assunto non è la persona giusta per governare l’università.
Quello che ci interessa non è la responsabilità legale di Ajani riguardo i recenti fatti di Palazzo Nuovo quanto la sua responsabilità politica. Ha scelto il profitto e la “competitività” a discapito della salute degli studenti e dei lavoratori, di palazzo nuovo e non solo.
Ha scelto di continuare sulla strada dell’università esamificio in cui paghiamo sempre più salate tasse universitarie (che Ajani vorrebbe aumentare) e che sfrutta il nostro lavoro gratuito per migliorare ed abbellire la propria vetrina – #hackunito è l’esempio più lampante di queste modalità in cui idee e creatività degli studenti sono utilizzate a costo zero, a solo vantaggio dell’ateneo.
Ci chiediamo dove finiscano allora le nostre tasse. In un’università in cui il Rettore e l’amministrazione sono pronti a spendere milioni per costruire fantomatiche residenze a pagamento in giro per la città (si veda il nuovo progetto di residenze universitarie intorno al Cle), per poi dire che non ci sono i soldi per le bonifiche e che bisogna aggiustarsi con le poche risorse disponibili. Crediamo che le risorse ci siano ma il “Signor Magnifico” le spenda solo per quei progetti che vogliono trasformare la nostra università sempre più in una azienda e sempre meno in un luogo di formazione e crescita.
A subirne le conseguenze sono sempre gli studenti, che da una parte assistono allo smantellamento del diritto allo studio da parte della Regione che rimpalla le responsabilità al Governo, dall’altra vivono in un’università che con il suo silenzioso avvallo ne facilita il lavoro.
Ajani si deve dimettere perché è complice della morte del diritto allo studio, della possibilità di una formazione aperta a tutti con borse di studio in base al reddito.
Infine chi oggi giudica illegittime le richieste di dimissioni del rettore Ajani giustifica indirettamente il suo operato e le sue politiche. Sperando forse di trarne vantaggio politico per i giochi di concertazione interni al consiglio d’amministrazione dell’università ma facendo da utile idiota a chi ha ridotto l’università nella disastrosa situazione attuale, cercando così di recidere alla nascita ogni possibilità di cambiamento reale.
Vogliamo l’immediata bonifica di tutto Palazzo Nuovo e di tutte le sedi in cui è presente l’amianto.
Vogliamo che palazzo nuovo riapra solo dopo i lavori di bonifica .
Vogliamo che la seconda rata delle tasse universitarie non venga riscossa, non siamo più disposti a finanziare i giochi di potere del rettore a discapito della nostra salute.
Vogliamo che vengano accolte tutte le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici di Palazzo Nuovo, non si può morire di lavoro, neanche in università.
Vogliamo le dimissioni immediate del Rettore Gianmaria Ajani!
Collettivo Universitario Autonomo – Torino
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