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Ancona 6 maggio 2023 – Interruzione Volontaria di Patriarcato

Condividiamo di seguito il comunicato stampa di Non Una di Meno sul corteo nazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito che si terrà ad Ancona il 6 maggio.

La rete transfemminista NON UNA DI MENO torna in piazza dopo la giornata di lotta dell’8 marzo, convocando una manifestazione nazionale ad Ancona per l’aborto libero, sicuro, gratuito, per tutt3, con concentramento in Largo Fiera della Pesca il 6 maggio alle ore 14:30

La presidente del consiglio Giorgia Meloni, a seguito del suo insediamento, ha rassicurato furbamente l’opinione pubblica di non avere intenzione di modificare la legge che garantisce l’accesso all’aborto. Il suo partito, infatti, sa benissimo che per mettere in discussione il diritto ad abortire non serve modificare la legge 194/78, basta muoversi tra i suoi rivoli e le sue lacune, come si è fatto da anni da anni a livello regionale. 

Sono proprio le regioni laboratorio dell’attuale compagine governativa come Marche, Umbria, Abruzzo, Piemonte, Veneto ad aver messo in campo politiche di drastica riduzione dell’accesso all’IVG, tolleranza dell’obiezione di coscienza di struttura, ingresso e finanziamento delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici e smantellamento dei consultori stessi.

È tempo di mobilitarci insieme con un grande corteo nazionale, perchè il diritto all’aborto non sia garantito solo su carta! Non Una di Meno sarà ad Ancona, dove l’aborto non è più garantito, perché la situazione in questo territorio è un simbolo. Nonostante anni di denunce, quando si prova a prenotare un’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche, viene consigliato di spostarsi direttamente in un’altra regione. Non si tratta di un caso isolato: in Molise c’è una sola medica non obiettrice di coscienza in tutta la Regione, in Abruzzo la percentuale di obiezione supera il 90%, in Campania si pratica IVG in meno di ¼ dei reparti di ginecologia, in Calabria si può abortire in meno del 50% degli ospedali. 

È il nostro movimento, quindi, a volere che la legge cambi, ma a partire dai nostri bisogni e da alcune rivendicazioni chiave: l’abolizione dei 7 giorni di riflessione dopo aver ottenuto il certificato IVG, l’abolizione dell’articolo 9 che disciplina l’obiezione di coscienza, la somministrazione della RU486 in tutti gli ospedali e consultori, l’estensione del numero di settimane per accedere all’IVG, la sperimentazione dell’aborto telemedico in piena sicurezza, la formazione di tutto il personale perché sia garantita accoglienza adeguata a tutte le persone che decidono di abortire a prescindere dal loro genere.

Lo slogan della manifestazione è “Interruzione volontaria di patriarcato”, cioè la fine di un sistema che opprime le donne e le persone LGBTQIA+. La visione del Governo supporta un’idea di patria fondata sul mito della famiglia borghese, patriarcale, bianca, con rigidi ruoli di genere, che non rappresenta in nulla le vite di tantissime persone in questo Paese, e si inserisce in una visione politica che attacca l’autodeterminazione di tutte le soggettività marginalizzate. Mentre la maggioranza, in linea con i suoi alleati internazionali, da una parte promuove politiche restrittive sull’aborto e presenta in Parlamento proposte di legge per il riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione come quelle Gasparri e Menia, dall’altra attacca la genitorialità LGBTQIA+ e razializzata, promuove la guerra alle persone più povere, è mandante politico delle stragi in mare, consente il condono fiscale ai più ricchi, è complice del disastro ambientale, e ostacola il salario minimo. 

Non Una di Meno intende costruire questa giornata in rete con quella opposizione sociale che mette al centro la connessione tra diritti sociali e diritti civili, smascherando, a partire dal vissuto di tutte le persone che saranno in piazza ad Ancona, chi li narra ancora come divisi.

NON UNA DI MENO

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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