Archiviato il Ddl Pillon
Spadafora, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dichiara archiviato il Ddl Pillon. La notizia viene diffusa appena dopo il Congresso sulla Famiglia di Verona che ha visto 100.000 persone contestare l’evento mentre si apriva l’ennesima crisi di governo tra le forze di maggioranza. Arriva quindi un riconoscimento chiaro alle lotte femministe che hanno riempito le strade di Verona e di tutte le città d’Italia negli ultimi mesi.
Il Movimento 5stelle sembra essersi svegliato, con un notevole ritardo, ed essersi reso conto di dover prendere posizione per non perdere una larga fetta dell’elettorato. E così stamattina, durante la trasmissione “Omnibus” a La7, il sottosegretario della presidenza del Consiglio Spadafora prova a prendere le distanze dal congresso delle famiglie tenutosi a Verona e dichiara che “il ddl Pillon, così come è stato formulato, non arriverà mai in aula, è archiaviato”.Aggiunge che l’obiettivo è quello di scrivere un nuovo testo che “prenderà anche qualcosa di buono, ma molto poco” del vecchio testo.
Già la presunta fermezza delle affermazioni di Spadafora si ammorbidiscono in un velato tentativo di salvare qualche punto di un ddl da buttare. Ancora una volta per “non un passo indietro” si intende “indietreggiamo piano e nessuno se ne accorgerà”. La dichiarazione inoltre arriva qualche giorno dopo che la marea transfemminista ha invaso la città di Verona e mesi dopo decine e decine di piazze che si sono mobilitate contro il disegno di legge, da Catania qualche settimana fa, alla contestazione romana di febbraio, alla giornata di mobilitazione nazionale di novembre.
Chiaro è come la forte opposizione del movimento di Non una di meno abbia costretto i 5stelle a uno scontro con la Lega sul tema, sperando forse di superare il calo di consenso pentastellato provocato dal pacchetto di promesse tradite in campo economico e sociale, per costruirne uno nuovo tutto rosa. Come ogni dibattito politico giocato sui binari mediatici del botta e risposta delle due facce del governo, una definitiva polarizzazione necessita la prova che a queste parole seguiranno dei fatti concreti.
Tra le voci attese sicuramente c’è la Lega che dovrà mettere sul piatto una formula lessicale e politica un po’ più costruita del delirio d’onnipotenza del ministro dell’interno “qua comando io” e che sempre più faticosamente riesce a mascherare i suoi interessi economici nella partecipazione del congresso di Verona. L’ unica certezza è che nel dibattito entrano a pieno titolo le migliaia di donne scese in piazza: l’unica voce che si dimostra in grado di non agire compromessi tanto meno di essere rappresentata dalle rinnovate forme di strumentalizzazioni dei partiti d’opposizione, ufficialmente invitati alla riscrittura del nuovo testo di legge.
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