Assolti gli assassini di Lucía Pérez in Argentina: sciopero femminista
Il 26 novembre arriva la sentenza per il femminicidio di Lucía Pérez: assoluzione. Viene lanciato immediatamente uno sciopero femminista per il 5 dicembre: centinaia di migliaia di persone scendono in piazza.
Lucía Pérez, 16 anni. Fu drogata, violentata, impalata e abbandonata esanime davanti all’ospedale Mar del Plata, Buenos Aires. Era l’8 ottobre del 2016. Una settimana dopo il primo sciopero femminista ruppe la normalità dell’Argentina. Da allora la lotta delle donne contro la violenza patriarcale va avanti ininterrotta e si è diramata nel resto del globo.
Due imputati, Matías Farías e Juan Pablo Offidani, sono stati assolti dal femminicidio e condannati per traffico di droga, un terzo è stato assolto da tutti i reati.
Per i giudici, Facundo Gómez Urso, Aldo Carnevale e Pablo Viñasil, la morte di Lucía non fu femminicidio e gli abusi sessuali non sono stati dimostrati perché consenzienti. La morte viene attribuita a un’overdose. La pm Sánchez è stata posta sotto indagine per aver parlato dei particolari delle violenze che secondo i giudici non esistono.
Lo scalpore mediatico si accompagna alla normalizzazione di queste violenze che vengono portate avanti sin dentro le aule dei tribunali e lì rese monito e attacco a chi ha deciso di ribellarsi. Un cambiamento arriverà solo dalle lotte delle donne, in tutto il globo.
La storia di Lucía ne ricorda tante altre, vite di donne rubate dalla violenza dell’uomo e delle istituzioni patriarcali. #NiUnaMenos
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