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Bologna – Sulle infami parole di un prete

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Hanno fatto scalpore le parole pronunciate ieri da don Lorenzo Guidotti, della parrocchia bolognese di San Domenico Savio.

Le sue dichiarazioni rendono bene l’idea di quanto sia radicata nella società e soprattutto nelle istituzioni una cultura profondamente sessista, per la quale lo stupro è e rimane una conseguenza di un comportamento da parte della vittima.

Riportiamo le parole del parroco giusto per farci prudere le mani ancora un pò:

“Chi sceglie la cultura dello sballo lasci che si ‘divertano’ anche gli altri [..] E dopo la cavolata di ubriacarti con chi ti allontani? Con un magrebino?!? Notoriamente (soprattutto quelli in piazza Verdi) veri gentleman, tutti liberi professionisti, insegnanti, gente di cultura, per bene… Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tiritera ideologica sull’accogliamoli tutti? …tesoro… a questo punto, svegliarti seminuda direi che è il minimo che potesse accaderti.”

E poi:

“Mi spiace ma… se nuoti nella vasca dei piranha non puoi lamentarti se quando esci ti manca un arto… cioe’… A me sembra di sognare!! Ma dovrei provare pieta’? No!! Quella la tengo per chi è veramente vittima di una città amministrata di *****, non per chi vive da barbara con i barbari e poi si lamenta perchè scopre di non essere oggetto di modi civili”.

In questo senso è difficile trovare parole per commentare questo tema di quanto non abbiamo già scritto altre volte. Preferiamo dedicarci ad un approfondimento sul contesto locale in cui cadono queste affermazioni, ovvero sulla questione di piazza Verdi e della zona universitaria bolognese.

E’ infatti a nostro modo di vedere la retorica enfatica sul “decoro” che bisognerebbe ripristinare in piazza Verdi ad armare le schifose parole di questo infame difensore degli stupri. In mancanza della capacità e della volontà politica di affrontare questioni come quella dello spaccio, che è essenzialmente una questione di marginalità sociale (soprattutto migrante) sfruttata da interessi mafiosi, si scarica la colpa sui soggetti sociali che hanno la colpa di frequentare comunque alcuni luoghi nel modo e nella maniera che vogliono.

Del resto da sempre l’etica contro il degrado è uno strumento usato per attaccare la socialità della popolazione studentesca, che da sempre riempie di soldi le tasche dei bolognesi ma deve accettare in silenzio ogni limitazione sul suo comportamento, fosse anche solo stare oltre le 22 in una piazza a bere una birra. Ora che la città sembra dover diventare un enorme ristorante a cielo aperto per i turisti, in particolare il suo centro-vetrina, si va all’offensiva ulteriore, e tutte le armi sono buone per controllare i corpi e i desideri di chi anche semplicemente con il proprio normalissimo comportamento rovina questo quadretto.

Perfino legittimare violenze sessuali, per gettare discredito su un’area attraversata in maniera felice da centinaia e centinaia di persone ogni giorno, una delle poche a non essere ancora stata desertificata da ordinanze e provvedimenti amministrativi, anche grazie alla voglia di viverla di tantissimi giovani e giovanissimi della città. Lo stesso Resto del Carlino, vergognoso quotidiano bolognese, parla di “frasi choc” da parte di Guidotti, quando ogni giorno pagine e pagine sonno impegnate nell’attacco con ogni mezzo necessario alla socialità studentesca di via Petroni, via delle Moline e piazza Verdi.

Sorvolando sulla “tiritera dell’accogliamoli tutti” e del razzismo del discorso del parroco (del resto, la sua pagina Facebook è piena di elogi ai Crociati, oltre che a Mussolini, Hitler e Franco), ci sembra inutile dire che alla questione del presunto degrado si dovrebbe rispondere con politiche differenti, che vadano dalla legalizzazione delle sostanze stupefacenti e l’utilizzo del ricavato per fini sociali, alla promozione di attività culturali che non siano semplicemente baretti con prezzi da gioielleria.

Ma soprattutto, lasciando libera da interventi polizieschi e repressivi le volontà di vivere la piazza di tanti studenti e studentesse che abitano la città. Non si può pensare di sostituire una popolazione con un’altra ripulendo cosmeticamente parti della zona universitaria, non si può pensare di risolvere con qualche operazioncina di gentrification una questione che ha una serie di complessità molto più grandi.

E’ molto più facile scaricare la colpa su chi vive la piazza, come ha fatto l’infame parroco che oltre ad essere uno schifoso sessista è anche un uomo perfettamente in linea con l’approccio culturale delle istituzioni alla zona universitaria. La socialità studentesca che non consista in aperitivi chic da 15 euro a testa è immediatamente inserita nella categoria “sballo”. E allora, come già disse il renzianissimo Nardella sugli stupri di Firenze, la colpa di una violenza subita ricade sui soggetti che si sballano, ergo sulla socialità studentesca. Se state a casa, non vi stuprano. Semplice no?

 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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