Corpi vittime di violenza, corpi vittime di propaganda
Nei mesi estivi si moltiplicano le già frequenti violenze di genere. Così almeno sembra segnalare la stampa. Decine di omicidi e stupri, un dibattito che ha riempito colonne di giornali e salotti televisivi, che ha strumentalizzato la violenza di genere piegandola a giustificazione di politiche e retoriche fasciste e razziste.
Il mantra sicurezza accomuna Minniti e le ronde forzanoviste. In questi dibattiti i paladini della sicurezza delle donne dovrebbero essere i poliziotti e le poliziotte, come quelle che trionfanti hanno arrestato gli stupratori di Rimini. Quella sera è stata stuprata anche una trans, nessuno ne parla più. Non tutte le violenze sono uguali.
Quando si tratta di violenze di genere non manca mai il nesso con i flussi migratori. Per la Meloni la violenza sessuale è un male necessario del “multiculturalismo” dell'”immigrazione di massa”, come se nella cultura italiana questa non fosse all’ordine del giorno. Ma quando a essere accusati di stupro da due studentesse sono due baldanzosi carabinieri italiani, come succede a Firenze, la costruzione del discorso si ribalta: arrivano i verbi al condizionale, i se e i forse, le versioni da accertare. Così come successe in provincia di Massa Carrara quando 4 carabinieri sono stati arrestati per violenza sessuale, ripetuta nel tempo e durante l’orario di servizio. In quel caso anche il PD provinciale espresse solidarietà ai militari.
Il problema, ancora una volta, non è quello di tarare una bilancia dell’orrore. La violenza di genere fa schifo, qualunque e di chiunque. Ciò che però serpeggia come invariante e velenoso discorso è quella squallida retorica che vede le donne solo come oggetti da sottoporre a custodia, e infatti di questo trattano le uniche misure istituzionali contro la violenza di genere. Donne che a seconda delle esigenze politiche vengono dipinte come indifese e aggredite con inutile brutalità o come ragazze che non si capisce cosa stessero facendo, forse se la stavano “un pò cercando”. Non ci sono stupratori con attenuanti, ma la notiziabilità della violenza di genere dipende sempre dall’uso politico se ne può fare, mai dal soggetto che la subisce. Non ci sono stupratori con attenuanti, ma c’è un sistema che a sua volta usa ancora la donna, come vittima oggetto di violenza, come vittima di propaganda sul suo corpo.
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