In Irlanda l’aborto non è più illegale: stravince il sì
In Irlanda vince il sì all’abrogazione della legge che stabiliva illegale l’interruzione di gravidanza. Una giornata storica.
La battaglia di ieri si è giocata infatti sul sì all’abrogazione dell’ottavo emendamento della Costituzione del 1983 che considerava il feto una persona a tutti gli effetti, portatrice del corredo giuridico dei diritti goduti da un cittadino, impedendo così la regolamentazione di qualsiasi forma legale di aborto. Solo dal 2013 l’aborto poteva essere praticato esclusivamente nel caso in cui la madre fosse in “reale e sostanziale pericolo di vita”. 14 anni di carcere per chiunque procurasse un aborto, o anche solo aiutasse una donna ad abortire, anche in caso di stupro.
Secondo gli ultimi dati circa 3.500 donne irlandesi ogni anno si recano in Inghilterra per abortire, e circa 2mila ordinano illegalmente online le pillole abortive. Da ieri a questa legge è stato detto No, il “Sì” all’abrogazione ha vinto col 68% contro il 32% dei “No”.
Treni, aerei, passaggi in macchina, migliaia di emigrati Irlandesi si sono mobilitati per tornare a votare: il totale dell’affluenza sale al 70% (3,3 milioni erano gli aventi diritto al voto).
Le statistiche ci rendono una chiara realtà: le nuove generazioni di donne non sono più disposte ad aspettare per i loro diritti. Fra i 18 e i 24 anni il si vince con l’87%, fra i 25-34 con l’83€ e fra i 39-45 col 74%. Il no supera i sì solo sugli over 65. Tante dichiarazioni pubbliche, soprattutto da parte di testate giornalistiche, insistono sull’importanza che nella vittoria di questo referendum hanno avuto le crescenti migrazioni e le seconde generazioni di immigrati che ora vivono nel paese. D’altra parte è anche vero che si è fortemente politicizzato anche il voto delle giovani e dei giovani Irlandesi emigrati, che a migliaia sono tornati appositamente per votare.
Nella cattolicissima Irlanda, che è riuscita a conservare l’idea dell’aborto come omicidio fino al 2018, la giornata di ieri ha sicuramente segnato un passaggio importante per i diritti delle donne. Cartelli e manifesti sfilano per le città, “Sono una donna e non un utero”, “My body my choice”.
Il rendere l’aborto legale non significherà però la garanzia del diritto all’aborto. Il referendum ha infatti abrogato la legge contro l’aborto ma ora si apre un’altra sfida, quella della garanzia che questo possa essere praticato.
Come ci ricorda questi giorni il dibattito attorno alla 194, legge che in Italia ha regolamentato l’aborto legale, poter abortire non sempre significa che questo diritto venga effettivamente garantito come ci dimostra l’altissimo tasso di obiettori, e soprattutto non significa garanzie sanitarie adeguate e possibilità di scegliere come e quando interrompere una gravidanza. Una libertà inalienabile nonostante le mistificazioni di tutti i reazionari che confondono il diritto all’aborto con l’istigazione all’aborto.
La strada quindi è ancora lunga ma le donne in tutta Europa e nel mondo dimostrano di stabilire un punto di non ritorno: maggiori libertà e diritti per le donne.
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