Cile, manifestazione a Santiago per la depenalizzazione dell’aborto
Alcuni giorni fa migliaia di donne e non solo sono quindi scese in strada per chiedere la fine di tutto questo e la garanzia di un diritto all’aborto che tuteli la salute e la libera scelta delle donne. Il corteo era stato autorizzato nei giorni precedenti ma un’ora prima dell’inizio della manifestazione (che doveva partire alle 19 da place Italie per snodarsi lungo l’Alameda, l’arteria principale di Santiago) le autorità metropolitane hanno deciso di revocare i permessi.
Questa scelta dell’ultimo minuto ha costituito una vera e propria provocazione nei confronti delle migliaia di persone che hanno animato la manifestazione e fatto sì che i poliziotti che seguivano il corteo si sentissero legittimati nel minacciare e spintonare più volte i manifestanti lungo il percorso.
I celerini hanno infine bloccato la manifestazione con uno sbarramento lungo la Alameda all’altezza di Paseo Ahumada: qui il corteo si è interrotto per alcuni minuti scandendo slogan contro la polizia e chiedendo di poter proseguire il proprio percorso, ottenendo in risposta le cariche della polizia. Dopodiché i manifestanti hanno deciso di proseguire per un’altra strada riuscendo a raggiungere plaza de Armas, dove ha sede la cattedrale di Santiago, e hanno fatto irruzione all’interno della chiesa dove era in corso una messa.
Una volta dentro un gruppo di donne ha cominciato a scandire slogan per l’aborto libero e puntato il dito contro le pesanti responsabilità della Chiesa nel sostenere e promuovere campagne antiabortiste e reazionarie.
All’esterno della cattedrale la polizia ha cominciato a caricare il corteo per impedire che altre persone raggiungessero l’interno dell’edificio, sparando contro i manifestanti il getto degli idranti e arrestandone alcune.
I manifestanti sono comunque riusciti a resistere e poco dopo il corteo si è sciolto, segnando la fine di un’importante prova di determinazione da parte di migliaia di donne che in tutto il paese non sono disposte a mettere le proprie scelte e i propri bisogni in secondo piano subendo a testa bassa politiche antiabortiste espressione di un potere religioso e reazionario.
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