Non Una di Meno: Comunicato Stampa sui fatti avvenuti al Salone del Libro di Torino
Riteniamo estremamente grave la manipolazione mediatica perpetrata dalla ministra Roccella sulla contestazione al Salone Del Libro e la gestione repressiva delle forze dell’ordine, che rappresentano un precedente pericoloso verso ogni manifestazione di protesta.
Rispediamo al mittente le accuse strumentali di violenza: basta guardare i video per rendersi conto della modalità dell’iniziativa, svolta solo con voci, corpi e cartelli, che ha coinvolto anche tantissime persone che si sono spontaneamente unite a fischiare alla ministra. Costruire una discussione mediatica che chiama violenza la semplice espressione di dissenso, vuol dire far passare come illegittima ogni contrarietà al Governo.
Il Governo statale e regionale continua a dedicare prezioso tempo della propria azione politica per cancellare i nostri diritti, mentre le liste d’attesa per le visite negli ospedali pubblici raggiungono l’anno, impedendo di fatto l’accesso alle cure e il diritto alla salute soprattutto per le persone meno abbienti, mentre i fiumi esondano senza alcuna politica di contrasto al cambiamento climatico, mentre viene messo in discussione il reddito e l’accesso al welfare. Loro operano con gentilezza e senza violenza quando minano i diritti delle famiglie omogenitoriali e fomentano l’odio contro di noi? È incredibile assistere ad un dibattito pubblico nel quale non è concepibile che le persone che subiscono certe politiche siano arrabbiate. Non bisogna abusare della parola ‘dialogo’ fuori tempo massimo e a puro scopo mediatico. Né si può rimuovere l’asimmetria di potere che c’è tra una ministra e un gruppo di attiviste, raccontando quel che è accaduto come “un gruppo di donne non ha lasciato parlare un’altra donna” e rimuovendo intenzionalmente il fatto che Roccella è stata contestata in quanto rappresentante istituzionale e non in quanto autrice. Lo ribadiamo chiaramente, non basta essere donne per essere tutte dalla stessa parte: c’è chi opprime e chi invece da determinate politiche viene oppressa.
Auspichiamo che l’opposizione alle politiche del Governo possa moltiplicarsi in tutte le città, nonostante il clima di criminalizzazione che hanno costruito. Abbiamo voluto dare un segnale: a differenza nostra, sia la ministra che l’assessore hanno già tantissimi palchi per darci delle assassine perché abortiamo o per istigare all’odio verso di noi in quanto persone lgbtqia+, hanno a disposizione strumenti legislativi, possibilità di finanziare economicamente le loro politiche, potere mediatico. Nonostante le lacrime di coccodrillo e le esagerazioni vittimistiche, restare in silenzio per qualche ora non ha certo intaccato il ruolo di potere di Roccella, che continua ad essere su tutti i giornali, quanto invece le (non) politiche del suo Governo incidono sulla nostra vita, impedendoci di decidere sui nostri corpi, di avere un reddito, di curarci, di vivere in città tutelate dal rischio idrogeologico. Vogliamo i fatti, perché delle parole non ce ne facciamo più nulla e non legittimiamo di certo un Governo che nega i diritti sociali e civili e che è sostenuto dalle organizzazioni neofasciste, salvo poi accusare di fascismo chiunque si opponga ai suoi diktat, svuotando le parole del proprio significato.
L’eco mediatica della nostra iniziativa ha visto un astuto tentativo di strumentalizzazione da parte di Fratelli D’Italia, virando sulle dinamiche politiche legate al futuro del Salone del Libro e coinvolgendo perfino La Gioia, pur di non accettare la contestazione e non entrare nel merito dei temi. Quanto sono minacciosi cori e voci che esprimono i propri bisogni? Questo Governo, il più a destra degli ultimi 30 anni, non è intoccabile, e deve sottostare alle dinamiche della dialettica democratica, tra le quali c’è anche la contestazione, come già accaduto a tanti esponenti di altri Governi, e all’interno dello stesso Salone del Libro.
La sola esistenza di un Ministero per la natalità e la famiglia basta per comprendere la pericolosità della linea politica governativa. Le frasi pronunciate da Roccella in molteplici interviste come “l’aborto è una scorciatoia che non dovrebbe più esserci” o “un bambino ha diritto ad avere una mamma ed un papà”, sono un attacco terribile ai diritti delle donne, delle persone LGBTQIA+, delle persone tutte. Durante l’iniziativa, peraltro, la Ministra ha sottolineato dal palco che l’obiezione di coscienza del personale medico non mette in discussione il diritto all’aborto. I dati, però, parlano da soli: in molte Regioni italiane non è più possibile abortire senza cambiare città, a causa dell’alto tasso di obiezione di coscienza che in Piemonte raggiunge oltre il 60%, con picchi del 91% all’ospedale di Alessandria e dell’81% all’ospedale di Novara, senza contare i finanziamenti alle associazioni antiabortiste. In tantissime Regioni i presidi ospedalieri non garantiscono l’accesso all’aborto farmacologico o ne limitano le settimane rispetto ai termini di legge.
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