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Nord Africa: l’esodo verso l’Europa che non esiste

 

Sarebbero circa duecentomila i migranti che si sono riversati ai confini della Libia nel tentativo di lasciare il paese. Nonostante i toni allarmistici usati dal nostro governo, la stragrande maggioranza di queste persone non vuole venire in Europa ma cerca solo di tornare a casa.

“La Libia era considerata la Svizzera d’Africa” spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) ” il paese nordafricano non era solo un paese di transito, ma anche e soprattutto di destinazione, che ospitava un milione e mezzo di migranti”. Lavoratori provenienti da altri paesi dell’Africa, ma anche dall’Asia. Nigerini, filippini, vietnamiti, cinesi che lavoravano in Libia in maniera stanziale,  nei cantieri edili o nel commercio.

“Una migrazione di gente mediamente povera” spiega Di Giacomo “che oggi vuole tornare a casa e per farlo ha bisogno del nostro aiuto, logistico e finanziario”. L’Oim in questi giorni è presente sia al confine egiziano, che in quello con la Tunisia e con il Niger. “Le persone che stanno abbandonando il sud della Libia sono circa duemila, quasi tutti nigerini, li stiamo accogliendo in un campo e cercando di rimpatriarli. La situazione è più complicata ai confini egiziani e tunisini. Qui si sono riversate centinaia di migliaia di persone. Abbiamo allestito dei campi di accoglienza, tre solo in Tunisia, e contemporaneamente stiamo organizzando i rimpatri, in aereo e in nave”.

Una situazione complicata, per la cui gestione l’Oim si appella alla comunità internazionale. “Abbiamo chiesto undici milioni di dollari a tutti gli Stati per poter aiutare la Tunisia e l’Egitto. La Francia e l’Inghilterra ci hanno già iniziato a supportare logisticamente, e crediamo che presto arriveranno anche i finanziamenti”.

L’appello a collaborare arriva anche dall’Associazione studi giuridci sull’immigrazione (Asgi): “Non è pensabile che i finanziamenti messi a disposizione dall’Italia siano gli unici. I soldi stanziati sino ad ora basteranno per l’aperura di un solo campo, che potrà accogliere non più di cinquemila persone”  spiega Fulvio Vassallo Paleologo “la Libia è in guerra civile e i lavoratori che fuggono hanno bisogno di una reale accoglienza. E’ necessario che tutti i paesi europei creino dei campi ai confini dove le persone possono stare nell’attesa di tornare a casa, e in contemporanea si preparino ad accogliere anche chi arriverà in Europa”.

 

Il commento di F. Vassallo Paleologo, Asgi

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L’Intervista a F. Di Giacomo, Oim

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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