Il decreto Salvini a piedi uniti sulla logistica
Segnaliamo da Ship2Shore questo articolo di Sergio Bologna nel quale (al di là delle valutazioni sugli scioperi nella logistica, che ci vedono da sempre solidali e partecipi a sostegno di queste lotte) viene correttamente segnalato come il decreto Salvini contenga anche una norma ad hoc per disarticolare il tessuto conflittuale consolidatosi nel settore della movimentazione delle merci attaccando in maniera frontale le sue pratiche e la sua composizione sociale.
Il provvedimento appena varato dal Governo su sicurezza e immigrazione introduce la reclusione (e l’espulsione in caso di condanna di extracomunitari) per i picchettaggi stradali. Plauso di Confetra
Anche il mondo della logistica sarà interessato dal decreto legge approvato due giorni fa dal Consiglio dei Ministri in merito a sicurezza e immigrazione, che nella vulgata porta il nome del suo ispiratore, il Ministro degli Interni Matteo Salvini.
Il rimando non è esplicito, ma l’art.25 del provvedimento dispone, modificando un decreto legislativo del 1948 e uno del 1998, che anche chi operi blocchi stradali (finora la cosa era prevista per strade ferrate, zone portuali e acque interne) sia passibile di reclusione (e non solo di una sanzione amministrativa) da 1 a 6 anni e che, qualora la condanna “con sentenza irrevocabile” riguardi un cittadino extracomunitario, costui venga espulso.
La norma interessa evidentemente il settore della logistica, caratterizzato, da una parte, da una fortissima presenza di lavoratori extracomunitari e, dall’altra, da un elevatissimo livello di conflittualità. Il CCNL firmato dal sindacato confederale non solo non è stato firmato dalle centrali cooperative, ma è fortemente contestato dalle numerosissime sigle sindacali autonome, ritagliatesi un ruolo sempre maggiore proprio nella logistica di magazzino, in un contesto in cui, complice proprio la significativa presenza di lavoratori più assoggettabili, per provenienza e condizioni sociali, a forme di sfruttamento, sono numerosi gli episodi di caporalato e criminalità organizzata emersi negli ultimi anni.
Una situazione articolata (e complicata dal ventaglio amplissimo di attività ricomprese nel CCNL), che nel tempo ha creato difficoltà sia al sindacato confederale che alla parte datoriale, tanto da portare Confetra, lo scorso giugno, a “rappresentare allo Stato l’impossibilità di sopportare ancora la strumentalizzazione di lavoratori stranieri per realizzare blocchi e picchettaggi promossi da organismi pseudo sindacali che spesso con l’aiuto di estranei impongono la loro volontà ad altri lavoratori anche con la violenza”.
Un appello che il Governo, lungi dal predisporre un intervento specifico sulle condizioni di lavoro nel settore, sembra ora aver raccolto, appesantendo enormemente le conseguenze delle tutt’altro che infrequenti, motivate o strumentalizzate che siano, proteste nei magazzini logistici, spesso esplicitatesi in picchettaggi e blocchi stradali ad opera di lavoratori, ovviamente anche extracomunitari. I quali ora, in situazioni analoghe, rischieranno non solo la galera ma anche l’espulsione dal paese.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente di Confetra Nereo Marcucci: “Considero i contenuti dell’articolo 25 un ulteriore indispensabile strumento di prevenzione di forme di violenza e di sopraffazione di pochi verso molti. Certamente non limita il diritto costituzionalmente garantito allo sciopero. Con le nostre imprese ed i nostri dipendenti contiamo molto sul suo effetto dissuasivo su pochi caporioni”.
Nessuna reazione per il momento – ma l’iter del decreto legge è appena cominciato – sul fronte del sindacato confederale, mentre, fra i sindacati di base, SI Cobas ha annunciato per il 26 ottobre uno sciopero generale e per il 27 una manifestazione a Roma per protestare contro le politiche del governo e il pacchetto sicurezza nella sua complessità.
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