E non avere paura è legittimo quando tanti e tante uomini e donne della città hanno esposto la loro rabbia per le vicende della Granarolo e solidarizzare con la battaglia per la dignità portata avanti dagli operai della logistica.
“Voi cooperate per lo sfruttamento, noi lottiamo per la dignità!” viene scritto all’incrocio tra i viali e la principale via della città, in un mix di cori ed interventi dal camion. Fallito il tentativo di criminalizzazione ex-ante cercata da Calzolari, dalla vicenda grottesca della scorta sì/scorta no, a prendersi la scena è la parte solidale della città.
E’ un corteo determinato, incurante della pioggia, che sfila da piazza dell’Unità per tutto il lungo rettilineo di via Indipendenza, per poi svoltare sotto la Prefettura (blindata) e sciogliersi infine in piazza Maggiore tra i fuochi d’artificio e mentre scorrono gli interventi del sindacalismo conflittuale, dei centri sociali, dei collettivi studenteschi che hanno animato la piazza. Un grande striscione astato, collocato subito dopo quello principale senza firma, porta le firme di Crash, CUA, CAS e Social Log, mentre tantissime sono le bandiere del SI Cobas che sventolano in tutto il corteo.
Un corteo a cui hanno partecipato anche Garib e Redouane, arrestati nella giornata di lotta del 23g e capaci di portare oggi tutta la loro energia ad un corteo già carichissimo e per niente “rituale” come i facchini in lotta ci hanno già abituato a vedere. “Se toccano uno toccano tutti!” recita uno striscione calato a terra dal Pincio, a sottolineare l’assoluta solidarietà e unione tra i facchini anche dopo la repressione poliziesca degli ultimi giorni.
Granarolo, cooperative mafiose, prefettura e comune, sindacati compiacenti: nulla di questo sistema marcio e coercitivo viene risparmiato dagli slogan dei facchini; solidarietà arriva da tutta Italia, con delegazioni da Roma, Milano, Torino, Piacenza che hanno aggiunto numeri ad un corteo che ha avuto cifre a tre zeri.
“Siamo quelli che non hanno niente, e siamo venuti a prenderci il mondo”, recitava uno striscione che coglieva alla perfezione il senso della lotta, affatto simbolica, di chi ce l’ha fatta a superare quel cimitero chiamato Mediterraneo e che una volta arrivato nella Fortezza Europa non smette comunque di rinunciare alla sua dignità come vorrebbero quelle cooperative che licenziano a causa sciopero e decurtano buste paga, forti del sostegno dei poteri forti ai quali assicurano la sopravvivenza.
Bologna oggi in grande parte si è schierata al fianco di chi lotta. Rifuggendo le logiche padronali, preferendo le lotte per la dignità. Dal camion si annuncia che il picchetto alla Granarolo continuerà, perchè fino alla vittoria, la lotta andrà avanti: e continuare a sostenerla sin da questa sera è un compito di tutti e di tutte!