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Budrio: usare una tragedia per restringere le libertà?

Un barista di una tranquilla frazione nella provincia bolognese viene ucciso qualche giorno fa in seguito a un tentativo di rapina, a cui si è ribellato, venendo colpito al cuore dopo una colluttazione con l’assassino ancora non rintracciato. Fa scalpore la morte, poiché avviene per un colpo da relativamente pochi soldi, perchè non succede in qualche quartiere difficile di una grande città. Ma in un calmo territorio rurale, alla Riccardina di Budrio (già il nome fa tenerezza) dove le persone non devono continuamente vivere a contatto con i problemi, gli alti e i bassi, le difficoltà e le contraddizioni della vita nelle metropoli.

Il capoluogo di Provincia locale, Bologna, è da ormai anni immerso nel giochino del “sorpasso a destra”, in cui l’amministrazione PD di Merola e l’opposizione leghista fingono di darsi battaglia per mantenere in città un clima di paranoia sociale continua. In questo clima in cui si cercano di affogare le menti, una parte delle dichiarazioni del primo cittadino di Budrio all’indomani dell’omicidio squarcia l’abitudine. In un contesto, oltre che bolognese ormai nazionale, in cui è all’ordine del giorno la questione dell’autodifesa con armi da fuoco, un sindaco che dopo una morte che risulta cosi efferata si affretta a specificare che non esiste un “problema sicurezza”, distaccandosi fortemente dalla strumentalizzazione di un fatto di cronaca è come una ventata di speranza.

Richiami all’“umanità” e all’abbassare i toni sembrano davvero in controtendenza con l’attualità del dibattito politico. Sembra quasi incredibile. Ma poi la pochezza del PD e della sua linea amministrativa torna sempre a riemergere, nelle prospettive risolutorie alla possibilità di ripetizione dell’evento. Non viene infatti proposta nessuna analisi o riflessione sul perché ancora in un paese che si dice sia tra gli otto più avanzati del mondo, in un era in cui virtualmente tutto può essere disponibile per tutti, ancora la violenza emerga così cruda a minare la coesione degli strati più bassi della popolazione.

La soluzione invocata da Pierini, sindaco di Budrio, per fare sì che non ci si trovi di più a confrontarsi con questi accadimenti è l’inasprimento delle pene detentive e la garanzia che vengano scontate. Proprio in questi giorni un’altra notizia di cronaca cittadina bolognese riguarda l’abuso su una ragazzina da parte del patrigno, già precedentemente condannato per violenza sulla ex moglie. Se si fa due più due, tra questo episodio e il fatto che il maggior indiziato dell’omicidio della Riccardina sia un ex galeotto, il conto è presto fatto: la necessità è più carcere, buttare le chiavi, ergastoli, fine pena mai!

Si coglie allora il senso dell’attuale dibattito sulla legittima difesa che sta monopolizzando giornali e talk shows: ampliare ulteriormente l’allarmismo sociale, la ormai famosa “insicurezza percepita” per poter procedere a un rilancio della legittimità dei dispositivi di carcerazione e militarizzazione dei territori, anch’essi sempre più resi simili a dispositivi di contenimento. Anche a livello architettonico: basti pensare al paranoico muro costruito intorno al quartiere Santa Bona a Treviso, che ripropone in tutto e per tutto il modello americano della gated community, la comunità che isola dall’esterno tanto ha paura delle minacce che da un “fuori” arrivano.

La certezza della pena, anche a costo di una riduzione delle possibilità di difesa giuridica, e il bisogno di giustizia che fa rima con vendetta sono allora gli elementi imposti come fondamentali e imprescindibili per fare in modo di non dover importare il modello del far west all’americana, dove ognuno è in grado di dare adito a vere e proprie stragi per risolvere la sua “insicurezza percepita”. I cori di Salvini e Meloni, che ripetono l’infame ritornello de “La difesa è sempre legittima”, contribuiscono – aldilà del fatto che riescano a sancire questo principio a livello legislativo –  a creare gli spazi politici per un inasprimento repressivo a tutto tondo, che il Pd del ddl Minniti e della sicurezza come patrimonio della sinistra non vedevano l’ora di cogliere.

Peccato che la realtà cozzi con questi dati:  checchè ne dicano i media a reti unificate, i reati complessivi sono addirittura in calo, e l’unica profezia che si autorealizza – come dicono i cultori dell’insicurezza percepita – è quella che a furia di battere sul tema dei problemi securitari questi sembrano andare oltre la fisiologica presenza di crimine all’interno di qualunque società, che oggi esplode con maggiore evidenza solo perché nell’epoca dei social network tutto ciò che avviene è subito immediatamente trasmesso nelle nostre timelines.

Ma questo allarmismo serve a qualcuno. Lo Stato deve ergersi a produttore di insicurezza per poter poi legittimare ulteriormente il suo ruolo. Partiti di ogni sorta possono avere un cavallo di battaglia in campagna elettorale che copra i deficit di strategia politica riguardo a tematiche come l’impoverimento progressivo di milioni di persone. Sempre per rimanere a Bologna, la costruzione dell’ “emergenza sicurezza” nel quartiere Bolognina è stata affrontata unicamente con una maggiore militarizzazione dei territori, facendo della lotta all’illegalità il calderone nel quale spaccio, micro-criminalità, iniziative culturali autogestite, autodifesa dagli sfratti sono tutti produttori allo stesso modo di problematiche e di allarme da risolvere a suon di caschi blu, ronde di cittadini, gruppi di delazione via Whatsapp e cosi via.

Secondo questa visione, non esiste alcun problema sociale. Non esistono necessità di ripensare la distribuzione della ricchezza. Non esiste un ragionamento che parte dall’attraversamento dei quartieri e dei territori, e non nella loro trasformazione in deserti-dormitori, per affermare uno spazio di difesa collettiva dal “crimine”. Non esiste nessuna riflessione sul fatto che siano i social networks e i media a trasformare nella norma elementi saltuari che fanno parte di ogni dinamica sociale. L’unica soluzione sono o armi per tutti o manette dovunque. Se non altro, sarà la storia a dire che neanche questo modello funzionerà.

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