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Chi decide sui nostri territori? Dall’Agro Caleno all’Alto Casertano siamo sotto attacco. Costruire comunità resistenti è l’unica via d’uscita

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Anche questo 2019 ha visto i territori martoriati della provincia di Caserta come luoghi prescelti per l’installazione di impianti di morte. Che si tratti di monnezza, o di energia, questi progetti strappano il potere decisionale sul proprio territorio ai suoi abitanti e lo concentrano nelle sole mani sporche di chi dovrà condurre l’affare milionario.

L’impiantistica “bio” come denominano i vari progetti che negli ultimi anni stanno investendo l’Agro Caleno, e l’impiantistica “eco” come la turbogas targata Edison di Presenzano, vanno guardate nel complesso con la lente dei saperi accumulati negli anni da parte degli abitanti campani. Questi impianti rispondono alla stessa logica di accumulazione nei luoghi prescelti, causando di fatto un saccheggio importante dei territori e delle risorse, dove l’impatto ambientale, le malattie, le malformità generazionali, l’avvelenamento dei terreni e dell’aria, sono “effetti di importanza secondaria” rispetto all’unico interesse predominante che è “il profitto”. In nome di questo infatti si piegano complici sindaci, istituzioni, enti sanitari e procura.

Vogliamo puntualizzare alcuni concetti: “Bio” ed “Eco” sono concetti che negli anni, come abitanti costantemente in lotta contro la crudeltà della devastazione ambientale, abbiamo imparato a leggere per quello che sono: il tentativo dei soliti carrozzoni del saccheggio di dotarsi di un green washing spendibile dopo decenni di soprusi imprenditoriali/territoriali. Oltre ad essere “concetti di facciata” infatti (visto che perfino i governanti del Mondo con la Cop25 hanno dichiarato il loro disinteresse per le reali sorti del pianeta mentre plaudono Greta) sono concetti svuotati ancor di più ponendo un briciolo di onestà cronologica e senso di realtà su come sono ridotti i nostri territori e la salute di intere comunità, soprattutto delle nuove generazioni, nei luoghi già ospitanti EcoMostri di rifiuti o di energia. Per questo, nella migliore delle ipotesi, non c’è alcun impianto talmente bio o talmente eco da poter invertire la rotta di miseria in cui versa il territorio provinciale. Su un corpo pieno di fratture e piaghe, poggiargli sopra una lama surriscaldata avrà l’effetto devastante di irritare ogni parte lacerata. Sullo stesso corpo le cui cure, per le ossa rotte e per le vesciche, vengono negate, e il dolore (per tutti nostri morti) trattato dai governi e dagli stessi imprenditori con imperdonabile cinicità.

Non staremo qui a fare la mappatura di tutti gli impianti della morte, discariche, cementifici, e quant’altro, non è neanche questo il luogo di calcoli tra piani energetici e reale fabbisogno. Questo è il luogo, il tempo e lo spazio in cui assume e deve assumere centralità la “lotta popolare”, non per vezzo discorsivo, ma come unica arma, vincente, contro chi vuole continuare a fare dei nostri territori delle scacchiere del profitto dove milioni di euro vanno a rimpinguare le tasche di una cerchia ristretta, dichiaratamente nemica di tutte le comunità.

Negli anni che hanno visto un’emergenza rifiuti senza soluzione di continuità, solo laddove le comunità si sono unite, riscoprendosi innanzitutto Fronte Unico e popolare, mettendo ognuno a disposizione ciò che la difesa collettiva richiede, lasciando alle spalle le microdivisioni (funzionali solo ai politicanti paesani per sedersi in poltrona e per poi rimangiare ogni promessa), solo grazie a questa maturità da parte di intere schiere di abitanti, si può oggi parlare di “vittoria popolare” dei territori casertani, e ce ne sono state tantissime.

Tranne una. Una sola lotta persa, ed è proprio quella contro la gemella sparanisana della Edison, la turbogas di Cosentino.

I blocchi di potere, e le pratiche già messe in atto da Edison nell’alto casertano, evocano una storia già vissuta nell’Agro Caleno, e crediamo che i saperi accumulati dalle lotte passate, vinte e perse, sono e devono essere patrimonio per tutti e tutte. Perchè nessuno ce le racconterà sui libri di storia, perchè ogni sapere collettivo, ogni strategia popolare, le azioni messe in campo, sono frutto della generosità di chi si è spogliato della cecità individualista e ha iniziato a ragionare su un piano collettivo, orizzontale: le mamme sono le mamme di tutti, i figli sono figli di tutti. Questi saperi, queste consapevolezze, sono state fondamentali per le vittorie riportate. In ogni lotta di autodifesa del territorio infatti le parti in campo sono sempre due, da un lato ci sono imprenditori selvaggi, politici arraffoni e i sempre-verdi personaggi appantanati nell’alveo grigio dei traditori in corso d’opera, dall’altra invece migliaia di abitanti determinati, liberi, arrabbiati, che nella lotta hanno finalmente ripreso le redini del proprio potere di scelta, che hanno ridato senso al concetto di “comunità”, sentendosene parte integrante e lavorando costantemente alla sua costruzione. Linguaggi e parole nuove come il termine “legittimità” (il diritto sacrosanto in capo alle comunità a poter decidere, secondo un più che spiccato buonsenso, e sicuramente migliore di chi agisce per soldi e profitto, della propria salute e dei propri territori) ha sostituito de facto nelle comunità in lotta il concetto di “legalità”, arma a doppio taglio che ha perpetrato soprusi, appunto legali, senza trovare freni nelle norme stesse, ma solo nella determinazione degli stessi abitanti in carne ed ossa.

Da Sparanise a Presenzano, stesso blocco di potere.

La General Construction (Attualmente “Geco” con amministratore delegato Alfonso Gallo, ex-braccio destro di Bassolino) che ha costruito la Turbogas di Sparanise sarà la stesa ditta che si occuperà della costruzione della gemella di Presenzano. Nel 2007 infatti la Turbogas di Cosentino, sponsorizzata da accordi bipartisan col Pd di Gallo, arrivò nell’Agro Caleno promettendo 700 posti di lavoro (oggi solo una decina), comprò le testate giornalistiche locali, e quindi l’informazione pubblica, creò grandi eventi in giacca e cravatta sponsorizzando la già forte squadra di pallavolo paesana, promise sconti su bollette e disse che la zona non avrebbe subito alcun danno.

Contemporaneamente a questa compra-vendita di consensi, il fronte popolare si ritrovò a fronteggiare blindati della polizia fuori i consigli comunali; ed all’interno dello stesso fronte la corruttibilità di alcuni esponenti politici spaccò la coesione facendoli prima aizzatori delle piazze e poi voltabandiera della peggior specie.

Risultato?

La battaglia fu persa, la centrale fu costruita e tante passerelle furono fatte al suo interno. Dopo poco si iniziò a parlare di innalzamento della temperatura in loco, sforamento limiti PM10 continuo e prolungato; casi plurimi di leucemia concentrati in tutte le abitazioni a ridosso dell’area, carenza idrica, e ci fermiamo qui… Questo intendeva l’asse pro-Turbogas a Sparanise quando promettevano il “volano di sviluppo”. I soldi elargiti ai vari gruppi di interesse paesani hanno rappresentato il prezzo dello stupro della nostra terra e del nostro DNA.

Ad ogni modo il dato che è sempre presente è il tentativo di raggiro che ciclicamente viene consumato nei confronti di migliaia di abitanti.

L’unica arma di difesa è creare uno zoccolo duro fatto da abitanti determinati, continuare a solcare i nostri percorsi dal basso e in autonomia, sulle tracce delle nostre nonne e di chi le ha precedute. No, la nostra terra non è più quella di un tempo, ma non permetteremo altri colpi mortali da parte soprattutto di chi governa i nostri territori.

Fortunatamente noi siamo le comunità che nel Dna, oltre le mutazioni genetiche tumorali, portiamo con noi un altro tipo di mutazione, forgiata nelle lotte e nell’indisponibilità territoriale, cresciuta tra i blocchi autostradali e i sabotaggi ai cantieri, sappiamo quanta forza si può scatenare dal basso se ci uniamo ai nostri stessi vicini di casa, difendendo i nostri paesi portone dopo portone.

Indietreggiare? giammai, al massimo solo per prendere la rincorsa.

Il 2020 sarà un anno importantissimo e cruciale per la provincia di Caserta, a partire dal 25 gennaio, data scelta dall’assemblea dell’Alto casertano contro Edison. Facciamo appello a tutti e tutte gli abitanti della provincia, ai/alle ribelli dei territori, per dare ciascun* il proprio contributo alla costruzione di una opposizione reale al cantiere Edison che aprirà (gira voce) ad Aprile.

Porteremo avanti, e le porteremo ovunque, le nostre battaglie: vogliamo la bonifica della ex-Pozzi, vogliamo sia riconosciuto ufficialmente il nesso tra inquinamento e malattie tumorali che ci portano via affetti di continuo, vogliamo che non ci sia più nessun progetto green, black o pink che arrivi a casa nostra, imposto con l’inganno e l’arroganza di chi non considera le nostre vite degne di essere vissute, e vissute bene. Degli impianti non sappiamo che farcene se non usarli come bersagli delle nostre pietre.

Chi decide? Ovviamente le comunità, ma per farlo c’è bisogno di camminare assieme, fianco a fianco, non sarà facile ma sarà fondamentale elaborare modi e forme per unire la rabbia e scaraventarla contro chi di questa terra ne sta facendo un esperimento di morte a cielo aperto.

Iniziamo dal 25 gennaio, tutti e tutte insieme conto Edison e per darle il benvenuto, intanto auguriamo a tutti e tutte che questo dicembre che ci accompagna al nuovo anno sia utile a rinsaldare i rapporti popolari nei paesi e alimentare focolai pronti ad esplodere nel prossimo anno.

LE COMPAGNE ED I COMPAGNI DI TEMPO ROSSO

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