Modena, 4 febbraio: dalla dignità al riscatto
Il cielo è grigio e l’aria sa di smog, pioviggina. Piazza Sant’Agostino si riempe lentamente dei lavoratori provenienti da varie città emiliane, lombarde e venete accorsi per dare una risposta al grave attacco politico contro le loro lotte degli ultimi anni, simboleggiato dall’arresto di Aldo Milani del Si Cobas la settimana scorsa. Un attacco della questura di Modena che, puntando a costruire un precedente, mette de facto sotto accusa la possibilità stessa di una vertenza – dipingendo come estorsione il contrapporsi di una forza sociale alla propria controparte.
La questura modenese tiene il punto e, dopo aver sgomberato con la celere un picchetto operaio venerdì, nega l’autorizzazione al corteo di sabato. Le centinaia di persone che si assembrano sono però una variabile che evidentemente sfugge ai piani polizieschi. Molti lavoratori sono forgiati da anni di dure lotte, spesso attaccate con cariche, spray urticanti, gas lacrimogeni, arresti. È un’operaietà multinazionale quella che riempie Sant’Agostino, giovane, determinata, felice di prendersi le strade con protagonismo, incazzata.
Facce di tutti i colori, mille accenti, ombrelli variegati e kway per proteggersi dall’acqua, bandiere rosse sventolano. Sono per lo più lavoratori del settore logistico, l’ambito strategico che muove gli ingranaggi dell’economia globale contemporanea, tartassati da anni di ipersfruttamento. Nel Si Cobas e nelle forme autorganizzate di scioperi e picchetti hanno da tempo alzato la testa e conquistato quel tema che nei primi anni (dal 2008, con una impennata dopo le insurrezioni arabe del 2011) ha caratterizzato il processo di lotta: la dignità. La giornata di sabato però, già dalle prime battute, faceva presagire qualcosa oltre.
L’attacco ad Aldo Milani ha fatto riecheggiare una volta di più lo slogan che deriva dagli Industrial Workers of the World di un secolo fa: “Se toccano uno toccano tutti”. Ma è stata anche una molla. Nel 2013 a Piacenza c’era stato un corteo per protestare contro il foglio di via di tre anni emesso contro il coordinatore del Si Cobas. Una manifestazione numerosa e importante, ma la tensione e il protagonismo soggettivo della piazza modenese mostrano un salto di qualità della composizione in lotta – importante risposta al salto di qualità repressivo tentato dalle controparti. I lavoratori oggi sono un corpo unico e consapevole. Si levano spesso le grida “Aldo libero!”, ma è una appartenenza collettiva organizzata quella che si esprime.
La celere blocca tutti gli accessi al centro con blindati alle spalle. La piazza ribolle sotto la pioggia e a tratti le mura dei palazzi storici della piazza paiono incapaci di contenerla. Il centro è da anni negato ai cortei a Modena, e anche oggi la polizia non vuole transigere. “Noi vogliamo i nostri diritti” scandisce la piazza. Il fronteggiamento dura un’ora.
Poi al grido di “Corteo corteo” il SI Cobas decide di muoversi evitando lo scontro frontale. Per una manifestazione normale si sarebbe sciolta la tensione e si sarebbe andati verso la conclusione della giornata, qui invece siamo all’inizio. Non appena il plotone di carabinieri svolta a destra, sul percorso che a grandi linea pareva delineato, la testa del corteo vede la strada libera e un tremito percorre dall’inizio alla fine i presenti.
All’inizio sembravano alcune centinaia. Poi, come sempre accade nei cortei della logistica, appena si parte – da non si sa dove – spuntano altre centinaia di persone, che ora compongono di un migliaio di persone il corteo. Il tremito si fa concitazione e si inizia a correre per la strada libera, beffando per la prima volta la questura, spiazzata.
Qualche cassonetto viene spostato in strada e due volanti allontanate. Le lotte organizzate usualmente come picchetti stabili ai cancelli si riscoprono selvagge nel prendersi le strade della città. È una corsa liberogena e travolgente. Di bocca in bocca corrono voci di obiettivi da raggiungere. Tra mete impossibili e marasma, dopo un po’ sulla sinistra ecco la stazione. C’è confusione ma anche una tranquilla determinazione di fondo.
Quando la polizia appare in lontananza la testa del corteo sta già arrivando sul primo binario. È una festa. Sull’adagio dell’ormai noto “Sciopero sciopero”, ritmato sui binari, per mezz’ora lo snodo ferroviario è bloccato.
I plotoni di celere ci mettono tempo a riorganizzarsi. Per i facchini invece bloccare la circolazione è pratica immediata e naturale, e si vede quando si decide di levare il blocco. Quella che sembra una massa caotica si ricompatta ed esce ordinatamente, proprio mentre la polizia prova a entrare in stazione passando per l’adiacente Mc Donald’s.
Un altro reparto si spinge invece all’ingresso della stazione, proprio mentre i manifestanti stanno uscendo, trovandosi così accerchiato:
La provocazione dell’intervento poliziesco non viene accettata dalla piazza, che al grido “Via la polizia” spinge la celere verso la stazione. Parte una carica e svariate manganellate in giro:
Ma invece che impaurire fanno aumentare la temperatura della piazza. Il corteo si ricompatta e si rimuove veloce:
Gioioso e determinato:
La giornata non è ancora finita. Anzi, qui inizia forse la parte più bella. Se la questura aveva deciso di vietare il centro, è proprio lì che i facchini vogliono arrivare. Iniziano a gridarlo in tanti: “Centro, centro”. La piazza si fa ingovernabile e veloce si dirige per le viuzze che puntano a piazza Grande, la piazza principale di Modena.
Le lotte della logistica sono sempre trasmesse in diretta su Facebook dai telefoni degli operai, e su molti profili, mentre si corre, inizia ad apparire la frase: “Stiamo conquistando il centro di Modena!”. Eccolo, il riscatto. La polizia rincorre il corteo e prova a bloccarlo su via Emilia, ma siamo già dove non si sarebbe dovuti arrivare, sulle vie dello shopping:
Davanti allo schieramento si alza lo slogan che dalla Val Susa è arrivato qui, passando per la battaglia bolognese della Granarolo di qualche anno fa: “Giù le mani dal facchino!”. Il blocco della celere è inutile. Il corteo cambia direzione e passa sotto al Duomo:
E alla fine con entusiasmo arriva a conquistare la piazza principale:
Negli ultimi mesi, in cui anche a Modena si è aperto un fronte di lotta radicale nel mondo del lavoro guidato dal Si Cobas, lo spettro delle controparti si è fatto affollato e coeso. Non solo i padroni, la questura usata come loro braccio armato, e il PD (e tutto l’arco dei partiti, nessuno escluso). Ma anche i sindacati confederali, il Comune e vari enti si sono espressi compatti contro le lotte, che stanno iniziando a squassare un mondo del lavoro schiavistico e gestito in maniera clientelare. Anche la stampa ha costantemente criminalizzato le lotte, ma anche la Gazzetta di Modena, in prima fila in questo sporco lavoro, il giorno dopo non può che annotare il “successo dei manifestanti”:
Ancora una volta, questo segmento di classe in lotta ormai da anni si conferma come uno dei terreni più importanti e maturi della lotta di classe in Italia, e forse la giornata di sabato ha prodotto anche un nuovo scarto soggettivo. Un frammento in grado di aprirsi a scenari più ampi.
Per un video riassuntivo della giornata:
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